CAPASSO, Bartolomeo
Nacque in Napoli da più che agiata famiglia borghese il 22 febbraio 1815 e si spense ivi il 3 marzo 1900. Alieno dalla politica, temperato e modesto nella vita privata, dedicò tutta la sua lunga, tranquilla vita agli studî. Li iniziò nel seminario di Napoli, li compì in quello di Sorrento; e, formatasi una solida cultura classica e giuridica, continuò a studiare fin quasi alla morte, nonostante il mal d'occhi che, non ancora quarantenne, prese a tormentarlo. Ne intuì per tempo il valore Carlo Troya, quando nel 1844 fondò una Società storica napoletana; e al C., di ventinove anni, non rivelatosi ancora per alcuna pubblicazione, affidò la ricerca e la raccolta dei documenti di Alfonso il Magnanimo con facoltà di scegliersi i collaboratori.
Oggetto prediletto dei suoi studî fu Napoli, alla cui storia egli dedicò la massima parte dei suoi lavori. Segnaleremo di essi qui solo i più notevoli. Ma anzitutto va rilevato che se il C. non fu insegnante, né pubblico né privato - non ne aveva le attitudini e tanto meno il bisogno - quanti giovani serî si diedero in Napoli, dal 1870 incirca in poi, agli studî storici vollero ed ebbero lui per maestro. Magistero che gli derivò dal metodo scientifico nell'euristica e nella critica delle fonti, da lui introdotto - forse più propriamente si direbbe creato - nel Mezzogiorno d'Italia, quando a Napoli non venivano i Monumenta Germaniae, né l'Archivio del Pertz, e il C. non ne aveva che una notizia molto indiretta. Nel medesimo anno 1855 in cui con lo studio Sull'antico sito di Napoli e Palepoli - Dubbii e conghietture, espose l'ipotesi rimasta la più plausibile sull'arduo problema, pubblicò anche La Cronaca Napoletana di Ubaldo edita dal Pratilli nel 1751 ora stampata nuovamente e dimostrata una impostura del secolo scorso: e la dimostrazione che fosse tale era condotta con tal rigore di metodo e compiutezza ed esattezza d'analisi da nulla invidiare alla quasi contemporanea dissertazione del Pertz e del Köpke circa la produzione pratilliana.
Già allora egli annunziava la pubblicazione delle Leggi promulgate dai re Normanni nelle Due Sicilie e una Cronaca dei duchi e principi di Benevento, Salerno e Capua e dei duchi di Napoli. Prevenuto per la prima, solo in parte e imperfettamente, dal Merkel, nel 1862 tornò ad annunziare che avrebbe pubblicato Le leggi dei re Normanni illustrate con documenti e memorie del tempo e col confronto del dritto romano e canonico è dei codici barbarici. Il materiale raccolto per così importante opera rimase allo stato grezzo e inedito; ma un saggio ne venne fuori nel 1867 col titolo Novella di Ruggiero re di Sicilia e di Puglia promulgata in greco nel 1150, con la traduzione latina. Seguì l'anno dopo lo studio Sul catalogo dei feudi e dei feudatarii delle provincie napoletane sotto la denominazione normanna, che egli ridusse a miglior lezione, e del quale stabilì l'età, la natura e l'importanza nella storia del diritto pubblico. Al periodo posteriore, nello stesso campo, scese poi nel 1869, con la memoria Sulla storia esterna delle Costituzioni del regno di Sicilia promulgate da Federico II.
Quanto all'altra pubblicazione, annunziata fin dal 1855, della Cronaca, la ricerca gli si venne talmente allargando via via su tutte le altre molteplici fonti del lungo periodo del ducato napoletano, che solo nel 1881 vide la luce il tomo I dei Monumenta ad Neapolitani Dicatus historiam pertinentia, seguito nel 1885 dalla 1ª parte del tomo II e nel 1892 dalla parte 2ª: opera veramente monumentale. Similmente il suo intervento nel 1871 nella questione spinelliana - sull'autenticità cioè o meno della cronaca di Matteo da Giovinazzo - con la memoria Sui Diurnali di M. da G., anteriormente al ritorno che vi fece nel 1895 con l'altro scritto Ancora i Diurnali di M. da G., lo condusse al controllo della cronaca apocrifa con tante altre fonti da produrre l'eccellente Historia diplomatica Regni Siciliae inde ab anno 1250 ad annum 1266 (1874). Sono questi i migliori saggi di euristica e critica di gran lunga superiori all'opera ricostruttiva ed espositiva, che ebbe, più che altro, carattere episodico, aneddotico, regionale e locale. La sua forma mentis gl'impedì di porre la storia della sua città, del paese suo in continua relazione con la storia generale.
Ricordiamo ancora alcuni lavori di somma utilità per gli studiosi: il Catalogo ragionato dei libri, registri e scritture esistenti nella sezione antica o prima serie dell'Archivio municipale di Napoli (1387-1806), parte 1ª, 1876; parte 2ª, 1899; Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568 al 1500, 1876-77 (meglio nella ristampa postuma curata dal Mastroianni, 1902); l'Inventario cronologico sistematico dei Registri Angioini conservati nell'Archivio di stato di Napoli, 1894. Delle opere che lasciò inedite una particolare menzione merita la Napoli greco-romana, che, rielaborata poi dal Da Petra, fu edita dalla Società napoletana di storia patria nel 1905.
Bibl.: L'elenco completo degli scritti (102) del C. in Napoli Nobilissima, 1900. Ivi pure lo studio di Di Giacomo, Schipa, De la Ville, Faraglia, Croce, Ceci, Bartolomeo Capasso.