BAFFI, Bartolomeo
Nacque a Lucignano (Siena) nella prima metà del sec. XVI, ed entrò presto tra i minori conventuali. Conseguì il dottorato in teologia, dedicandosi anche agli studi di filosofia e di lettere classiche e umanistiche, nonché di greco e di ebraico. Questa sua preparazione e una certa vena oratoria lo designarono come oratore ufficiale dell'Ordine in più circostanze, come in occasione dei capitoli generali di Assisi (1559), di Milano (1562), di Firenze (1565) e di Roma (1568). Promosso maestro in teologia (forse nel 1561 a Bologna), partecipò come tale all'ultimo periodo del concilio di Trento, e vi tenne un'orazione il 6 dic. 1562.
In questa orazione (Oratio B. B. Lucinianensis... habita in oecumenico Concilio Tridentino ad Reip. Christianae Patres secunda Dominica adventus Domini... anno MDLXII,Brixiae, apud L. Sabiensem) il B., dopo aver ricordato drammaticamente i mali della società cristiana, invitava i padri del concilio a prendere i provvedimenti più adatti, concludendo che il rimedio più effìcace era quello della restaurazione integrale dell'autorità pontificia. Ma in questa, come nelle altre sue orazioni a stampa dello stesso periodo, il B., pur dimostrando di conoscere bene la storia della Chiesa e di saper individuare certi aspetti di decadenza della vita ecclesiastica del tempo, non sembra in grado di penetrare all'interno di quel travaglio e di proporre un radicale e interiore rinnovamento, per un verso fiducioso in un'opera di restaurazione d'autorità e per un altro convinto che il bene avrebbe trionfato alla fine per opera della Provvidenza. Questo tema è presente in quasi tutti i suoi scritti, ma specialmente nell'orazione De admirabili Dei O. M. in urbem Romam charitate (Mediolani 1569), dedicata al cardinale M. A. Colonna e scritta in occasione della riunione del capitolo generale del suo Ordine a Roma. In essa una notevole padronanza delle fonti greche e romane e degli scrittori cristiani, in particolare Paolo Orosio ed Eusebio, permette al B. di abbracciare tutta la storia di Roma per dimostrare il fine provvidenziale cui essa obbedisce: le gesta e le virtù dei Romani, la fondazione dell'impero, la civilizzazione del mondo sarebbero le premesse della diffusione del cristianesimo. Il B. termina con l'invito a che eretici e scismatici tornino in seno alla Chiesa romana.
Nel 1569 venne chiamato allo Studio di Pavia, come lettore di teologia scolastica, e vi rimase sino al 1573, salvo una breve interruzione nel 1572. In questi anni maturò però in lui una profonda crisi religiosa, e attratto sempre più dalle correnti di riforma decise alfine di entrare fra i cappuccini. Nel 1573 ottenne le dimissioni dal suo incarico a Pavia e vestito il saio cappuccino, dopo un breve periodo di noviziato, si rivolse ad opere di assistenza spirituale e materiale, pur continuando a prestare la sua attività di insegnante nelle scuole dell'Ordine.
Incerto è l'anno del suo ingresso fra i cappuccini e si ritenevano controversi la data e il luogo di morte: l'annalista dell'Ordine Bernardino da Colpetrazzo (Historia ordinis fratrum minorum cappuccinorum, II, p. 168) suppone che il B. fosse morto di peste, forse a Genova, ove si sarebbe recato per curare i malati. È certo invece che morì a Milano nel 1579 e fu sepolto nella chiesa dei cappuccini.
Opere, oltre quelle sopra ricordate: Oratio de religione eiusque Praefecto deligendo,Bononiae 1559, scritta e letta in occasione del capitolo generale dei minori conventuali tenuto ad Assisi in quell'anno. De nobilitate Urbis Mediolani,Bononiae 1562, anch'essa scritta in occasione di un capitolo dell'Ordine e dedicata al generale "Antonio Sapientio augustano": è una storia di Milano dagli Insubri agli Sforza, piuttosto scialba, se si eccettua qualche incisivo ritratto di illustri personaggi milanesi. De felicitate Urbis Florentiae oratio,Bononiae 1565, dedicata al cardinale Ferdinando de' Medici e recitata dal B. l'11 giugno di quello stesso anno a Firenze. È tra le sue opere più interessanti, per la notevole conoscenza della letteratura in volgare intorno alla quale il B. esprime rapidi, ma ponderati giudizi. Oratio ad Populum Romanum in comitiis generalibus habita,Mediolani 1567. De sacrosanctae Theologiae praestantia oratio,Papiae s. d., prolusione ai corsi di teologia tenuti a Pavia, e finalmente un Orationum variarum volumen,Brixiae 1570.
Fonti e Bibl.: Memorie e docc. per la storia dell'università di Pavia...,I,Pavia 1878, p. 192; Concilium Tridentinum. Diariorum, Actorum, Epistolarum, Tractatuum nova collectio,II,Freiburg 1911, p. 563 (il B. vi è ricordato senza indicazione del nome); Z. Boverio, Annales Ordinis minorum capuccinorum (1525-1612), I, Lugduni 1632, p. 848; G. Franchini, Bibliosofia di scrittori francescani conventuali,Modena 1693, pp. 80, 577; Bemardus a Bononia, Bibliotheca scriptorum Ord. min. capuccinorum,Venetiis 1747, p. 36; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium,II, 1, Mediolani 1745, pp. 2059-2061; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II, 1, Brescia 1758, p. 37; Leggendario cappuccino,I,Venezia-Faenza 1767, pp. 84-86; V. Bonari, Iconventi ed i cappuccini dell'antico ducato di Milano, II,Crema 1898, pp. 23-25; G. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptis,I,Roma 19o8, p. 117; Annales Minorum ... continuati a P. F. S. Melchioni de Cerreto, XXI (1575-1584), Quaracchi 1934, p. 240; Bernardino da Colpetrazzo, Historia ordinis fratrum minorum capuccinorum, II,Assisii 1940, p. 168; G. Odoardi, Ifrancescani minori conventuali al concilio di Trento,in Ilconcilio di Trento,III(1947), n. 1, p. 44; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 186-187; Lexikon Capuccinum,pp. 174 s.