CAPRANICA, Bartolomeo
Nacque a Roma nei primi anni del sec. XVI da Camillo di Bartolomeo e da Faustina della Valle, secondo di dodici figli. Il padre, che aveva avuto come tutore il card. Pietro Isvaglies e che in seguito (nel 1536 e 1541) ricoprì la carica di conservatore di Roma, avviò il C. alla carriera ecclesiastica. Ordinato sacerdote, divenne il 12 febbr. 1526 canonico della basilica di S. Pietro e l'anno successivo fu ordinato da Clemente VII abbreviatore della Curia (cfr. Arch. Segr. Vat., Reg. Lat. 1500, ff. 10-11); risulta ancora in possesso di tale carica nel 1533 (Ibid., Arm. XXIX, 82, f. 120). Il 9 apr. 1549 Paolo III lo elesse vescovo di Carinola, nella Terra di Lavoro, e l'8 luglio gli concesse la facoltà di prendere possesso della diocesi litteris non expeditis (Arch. Segr. Vat., Br. Min., lib. 46, f. 389).
All'ufficio pastorale si aggiunse il 28 nov. 1549 quello di collettore generale delle decime del Regno di Napoli. A tale incarico in quegli anni veniva spesso associato il titolo di nunzio, che non figura tuttavia in alcuno dei documenti riguardanti il C.: era, infatti, prassi normale della Curia romana in quel periodo inviare in missione straordinaria un altro prelato per trattare le questioni di maggior importanza con il viceré spagnolo. Confermato da Giulio III il 15 marzo 1550, il C. svolse quindi un'attività esclusivamente fiscale, spinto tanto dallo zelo di servire fedelmente la Curia quanto, anzi soprattutto, dal desiderio d'arricchire il proprio patrimonio. Della rapacità del C., al quale come collettore spettava come d'uso l'8% delle somme introitate, sono testimonianza sia le lamentele del vescovo di Nocera, Paolo Giovio, che nel chiedere (23 luglio 1550) l'esenzione dal pagamento delle decime per la sua diocesi, denunciava argutamente "il periculo nel quale stanno le anime di Nocera d'andare in bocca di Lucifero, in vigor del fulminante vescovo di Carinola, collettore delle benedette decime, le quali a questa volta sono per portar via il campanile con le campane"; sia la frequente rivendicazione di crediti con la Camera apostolica e con i subcollettori (cfr. Archivio Segreto Vaticano Arm. XXIX, Divers. Camer., vol. 162, ff. 166v-167v: gli è riconosciuto un credito di 6.500 scudi; e Arm. XXX, Divers. Camer., vol. 178, f 141: alcune pendenze si trascinano fino al 5 apr. 1555). Sostituito da Fabio Cupellato il 15 maggio 1551 nelle funzioni di collettore generale, il C., sempre in cerca di nuovi lucrosi uffici, fu creato da Giulio III nel 1552 governatore di Fano e quindi abate commendatario di S. Celso a Milano (Arch. Segr. Vat., Reg. Lat. 1825, f. 36). In questi anni non sembra che il C. si sia molto preoccupato della sua diocesi, in cui risiedeva assai di rado, distratto dall'amministrazione del patrimonio familiare di cui era erede assieme al fratello Angelo. Il 24 ag. 1561 egli riuscì a far nominare il figlio di quest'ultimo, Paolo, destinato a una brillante carriera ecclesiastica, suo coadiutore nel canonicato, di S. Pietro. In seguito il C. partecipò all'ultima fase dei lavori del concilio di Trento ove giunse il 7 marzo 1562 (cfr. Arch. Segr. Vat., Arm. LXIII, 84, f. 51), ma non vi effettuò alcun intervento di rilievo. Negli ultimi anni, nel rigoroso clima riformistico creato da Pio V per l'attuazione delle disposizioni conciliari, il C. fu costretto ad una più assidua presenza a Carinola. Il 27 marzo 1571 dal fratello Angelo ebbe in donazione il castello di Capranica Prenestina, acquistato da Domenico de' Massimi il 9 luglio 1568. Il C. morì a Carinola nell'estate 1572, prima del 2agosto, data di nomina del suo successore.
Degli altri fratelli del C., Domenico risulta maresciallo del popolo romano nel 1522 e caporione di Parione nel 1573; nulla si sa di Andrea; delle sorelle, Lavinia si fece monaca nel 1533, mentre le altre con matrimoni ragguardevoli imparentarono la famiglia con la migliore nobiltà romana (Girolarna sposò Giuliano Mancini, Laura prima Antonio Teoli, poi Innocenzo Del Bufalo; Giulia prima Domenico Cecchini poi Alessandro Crescenzi; Costanza fu moglie di Pompilio Santacroce; Ersilia andò sposa a Girolamo Altieri; Lucrezia a Ludovico Mattei; Porzia, infine, fu maritata a Vincenzo Leni).
Fonti e Bibl.: Arch. Segr. Vat., Arm. XXIX, Div. Cam., 159, ff. 25, 169; Arm. XXX, 163, f. 157; 169, f. 155; 175, f 83; 191, f. 95; Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 6182, f 337 (una lettera del C. al cardinal Sirleto del 12 apr. 1565); Ibid., Vat. lat. 7971: Geneal. della famiglia Capranica, ff. 19 n. 56, 49, 53; P. Giovio, Opera…, II, Epistul. pars altera, a cura di G. G. Ferrero, Roma 1958, p. 165; F. Ughelli-N. Coleti, Italiasacra…, VI, Venetiis 1720, col. 471; P. S. Pallavicino, Istoria del concilio di Trento…, a cura di F. A. Zaccaria, VI, Faenza 1797, p. 44; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia…, XXI, Venezia 1866, p. 233; H. Biaudet, Les nonciaturesapostol. permanentes jusqu'en 1648, Helsinki 1910 p. 97; J. Susta, Die Römische Kurie und dasKonzil von Trient unter Pius IV., III, Wien 1911, p. 193; P. Villani, Origine e carattere della nunziatura di Napoli (1523-1569), in Ann. dell'Ist. stor. ital. per l'età moderna e contemp., IX-X (1957-58), Roma 1958, p. 313; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica…, III, Monasterii 1923, p. 147.