CARBONI, Bartolomeo
Nacque a Reggio Emilia intorno al 1390 da Antonio, appartenente ad una famiglia di mercanti. Aveva ventidue anni ed era monaco professo nell'abbazia benedettina di S. Prospero a Reggio allorché, il 27 genn. 1412, Giovanni XXIII gli conferì la dignità di abate di S. Apollonio a Canossa, resasi vacante per la rinuncia del vescovo di Modena, Nicolò Boiardi, che la aveva in commenda. Il giorno successivo una bolla autorizzò il C. a prendere gli ordini sacri da un vescovo di sua scelta; il 21 marzo suo padre si impegnò a pagare per lui i servizi dovuti alla Camera apostolica e al Sacro Collegio. Ritroviamo il C. il 6 luglio 1423 al servizio di Martino V: nel frattempo aveva conseguito il titolo di dottore in diritto ed insegnava presso lo Studio romano. In quella data egli fu mandato in Lombardia per una missione non meglio precisata; comunque il salvacondotto che il C. allora ottenne è interessante perché prova la sopravvivenza dell'università di Roma prima della restaurazione operata da Eugenio IV. La cultura giuridica rendeva il C. assai adatto a ricoprire cariche dell'amministrazione pontificia, e il 2 agosto 1426 egli fu nominato rettore della Campagna. Il 29 ag. 1431 divenne governatore di Narni, Terni, Collescipoli. Stroncone, Orticoli, Calvi, Sangenuni, Lusignano e delle Terre Amolfe; nell'agosto dell'anno successivo il camerlengo Francesco Condulmer gli assegnò uno stipendio mensile di 70 fiorini d'oro di camera, ma già in ottobre il C. aveva un successore nella carica. Già il 19 ag. 1431 aveva scambiato la sua abbazia di S. Apollonio, per la quale pagava alla Camera apostolica 70 fiorini, con quella di S. Procolo a Bologna, che pagava 121 fiorini; infine, il 15 sett. 1434, fu nominato vescovo di Cavaillon. In tale sede restò cinque anni, ma sembra che si sia interessato assai poco dell'amministrazione della sua diocesi.
I salvacondotti che gli furono concessi testimoniano delle numerose missioni che furono affidate al C., ma in genere è impossibile conoscere quale fosse in realtà la loro natura. Comunque tali documenti permettono almeno di accertare la sua presenza costante presso Eugenio IV anche durante gli anni difficili che precedettero il concilio di Firenze. Nel 1436 il C. venne inviato presso Alfonso V di Aragona, per convincerlo delle buone intenzioni del pontefice riguardo ad una eventuale investitura del Regno di Napoli in suo favore. Il 10 febbr. 1438 fu incaricato genericamente di raccogliere fondi per sostenere le spese necessarie per accogliere i greci, coi quali allora si progettava l'unione; poi, come dimostra una bolla del 24 febbraio, il C. andò ad Avignone per una missione affidatagli dalla S. Sede.
In questa data i greci erano attesi a Ferrara, e l'autorità di Eugenio IV usciva rafforzata da questo esplicito riconoscimento del suo primato sul concilio riunito a Basilea. Anche le istruzioni date al C. risentono di questa autorità ritrovata: egli era autorizzato a trattare con tutti, re, baroni, città ecc.; a chiamare a raccolta, armare e sollevare nell'interesse della S. Sede chiunque giudicasse adatto contro coloro che non riconoscessero l'autorità pontificia; infine a colpire d'interdetto, a lanciare scomuniche o, viceversa, a perdonare i ribelli.
Nel 1439 il C. è di nuovo a Firenze, dove Eugenio IV aveva portato il concilio: il 26 aprile egli assistette alla cerimonia della consacrazione del vescovo eletto di San Leone, e il 6 luglio firmò la bolla d'unione con la Chiesa greca. Alla fine dell'anno, il 25 settembre, fu trasferito al vescovato di Capaccio, ma non per questo cessò di avere la sua residenza presso Eugenio IV, come è attestato da un salvacondotto del 25 ottobre.
Il C. morì prima del 15 febbr. 1441, data in cui fu nominato il suo successore.
Bibl.: A. Mercati, Un docum. del 1423 sull'Univers. romana, in Arch. della Soc. romana di storia patria, XLIV (1921), pp. 80-86.