BIZIO, Bartolomeo
Nacque a Costozza di Longare, presso Vicenza, il 30 ott. 1791. Avviatosi allo studio della chimica, nel 1809 passò a Padova presso la farmacia Zanichelli, per poter approfondire lo studio in una sede universitaria. Sofferente agli occhi a causa dell'eccessiva applicazione, s'iscrisse dopo la guarigione al liceo, e divenne assistente dell'insegnante di fisica, l'abate Cicuto. Iscrittosi nel 1819 all'università, nel 1820 conseguì il diploma di farmacista; nello stesso anno divenne proprietario della farmacia dedicata ai ss. Gervasio e Protasio, dedicandosi, però, sempre a problemi di chimica fisica e di fisica. Prima ancora di diplomarsi, aveva studiato alcuni fenomeni dovuti alla tensione superficiale e, avendone data un'interpretazione diversa da quella sostenuta dal fisico A. Bellani, presentò a questo una sua memoria sull'argomento, memoria che, con l'approvazione del Bellani, fu pubblicata nel Giornale di fisica,chimica... di Pavia. Pubblicò poi diversi studi di fisica e di chimica fisica, che successivamente rielaborò e raccolse nei due volumi dedicati alla Dinamica chimica (1850-53).
È questa l'opera teorica di maggior impegno del B., alla quale egli lavorò per molti anni e che lasciò incompiuta. In essa il B., dopo aver confutato le varie teorie allora esistenti sulle combinazioni chimiche (fra le quali alcune in seguito trionfalmente affermatesi, come la teoria elettrochimica e la legge delle masse), espose il suo "principio dinamico". Secondo il B., in prossimità della superficie dei solidi, e in particolare vicino a spigoli, punte, scabrosità, dove cioè si ha un maggior sviluppo superficiale, le molecole "entrano in stato ripulsivo", vale a dire vibrano maggiormente; essendo elastiche, esse si schiacciano in seguito agli urti e di conseguenza icentri attrattivi di molecole diverse vengono ad avvicinarsi; ne segue la combinazione chimica. Qualsiasi causa che faccia diminuire la coesione intermolecolare (dissoluzione, riscaldamento, agitazione) fa aumentare i moti vibratori e quindi la reattività. La forza repulsiva insita nelle molecole spiega, sempre secondo il B., anche altri fenomeni, come l'espansione dei gas e dei soluti nelle soluzioni, l'evaporazione, la combustione, l'assorbimento. Anche il fenomeno della catalisi, mostrato da alcuni metalli, si spiega con la forte vibrazione superficiale dei metalli finemente suddivisi, le cui molecole spingono quelle dei reagenti, facendole incontrare; la decomposizione del clorato di potassio viene catalizzata dal biossido di manganese e non, per es., dal biossido di silicio perché il primo ha "una gagliardia vibrante superiore". In effetti quest'ultima spiegazione, come altre simili, mostra quanto poco scientifiche fossero, a volte, le fondamenta della teoria del "principio dinamico". Il B. troppo spesso si lascia andare a ragionamenti capziosi o ad affermazioni gratuite, facendosi trascinare dall'entusiasmo per la sua teoria, alla quale più volte preconizza, con enfatiche parole, un'immancabile affermazione presso i posteri. In verità i tempi non erano ancora maturi per la piena comprensione dei fenomeni chimici e ciò può giustificare notevolmente gli errori e le ingenuità del Bizio. È da dire peraltro che la sua opera è anche ricca di concetti precorritori: l'analogia fra pressione osmotica e pressione gassosa (1845); l'intuizione di forze attrattive e repulsive presenti nelle "molecole elementari", da lui paragonate a un minuscolo sistema planetario; la spiegazione del calore di soluzione positivo, che si manifesta quando al fenomeno della soluzione si accompagna quello della combinazione fra soluto e solvente; l'identificazione col materiale azotato del "movitore semplicissimo degli urti" che avvengono negli organismi; infine, sia pure allo stato embrionale, la teoria cinetica dei gas e la teoria mista (ondulatorio-corpuscolare) sulla natura della luce. E certo tale discontinuità nel livello concettuale dell'opera del B. è da porsi in relazione anche col carattere autodidattico che aveva assunto la sua preparazione scientifica.
Assai vasta, e per molti aspetti interessante, è l'attività sperimentale del B., che spazia dalla chimica inorganica alla chimica di organismi animali e vegetali.
Nel campo della chimica inorganica, pubblicò alcune note sulla preparazione degli idrossidi di sodio e di potassio, dell'ammoniaca liquida, dell'acido solfarico di Nordhausen, di alcuni sali (solfato di sodio, cloruro rameico, chermes d'antimonio, sottocarbonato di potassio). Nel campo della chimica degli organismi viventi, sono da segnalare gli studi sulla "polenta porporina": chiamato nel 1819 a dare la sua opinione sull'arrossamento sanguigno avvenuto in alcune fette di polenta, egli dimostrò trattarsi della produzione di una sostanza rossa da parte di un microrganismo, che chiamò Serratia marcescens in onore del fisico S. Serrati. Alla stessa conclusione giunse contemporaneamente, a Padova, V. Sette, che studiò il fenomeno dal 1819 al 1824 e chiamò il microrganismo, Zoogalactina inetrofa. A questo stesso germe G. Cohnheim dette successivamente il nome di Micrococcus prodigiosus e C. Flügge quello di Bacillus prodigiosus. L'aver osservato una specie microbica agli inizi del sec. XIX è per il B. titolo di gran merito, che a buon diritto lo fa porre fra i microbiologi pre-pasteuriani. Entrato "entro i confini del rosso" - come dice egli stesso - il B., per primo, studiò a fondo, la porpora degli antichi e, di conseguenza, i molluschi che la producono (murici). Le ricerche analitiche sui molluschi lo portarono, fra l'altro, alla scoperta in essi del rame. Di questo metallo solo molti anni dopo si riconobbe l'importanza per la respirazione di certi invertebrati, in quanto componente del loro pigmento respiratorio, l'emocianina. Di vari altri invertebrati marini il B. studiò i coloranti: delle ostriche, delle actinie, delle seppie (dal cui nero preparò un inchiostro indelebile). Fermò pure la sua attenzione su alcuni liquidi organici anormali. Nel campo della chimica biologica sono anche da ricordare una relazione "sugli effetti mirabili dell'olio di fegato di merluzzo in una singolarissima malattia" e soprattutto gli studi sull'attività fermentativa della gomma arabica, del succo di fico, delle ostriche. Da queste ultime estrasse il "principio produttore dell'acido lattico", che chiamò "ostreina". Quanto alle ricerche nel mondo vegetale, sono di particolare interesse i suoi studi (1824) sull'acidificazione degli oli essenziali per azione dell'ossigeno.
Notevoli furono anche le capacità tecniche del B.: basti ricordare che dalla distillazione secca del legno ottenne un gas col quale illuminò il loggiato dell'Accademia di Belle Arti di Firenze (1816). Il B. fu anche nominato deputato all'Assemblea veneta del 1849. Morì a Venezia il 27 sett. 1862.
Opere: Delle molte pubblicazioni del B., comprese per la maggior parte nel Giornale di fisica,chimica,storia naturale,medicina ed arti dei proff. Brugnatelli,Brunacci e Configliacchi, sotto la dizione di Opuscoli chimico-fisici del farmacista B. B., in Annali delle scienze del Regno lombardo veneto e Atti (e Memorie) dell'Istituto veneto di scienze,lettere ed arti, le più significative sono: Sopra il fenomeno della polenta porporina, in Bibl. ital., XXX (1823), pp. 288-293, e in Opuscoli chimico-fisici, I (1827), pp. 261-266: un articolo preliminare sull'argomento si trova in Gazzetta privilegiata di Venezia, 24 ag. 1819; La porpora degli antichi rievocata entro i confini del rosso, Venezia 1832; Scoperta recentissima del rame nei murici porporiferi, in Ann. delle scienze del Regno lombardo veneto, III (1833), pp. 364-370; Intorno alle molecole dei corpi ed alle loro affinità dipendenti dalla forza ripulsiva insita alle medesime, in Mem. dell'Ist. veneto di scienze,lettere ed arti, I (1843), pp. 295-407; Sperimenti sopra l'azione della calce entro l'acqua conducenti a ravvisare in che consiste la soluzione, Venezia 1845, e in F. Zantedeschi, Raccolta fisico-chimica ital., II (1847), pp. 257-272.
Gli argomenti di carattere teorico sono ampiamente trattati nei due volumi della Dinamica chimica, l'opera fondamentale del B.: il primo volume (Venezia 1850-1851), in tre parti, parla dell'affinità chimica; il secondo (Venezia, 1852-1853), pure in tre parti, riguarda il meccanismo delle reazioni chimiche; erano preventivate altre tre parti, poi ridotte a due, che però non furono compiute: una sulle soluzioni e una sulle cristallizzazioni.
Bibl.: A. Pazienti, Elogio sulla vita e sugli scritti del m. e cav. prof. B. B. (28 dic. 1862), in Atti dell'Ist. veneto di scienze,lettere ed arti, VIII (1863), pp. 133-171; G. Soave, B. B., in Ateneo Veneto, I (1891), pp. 215-232; S. Rumor, Scritt. vicentini, I (1905), pp. 171-179; G. Provenzal, Profili bio-bibliografici di chimici ital., Roma s. d. (ma 1938), pp. 123-132; Id., B. B., in Rass. di clinica e terapia, XXXVI (1937), pp. 371-377; Encicl. Ital., App. I, p. 284.