BONO (Bon, Buon), Bartolomeo
Figlio di Giovanni, nacque a Venezia sulla fine del sec. XIV, e la sua attività di scultore e architetto è discretamente documentata. Negli anni 1422-30 appare a fianco del padre, di cui fu certo scolaro e aiuto, per i lavori di costruzione della Ca' d'Oro diretti per gran parte da Matteo Raverti milanese (Cecchetti, 1886). Successivamente è impegnato nei lavori di costruzione e completamento della facciata del palazzo ducale verso la piazzetta, che si concludono con l'andito di ingresso, chiamato anche arco Foscari, e la porta della Carta. Esiste per quest'ultimo lavoro il contratto, presso l'ufficio dei Provveditori del sale (Gualandi; Lorenzi; Paoletti, 1893, p. 37), dove il nome di Bartolomeo affianca quello del padre: la costruzione si protrae per lungo tempo e termina dopo la morte di Giovanni, cosicché sull'architrave figura soltanto il nome di Bartolomeo.
Il B. risulta iscritto alla Scuola vecchia della Misericordia, per la quale già lavorava nel 1424 e alla quale nel 1458 donava danaro per il nuovo soffitto (Paoletti, 1893, pp. 21, 55); era suo il portale ora smembrato (sono perdute le tre statue di sante - Cristina,Dorotea e Callista - ricordate da E. Paoletti, 1840, mentre la grande lunetta è oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra). Fra il 1443 e il 1449 lavora per la Scuola grande della Carità al completamento delle absidi e del coro (Paoletti, 1893, p. 56); nel 1445-46 costruisce la tomba di Bartolomeo Morosini a S. Gregorio (perduta: cfr. Cecchetti, 1886, pp. 479 s.). L'11 giugno 1448 Bartolomeo della Cisterna propone di affidargli l'esecuzione della Madonna per la Loggia municipale di Udine (Joppi, 1877); nel 1453 il B. è chiamato a Padova come perito, accanto a maestro Pantaleone (a torto ritenuto suo parente) ed a Michele Bono (detto Giambono) per valutare il monumento al Gattamelata di Donatello (Milanesi). In questi anni Bartolomeo assunse anche vari lavori di carattere prevalentemente architettonico, come il progetto e le fondamenta (1457) del palazzo per Marco Cornaro, che non fu mai completato (e anzi il B. stesso ne fece la stima al momento dell'acquisto da parte di Francesco Sforza; da cui il nome di Ca' del Duca: cfr. Beltrami); e ancora si impegnò al completamento dell'arco Foscari - lasciato però nel 1463 - cui attendeva col maestro Pantaleone già citato (Paoletti, 1893, pp. 40 s.). Recentemente (Gallo, 1961-1962) è stato identificato con il B. il "Magistro Bartholomeo" cui erano affidati il portale della chiesa di SS. Giovanni e Paolo (1458-59; ma vedi anche Zava Boccazzi) e quello della Madonna dell'Orto (1460; doc. in Gallo, 1961-62, p. 203).
L'8 ag. 1464 il B. dettava il suo testamento, e il 28 apr. 1467 la moglie Maria risulta vedova; morì quindi fra queste due date (Paoletti, p. 41).
Non sono molte le opere assolutamente sicure del B., specie come scultore, mentre la critica passata ebbe ad attribuirgli una troppo abbondante e disparata congerie di opere. Una delle più attendibili e ad un tempo notevoli è la vera da pozzo della Ca' d'Oro eseguita nell'ambito dei lavori sopra ricordati, forse attorno al 1427(Fogolari, 1932, pp. 43 s.), capolavoro della plastica gotica veneziana con evidenti ricordi toscano-pisani, specie nelle belle teste che sporgono agli angoli: prototipo, o comunque esemplare tipico da porsi accanto ad altri usciti dalla bottega del maestro, come quello oggi a Londra al Victoria and Albert Museum (Pope Hennessy, n. 370), la vera del Museo Correr, quelle pubblicate dal Planiscig (1921)in palazzo Morosini ed a Berlino, gli esemplari del Museo d'Arte di Budapest, ecc. Affinità toscane, che il B. scultore assimilò dalla vicinanza di maestri già attivi a Venezia, in palazzo ducale e altrove, si notano anche nel paliotto dell'altare dei Mascoli a San Marco, eseguito attorno al 1430sotto la direzione e con l'intervento di Giovanni. Interamente sua è invece, nella ieratica austerità e nell'inconfondibile horror vacui, la già citata lunetta del portale della Scuola vecchia di S. Maria della Misericordia, passata alla fine del secolo scorso nel Victoria and Albert Museum di Londra (Pope Hennessy, n. 369), che viene ricordata da tutte le fonti. Così pure la Madonna di Udine in cui i modi del B., ultimo scultore gotico-veneziano, ci appaiono ancora più evidenti. Non siamo invece d'accordo sulla più recente attribuzione del S. Cristoforo della Madonna dell'Orto (Gallo, 1961-62), che vediamo ancora come prodotto tipicamente lombardo-ravertiano. Allo stesso modo sono ormai da scartarsi molte altre citazioni al nome dell'artista, decisamente superate dalla critica moderna; concordiamo invece sull'assegnazione della targa Dandolo a Udine (Gallo, 1928).L'attività prevalente del maestro doveva essere quella di costruttore-imprenditore, e ciò spiega le disparità di linguaggio nella sua lunga carriera, dove ebbe certamente aiuti di varia educazione e provenienza. Come architetto egli sarebbe intervenuto anche, secondo il Gallo (1961-62), alla costruzione della porta dell'Arsenale, considerato il primo monumento veneziano rinascimentale; ma l'ipotesi non appare persuasiva, né è suffragata da documenti.È infine da ricordare che, data la presenza a Venezia, tra il XV e il XVI sec., di più di uno scultore o architetto omonimo, si è creata qualche confusione anche anacronistica attorno alla persona e all'opera del B., coinvolgendo anche, tra l'altro, il Bartolomeo Bergamasco (figlio di Francesco).
Fonti e Bibl.: F. Sansovino, Venetia città nobilissima..., Venetia 1581, cc. 59, 102; [M. Gualandi], Memorie originali ital. risguardanti le Belle Arti, VI, Bologna 1845, pp. 105-108; C. Milanesi, Della statua equestre di Erasmo da Narni..., in Arch. stor. ital., n.s., II (1855), 1, pp. 55-62; G. Lorenzi, Documenti per servire alla storia diPal. Ducale, Venezia 1868, pp. 68 s. (doc. 159), 70 (doc. 162); V. Joppi-G. Occioni Bonaffons, Cennistorici sulla Loggia Comunale di Udine, Udine 1877, pp. 57 s.; B. Cecchetti, La facciata dellaCa' d'Oro..., in Archivio veneto, XXXI (1886), pp. 201-204; Id., Dove si trovi un'arca scolpitada B. Buon,ibid., pp. 479 s.; P. Paoletti, L'architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, I-II, Venezia 1893, pp. 21, 37-44, 52-56, 140; L. Beltrami, La Ca' del Duca sul CanalGrande, Milano 1900, pp. 22 s., 31, 56-58; E. Paoletti, Il fiore di Venezia..., III, Venezia 1840, p. 19; G. Correr-F. Zanotto, Venezia e le sueLagune, Venezia 1847, II, 2, pp. 287-288; P. Selvatico, Sulla architettura e sulla scultura in Venezia, Venezia 1847, p. 134; A. Venturi, Storiadell'arte ital., VI, Milano 1908, pp. 19, 313, 985-997, 1016, 1058; L. Planiscig, VenezianischeBildhauer der Renaissance, Wien 1921, pp. 3 s.; G. Fogolari, La Chiesa di S. Maria della Carità, in Arch. veneto-tridentino, V (1924), pp. 68 ss.; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VIII, 2, Milano 1924, pp. 297-305; A. Foratti, La Loggia del Comune di Udine, in Boll.d'arte, III (1923-24), pp. 296 s.; R. Longhi, Lettera pittorica a G.Fiocco, in Vita artistica, I (1926), pp. 127 s.; G. Fiocco, ILamberti a Venezia. Imitatori e seguaci, in Dedalo, VIII (1927), p. 432; Id., L'arte diAndrea Mantegna, Bologna 1927, pp. 20 s.; R. Gallo, L'arma di Marco Dandolo sulla porta diBorgo Poscolle a Udine, in Rivista di Venezia, VII (1928), pp. 15 ss.; L. Planiscig, Die Bildhauer Venedigs in der ersten Hälfte des Quattrocento, in Jahrbuch der kunsthist. Sammlungen inWien, IV (1930), p. 105 (v. la recensione di G. Fiocco, in Rivista d'arte, XIII 1193-11, pp. 267-274); G. Fogolari, Ancora di B. Bon, in L'Arte, XXXV (1932), pp. 27-45; R. Gallo, Il portico della Carta del Pal. Ducale, in Riv. diVenezia, XII (1933), p. 287; G. Mariacher, Dialcune sculture della Madonna dell'Orto, in Ateneoveneto, CXXXI(1940), p. 156; Id., Aggiuntaa Matteo Raverti, in Rivista d'arte, XXII (1940), pp. 101-107; R. Gallo, L'architettura di transizione dal gotico al rinascimento e B. Bon, in Attidell'Istituto Veneto di scienze,lettere e arti, CXX (1961-1962), pp. 187-204; J. Pope Hennessy, Catalogue of Italian Sculpture in the Victoria andAlbert Museum, London 1964, 1, pp. 342-345, nn. 369-370; F. Zava Boccazzi, La basilica deiSanti Giov. e Paolo in Venezia, Venezia 1965, ad Indicem; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 315 s.