BOLOGNINI, Bartolomeo
Nato a Bologna verso la metà del sec. XIV da Bolognino detto "della Seta" e dalla lucchese Iacopa di Coluccio Migliorati, il B. fu uno dei principali produttori e mercanti di seta del suo tempo.
Il padre, come risulta da un testamento rogato nell'anno 1369, gli aveva lasciato due filatoi situati nella parrocchia di S. Biagio, ma le sue ricchezze dovettero in seguito aumentare di molto, dato che negli estimi cittadini del 1392 egli fu quotato per un'imposta complessiva di 124 lire annue e nel 1399 poté comprarsi nel territorio di Castelpoggio, nel contado fiorentino, una fattoria con stalle, case coloniche e persino una fortezza. Ma la conferma della ricchezza del B. è data anche dal prestito forzoso di ben 20 mila ducati cui lo costrinse nel 1403 Facino Cane con il pretesto di dover pagare i soldati; dalla sua proposta di accollarsi direttamente la spesa di dodici uomini armati per tutto il tempo della lotta contro Alberico da Barbiano che infestava il contado bolognese e, infine, dalla magnifica cappella che si fece costruire nella basilica di S. Petronio.
Il B. si distinse non solo come abile, attivo e assai ricco mercante, ma anche per gli onorevoli uffici che sostenne. Già nel 1389 venne trattato con molta deferenza in una lettera inviatagli dal segretario del Comune bolognese Pellegrino Zambeccari. Nel 1398 ottenne il delicato ma fruttuosissimo incarico di sovrastante alla zecca e per quattro volte figurò tra i procuratori od officiali soprastanti alla fabbrica di S. Petronio, tra il 1398 e il 1406. Fautore di Giovanni Bentivoglio, il 14 marzo 1401 ottenne da quello il titolo di cavaliere per averne facilitato il ritorno in città. Dopo la battaglia di Casalecchio (1402), che segnò la caduta della signoria del Bentivoglio, fu tra i gentiluomini inviati dal Comune bolognese a Milano per ottenere dal duca Gian Galeazzo onorevoli capitoli per la città. Egli si batté anche perché al Visconti non fosse concesso di ricostruire la rocca di porta Galliera.
Nel 1403, essendo Bologna assediata dalle truppe del legato pontificio, Baldassarre Cossa, al B. fu affidata dal marchese Malaspina, governatore visconteo, la guardia della città. Sulla fine dello stesso anno, ritornata la città sotto il dominio della Chiesa, il B. si segnalò al servizio di Baldassarre Cossa con varie missioni, tra cui quella di accompagnare Gabbione Gozzadini sotto le mura di Cento per convincere il padre Nanne ad arrendersi alle truppe del legato. Sempre dal cardinale fu inviato il 26 ag. 1405 a Roma, assieme a Guido Pepoli e a Giovanni Canetoli legum doctor, con l'incarico di convincere Innocenzo VII a trasferirsi a Bologna per meglio seguire lo sforzo militare delle truppe pontificie nelle terre di Romagna. Nel 1408 il cardinale Cossa, con il quale il B. pare essere stato anche in stretti rapporti d'affari (e che è raffigurato nella lunetta sotto il finestrone della cappella Bolognini), lo assunse nella ristrettissima cerchia dei suoi consiglieri personali. In occasione del conclave tenutosi in Bologna per dare un successore ad Alessandro V, morto il 3 maggio 1410, il B. ospitò, nel suo palazzo di strada S. Stefano, il nipote del re di Francia, Luigi II d'Angiò, creato dal nuovo papa, Giovanni XXIII, re di Napoli in contrapposizione a Ladislao di Durazzo. Il re angioino ricambiò l'ospitalità del B., e molto probabilmente certi suoi prestiti, nominandolo cavaliere e concedendogli di porre sul suo stemma uno stambecco azzurro rampante, il lambello coi gigli di Francia.
Il B. morì il 2 luglio 1411.
Sulla pietra tombale posta nella cappella già ricordata, illustrata da Iacopo di Paolo o Giovanni da Modena con magnifici affreschi, secondo la precisa disposizione del B., è riportata, oltre alla sua effigie solo un'iscrizione relativa al completamento del sepolcro avvenuto una decina d'anni prima della sua morte, cioè nel maggio del 1400. Nel testamento, rogato il 10 febbr. 1408, il B. dispose che una parte delle sue sostanze fosse devoluta all'ulteriore abbellimento e alla conservazione della cappella.
Il B. ebbe due mogli: la prima fu Cecilia Arrighi di cui possediamo il testamento in data 17 ag. 1398, la seconda la pistoiese Billa di Francesco Brazzolini, vedova di Girolamo Arrighi, sposata il 16 maggio 1403, che gli portò in dote oltre 600 ducati d'oro.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Estimi 1392, lib. 27; Ibid., Liber Provisionum, a. 1341, f. 88; Ibid., Alberi Genealogici (ms. di G. B. Guidicini), c. 26; Bologna, Archivio di S. Petronio, Liber B,1397-1406, cc. 8r, 16r, 36r, 37v; Pietro di Mattiolo, Cronaca bolognese, a cura di C. Ricci, Bologna 1885, pp. 4, 92; M. de Griffonibus, Memoriale historicumde rebusBononiensium, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XVIII, 2, a cura di L. Frati e A. Sorbelli, pp. 90, 95, 96, 98; Corpus ChronicorumBononiensium,ibid., XVIII, 1, a cura di A. Sorbelli, vol. III, pp. 471 s., 498, 508, 511; Hyeronimus de Bursellis, Cronica gestarumac factorummemorabilium civitatisBononie,ibid., XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, pp. 68, 70; Epistolario di PellegrinoZambeccari, a cura di L. Frati, Roma 1929, p. 26; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, pp. 536, 543, 553, 583; A. Macchiavelli, Lettera intorno alla nobil ProsapiaBolognini di Bologna, Bologna 1737, pp. 12, 14, 15; P. S. Dolfi, Cronologia di famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 188; G. Gozzadini, N. Gozzadini e B. Cossa, Bologna 1880, p. 288; L. Frati, Lacappella Bolognini nella basilica di S. Petronio a Bologna, in L'Arte, XIII (1910), n. 3, pp. 214-216; F. Filippini, Gli affreschi della cappella Bolognini in S. Petronio, in Boll. d'Arte, X (1916), pp. 193-214; G. Zucchini, Due opere d'arte dellacappella Bolognini-Amoriniin S. Petronio di Bologna, ibid., XIII (1919), pp. 133-138.