BONELLO, Bartolomeo
Appartenente alla nota famiglia barlettana Bonello e forse fratello del famoso giurista e professore di diritto civile all'università di Napoli Andrea Bonello, il B. esercitò l'ufficio di giudice reale a Barletta già al tempo degli ultimi Hohenstaufen, come risulta da un atto di donazione del 10 marzo 1264. Sembra però che in seguito alla conquista angioina venisse per un certo tempo sospeso dalle sue funzioni, finché, il 19 marzo 1267, Carlo I d'Angiò lo nominò assessore e giudice del giustiziere di Terra di Lavoro e della contea di Molise e poco tempo dopo, a quel che pare nell'anno 1269, lo chiamò a far parte della suprerna Corte di giustizia del Regno di Sicilia.
Come giudice della Magna Curia il B., insieme con Andrea Bonello, nel 1270 fu incaricato di un'inchiesta sull'illegittima appropriazione di beni demaniali da parte di privati con lo scopo di recuperare più beni possibili per la curia reale. Doveva svolgere una simile inchiesta anche l'anno seguente, quando il sovrano gli ordinò di determinare i confini di Guarignone e di Gravina. Sempre nel 1271 il B., insieme con altri, si prestò come garante per Filippo di Santacroce, incaricato dal re di preparare la flotta per il passaggio delle truppe angioine in Oriente, ma tale garanzia gli doveva costare cara: il Santacroce non riuscì a rispettare i termini e il re, il 22 ag. 1271, ordinò al giustiziere di Terra di Bari di riscuotere dai garanti la somma di 4.000 once a titolo di indennità per la camera reale.
Il B. risulta giudice della Magna Curia ancora nel 1272, ma in seguito mancano sue notizie fino al 1278. Nell'agosto di quell'anno Carlo I lo mandò, insieme con il suo cappellano Guglielmo Le Noir di Parigi e con un vescovo non identificato, ad Acri, con l'incarico di entrare in rapporti con il khān di Persia, Abaga, per conquistare la sua alleanza contro i nemici comuni, gli Arabi; come segno dell'amicizia gli ambasciatori angioini dovevano mandare da Acri al khăn un falcone bianco. Mancano purtroppo notizie sull'ulteriore sviluppo di questa missione; sappiamo solo che già nel maggio del 1279 il B. e gli altri tornarono nel Regno.
Dopo questa sua prima e ultima ambasceria di cui abbiamo notizia il B. non pare abbia più coperto cariche di rilievo. Con tutta probabilità si ritirò allora nella sua città natale, dove continuò a esercitare le funzioni di giudice e, a quel che pare, varie volte anche quelle di doganiere.
Ricordato ancora nel 1297, morì con molta probabilità poco dopo, in ogni caso prima del 1313.
Fonti e Bibl.: Codice diplomatico barese, II, a cura di G. B. Nitto de Rossi e F. Nitti di Vito, Bari 1899, p. 213; X, a cura di R. Filangieri di Candida, ibid. 1928, pp. 172, 280; Codice diplomatico barlettano, a cura di S. Santeramo, I, Barletta 1924, pp. 96, 206; II, ibid. 1931, pp. 66, 84; I registri della cancelleriaangioina, a cura di R. Filangieri, I, Napoli 1950, p. 76; IV-VIII, ibid. 1952-1957; XVIII, ibid. 1964; XX, ibid. 1966, ad Indices; F. Carabellese, Carlo d'Angiò nei rapportipolitici e commercialicon Venezia e l'Oriente, Bari 1911, p. 22; G. M. Monti, Da CarloI a Roberto d'Angiò, Trani 1936, p. 25.