BELLANO, Bartolomeo
Scultore e architetto. Nacque in Padova circa il 1434 dall'orefice Bellano; vi morì fra il 1496 e il 1497. Quando Donatello venne a Padova la prima volta nel 1443, egli era ancora bambino; ma dieci anni dopo deve averlo seguito a Firenze, ponendo quivi per qualche tempo stabile dimora, se nel 1466 il Consiglio dei priori e camerlenghi di Perugia, chiamandolo a sé per affidargli l'esecuzione della statua bronzea di papa Paolo II, lo denomina: Bartolomeus alias Bellanus de Florentia. La statua collocata sulla facciata del duomo, vi rimase fino al 1798, quando il governo democratico l'abbatté e ne fece moneta. A quanto però racconta il Vasari, l'artista non sarebbe andato direttamente da Firenze a Perugia, ma nel 1464 sarebbe stato chiamato a Roma dal papa stesso, e per lui avrebbe lavorato in più cose d'architettura e di scultura. Da Perugia tornò direttamente a Padova, dove nel 1469 attendeva a quell'armadio marmoreo delle reliquie per la chiesa del Santo, a cui nel 1482 i Canozi fecero poi, su disegno dello Squarcione, gli sportelli intarsiati. In quello stesso tempo eseguiva il monumentino di Giacomo dei Zocchi per la chiesa di S. Giustino. Nel 1479 viene mandato dal governo veneziano, insieme con Gentile Bellini, a Costantinopoli, avendo Maometto II richiesto alla repubblica l'opera di un pittore e di uno scultore. Quando sia tornato non sappiamo; ma se, come vuole il Vasari, egli fu a un certo momento incaricato di fare la statua del cavaliere per quel monumento a Bartolomeo Colleoni, al cui cavallo dava mano il Verrocchio fino dal 1479, dobbiamo credere che non lunga fosse la sua dimora in Oriente. Stizzito poi perché al Verrocchio era stata data la commissione di tutto il gruppo, egli avrebbe lasciato Venezia per Padova. Infatti nel 1483 lo scultore padovano Giovanni Minello aveva assunto il lavoro del nuovo coro nella chiesa del Santo, con dieci rilievi di bronzo rappresentanti alcune storie dell'Antico Testamento. Due di questi erano stati commessi a Bertoldo fiorentino; ma la prova da lui eseguita non piacque, ai Massari dell'Arca, che nel 1484 affidarono tutto il lavoro al B. da lui condotto a termine solo entro il giugno 1490. L'anno seguente accettava di fare il grandioso monumento in bronzo per Pietro Roccabonella, lettore dello studio, nella chiesa di S. Francesco; e aveva condotto quest'opera quasi a compimento quando veniva a morte; onde a terminarla completamente fu chiamato Andrea Riccio che, per attestazione del Michiel, fece "le tre figurette che son sopra li tre modioni". L'opera porta l'anno 1498 come epoca del suo compimento, e poiché sappiamo che nel 1495 il B. era ancor vivo, dobbiamo mettere la sua morte fra questi due termini.
Delle opere sue, la cui paternità sia confortata dai documenti o possa ritenersi criticamente sicura, si deve considerare come prima, in ordine di tempo, il rilievo stiacciato di marmo del museo Jacquemard-André di Parigi con la Madonna tra due angeli che solleva il Bimbo dal cuscino, e la iscrizione a tergo (da taluno messa in dubbio): 1461 Opus Bartolomaei Bellani. Su attribuzione del Semrau e per confronto con i rilievi della tribuna di S. Antonio, viene riconosciuta unanimemente la mano del B. in alcuni degli altorilievi dei pergami di S. Lorenzo ("Ultime storie di Cristo"), che Donatello aveva assunto in tarda età e alla cui esecuzione partecipò, secondo il Vasari, anche Bertoldo. Oltre che per l'attestazione vasariana, per i caratteri stilistici nella costruzione della testa e nella modellazione, crediamo del B. anche il busto di Paolo II, nel palazzo Venezia a Roma, quantunque da altri variamente assegnato a Mino da Fiesole o a Giovanni Dalmata. Ma il capolavoro del B. deve ritenersi l'armadio delle reliquie nella chiesa padovana del Santo, col grande rilievo stiacciato del miracolo dell'Ostia nella sommità centrale, fiancheggiato dalle statue a tutto tondo di S. Francesco e di S. Antonio, di S. Lodovico e di S. Bernardino e adorno di bellissimi particolari decorativi e di figure di putti cantanti e suonanti. Nella decorazione il B. mostra di aver fatto tesoro degli esempî che Pietro Lombardo, già nel decennio precedente, aveva dato nella chiesa stessa e in molte case private di Padova, e i cui ricordi ritornano nel B. anche più tardi. La scarsa conoscenza della prospettiva è il principale difetto del B., che si riscontra aggravato anche nei dieci quadri della tribuna, con minuscole figure entro grandi sfondi d'architettura e di paese, sparsamente e talora senza nesso collocate e sovente anche assai rozzamente modellate. Il monumento Roccabonella in due grandi tavole bronzee ora disgiunte - di cui una rappresenta la Vergine con due santi, l'altra il maestro nel suo studio, fra le tre virtù teologali (opera, questa, del Riccio), - è invece cosa di notevole potenza scultoria. Debole è la statua dello Zocco nel povero monumento di S. Giustina. Non sua riteniamo la tavola bronzea in S. Maria dei Servi per il monumento De Castro che da tutti gli è attribuita mentre invece appare opera del Riccio. (V. tavv. CXXXV e CXXXVI).
Molte sono le opere assegnate al B. più o meno concordemente. Ricorderemo tra queste, come più sicure, il monumento ad Erasmo Gattamelata in S. Antonio; una squisita Madonna col Bimbo nella sagrestia degli Eremitani; un'altra della stessa chiesa, ora scomparsa, di cui non rimangono che dei calchi; una terza nel museo di Amsterdam; alcuni bronzetti del Louvre e di altre raccolte; la grande tavola in legno a mezzo rilievo con la Madonna tra due angeli, già centro del soffitto nella scuola di S. Maria della Carità ed ora nel museo di Padova, dal Bode e da altri riconosciuta come contemporanea a quella del monumento Roccabonella, e un candelabro in bronzo nel duomo di Pistoia. Delle medaglie ricordate dal Vasari come sue nessuna gli viene confermata dalla critica odierna.
Riassumendo il B. fu continuatore dell'arte donatelliana, inteso però soltanto a coglierne la forza materiale, e spesso questa spingendo ad asprezze eccessive.
Bibl.: A. Moschetti, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con la bibl. precedente); id., in Boll. del Museo Civico di Padova, 1914, p. 38 segg.; id., Andrea Riccio, in Boll. cit., 1927, pp. 118-99; L. Planiscig, Venezianische Bildhauer d. Renaissance, Vienna 1921; id., Andrea Riccio, Vienna 1927; A. Scrinzi, B. B., in l'Arte, XXIX (1926), pp. 248-60; L. Planiscig, Der Bronzeleuchter im Dom zu Pistoia: Ein Werk des B. B., in Jahrb. d. preuss. Kunstsamml., 1928, pp. 200-06.