BEZZI, Bartolomeo
Nacque a Fucine d'Ossana (Trento) il 6 febbr. 1851 da Domenico, geometra e notaio, e da Luigia Tarraboi. A undici anni. orfano di padre, lasciò Fucine e girò come merciaio ambulante per la penisola. A vent'anni, aiutato anche dal cugino Ergisto, s'iscrisse all'Accademia di Brera, dove ebbe a maestri G. Bertini e F. Carcano. Dovette però presto interrompere il suo tirocinio perché ammalato; ma ingegno e volontà gli permisero nel 1882 di vincere a Milano il premio Fumagalli. Fu la prima di una serie di vittorie che il B. ottenne in Italia e all'estero: egli fu infatti accolto come socio nelle accademie di Milano; Bologna, Venezia, Ferrara, Verona e Monaco di Baviera. E dal nono decennio del secolo non si contano più le esposizioni d'arte nelle quali l'artista conquistò premi e riconoscimenti.
A Roma, alla Gall. d'arte moderna, sono conservati Mulini a Verona (1884) e A sera (1890). Giorno di maggio gli fece ottenere la medaglia d'argento all'esposizione universale di Parigi del 1889 e Notte di primavera fu premiata con medaglia d'oro alla mostra del 1891 a Monaco di Baviera. Cles,del 1892, ebbe la medaglia d'oro del ministero della Pubblica Istruzione; Confidenze del 1898 entrò nella coll. Cugini di Bergamo.
Dedicò parte della sua attività alla propaganda irredentista, partecipando a manifestazioni artistiche che si prefiggevano l'affermazione dell'italianità del Trentino (cfr. E. Bittanti Battisti, Dalla corrispondenza di un pittore-patriota trentino [B. B.], in Studi trentini di scienze storiche,XXVIII [1949], pp. 182-185).
L'argomento pittorico ch'egli preferì a ogni altro fu il paesaggio, ed è nel paesaggio che la sua arte raggiunse i maggiori risultati; ma si conoscono ancora di lui ottimi ritratti e non indegni quadretti di genere. Le regioni che più l'ispirarono furono la Lombardia e le Venezie e in modo particolare il Trentino e, tra le città, Venezia, Verona, Roma. Il paesaggio finisce per essere, per lui, veramente lo specchio e la confessione d'uno stato d'animo: il B. è un romantico e talvolta indulge a riprodurre episodicamente la natura e il particolare, per quella idolatria del vero che fu la falsa religione di tanta pittura italiana ottocentesca, specie nella seconda metà del secolo. Ma l'intimo ideale della pittura bezziana è un altro: lo porta verso i poetici grigi di Corot, da una parte, e verso gli estatici silenzi di Segantini, dall'altra. Più di un critico infatti ha scritto di lui paragonandolo al grande paesaggista francese; meno invece fu riconosciuto il suo istintivo accostamento al Segantini, che la comune origine dei due maestri trentini, come anche i titoli stessi di numerose opere, avrebbe pur dovuto suggerire.
Visse tra Verona (1880-90) e Venezia (sino al 1910); nel 1910 si recò a Roma per preparare lavori per la Esposizione universale del 1911 (e infatti nel suo catalogo figurano anche paesaggi di soggetto romano). Nel 1913 si stabilì a Verona, ma una malattia nervosa gli impedì di dedicarsi ancora alla pittura.
Il B. morì a Cles, nel Trentino, il 7 ottobre 1923.
Sue opere figurano, oltre che in musei e raccolte italiane e straniere, nelle Gallerie d'arte moderna di Roma, Firenze, Venezia, Verona, Torino, oltre che nel Museo di Trento, nel Museo Revoltella di Trieste, nelle gallerie Oddi Ricci di Piacenza e Giannoni di Novara.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon-,III, pp.575 s. einEnc. Ital.,VI, p.849, cfr. la bibl., l'elenco delle opere, delle mostre anche postume, dei premi, ecc. in: Collana di artisti trentini, B. B.,Trento 1956, dove è pure raccolto un florilegio critico. Altre mostre collettive del 1960, in cui sono apparse opere del B., sono in Cat. Bolaffi della pitt. ital. dell'800,Torino 1965, pp. 32 s.; vedi inoltre: A. Bezzi, B. B. all'Accad. di Brera,in Studi trentini di scienze stor.,XXXVIII(1959), pp. 76 s.