BIANCARDI, Bartolomeo
Nacque a Vione, piccolo centro della Valcamonica, il 30 ott. 1723. La sua famiglia apparteneva alla buona borghesia del luogo e aveva già contato uomini di notevole spicco nella storia locale e negli studi. Avviato alla carriera ecclesiastica, il B. studiò dapprima filosofia a Lovere con il filogiansenista O. Baglioni, quindi dal 1744 al 1747 teologia a Milano nel collegio gesuitico di Brera, ove conseguì il grado dottorale. Trasferitosi a Brescia nel 1748, vi studiò diritto civile e vi strinse numerose amicizie nell'ambito del mondo letterario locale, fra le quali occorrerà ricordare almeno quella del collaboratore più stretto del Mazzuchelli, G. B. Rodella, di G. M. Chiaramonti, del p. Fortunato da Brescia.
Per merito di una tradizione familiare vivamente sentita e di queste stesse amicizie, nel B. venne manifestandosi in questo periodo bresciano una duplice vocazione letteraria: quella alla poesia, che lo farà conoscere come apprezzato poeta d'occasione, e quella all'erudizione storica, che lo renderà ricercatore d'archivi e d'anticaglie. Una duplice attività, comunque, tutta condotta sul piano del puro dilettantismo ed estreniamente limitata nelle ambizioni e negli interessi, resa inoltre ancor più saltuaria e difficile si dal bizzarro carattere del B., mordace e inquieto sempre, sia dalle peripezie della sua carriera ecclesiastica.
Fra il 1752 e il 1754 il B. passò tre anni di incertezze fra Brescia e Vione, sempre alla ricerca di un'occupazione stabile che gli permettesse di dedicarsi alle sue inclinazioni letterarie e lo allontanasse per sempre dall'aborrito paese natio. A tal fine, tramite il Rodella, si offerse nell'agosto del 1754 di collaborare attivamente col Mazzuchelli alla raccolta del materiale per gli Scrittori d'Italia; e pare anche che tale collaborazione si sia effettivamente svolta per qualche tempo, mentre il B. era in Brescia, fra il 1755 e il 1759, come coadiutore del parroco titolare della chiesa collegiata di S. Nazzaro.
Nel 1758 si sparsero voci sulla condotta non irreprensibile del B., che evidentemente non furono estranee al suo allontanamento da Brescia, conclusosi nel maggio del 1759 con la destinazione alla parrocchia del suo paese, Vione.
Di là il B. si sforzò di mantenere i contatti con gli amici di Brescia e di proseguire la sua attività di poeta d'occasione e di erudito, restringendo i suoi interessi di ricercatore al Bresciano e a Vione in particolare. A tal fine si valse largamente di un'opera cronistica di un suo avo del sec. XVI, Bernardo Biancardi, intitolata Fondamenti historiali del forte et antico castello di Vione, rimasta inedita, nonché di vaste e, sembra, accurate ricerche in archivi privati e notarili.
Frutto di tali studi furono le ampie Memorie di B. B. ... aspettanti alla sua patria, da lui compilate, ma andate perdute, e una lettera sull'origine e discendenza della famiglia Crasseri di Vione, pubblicata, senza titolo, nel primo volume delle Dissertazioni istoriche,scientifiche,erudite recitate da diversi autori in Brescia nell'adunanza letteraria del signor conte G. M. Mazzuchelli (Brescia 1765, pp. VII-XIV): un lavoro d'erudizione onesto e preciso, tutto basato su fonti documentarie locali.
La morte del B. fu strana come la sua vita: bizzarro e beffeggiatore, egli usava spaventare di notte un povero mugnaio di Vione, il quale, sorpreso e terrorizzato da una nuova incursione del prete travestito da spettro, lo uccise il 9 nov. 1772 con un colpo d'archibugio.
Fonti e Bibl.: Lettere del B. al Rodella in Bibl. Apost. Vatic.,Vat. lat. 10004, cc. 67 r-117 v; cfr. inoltre A. Sina,Un erudito camuno del sec. XVIII. Don B. B. di Vione, in Brixia sacra, I(1910), pp. 69-80.