ARNOLFINI, Bartolomeo
Nacque a Lucca verso la fine del sec. XV (prima del 1490), da Lazzaro di Bartolomeo e da Chiara di Cristoforo Bernardi. Visse per lo più a Lucca, dove diresse una importante compagnia per il commercio della seta, in società con Bonaventura di Niccolò Michaeli.
La compagnia, denominata "Bonaventura Michaeli e Bartolomeo Arnolfini e C.", di Lucca, si formò probabilmente negli anni 1520-30 ed ebbe lunghissima vita, sopravvivendo alla morte sia di Bonaventura Michaeli (1551) sia dell'Arnolfini. Essa assunse allora il nome di "Eredi di Bonaventura Michaeli e Bartolomeo Arnolfini" ed esisteva ancora nel 1586, sotto la direzione del nipote dell'A., Bernardino di Girolamo Arnolfini. La compagnia possedeva a Lucca numerose botteghe di arte serica di cui una situata "in foro pubblico". Fu in costante rapporto con le compagnie commerciali di Lione e di Anversa dirette dal fratello dell'A., Girolamo.
Sulla giovinezza dell'A. e sugli inizi della sua attività mercantile rimangono pochissime notizie. Nel 1515 ricevette dal padre, in proprietà col fratello, una casa in Lucca. Nello stesso anno era definito "mercante" e sposava a Lucca Caterina di Girolamo di Iacopo Bernardi, che gli portò in dote una casa e un podere. Nel 1523 come procuratore del fratello Girolamo, assente da Lucca, prese a livello, per entrambi, terreni per la somma di 200 scudi d'oro.
Fu questo il primo di una lunga serie di acquisti di beni immobili che fecero dell'A., verso la metà del secolo, uno dei più notevoli proprietari fondiari della città, avendo egli riunito nelle proprie mani anche beni appartenenti ad altri meno fortunati membri della famiglia. Da questa direttiva appare chiaramente come la proprietà immobiliare avesse costituito uno dei principali settori nei quali egli investì i profitti tratti dall'attività mercantile: esempio significativo di una generale tendenza che caratterizzò il mercante italiano del secolo XVI.
Nel 1527 ereditò assieme al fratello il patrimonio materno. Nello stesso anno diede in affitto alcuni terreni che possedeva in comune di San Concordio. Nel 1529 iniziò la sua attività diplomatica compiendo una missione a Genova, presso Carlo V. A partire da questo periodo fu "operaro" dell'Opera di Santa Croce di Lucca, e come tale ottenne nel 1531 di poter dare a livello al fratello Girolamo terreni appartenenti all'Opera e situati in contrada San Colombano e San Pietro Maggiore. Nel 1534 fu per la prima volta gonfaloniere di giustizia. Nel 1536, alla morte del padre, divise con il fratello Girolamo il patrimonio paterno e materno comune (vennero compresi in questa divisione non solo l'antico nucleo del patrimonio familiare situato in comune di San Pancrazio, ma anche i beni che il padre aveva di recente acquistato da Stefano e Giovanni Turchi e da Vincenzo de Nobili nello stesso comune). Fu nominato nello stesso anno rettore dell'Ospedale della Misericordia di Lucca, e la sua elezione venne confermata dal vescovo.
Nel 1537 diede in affitto i propri terreni situati in contrada di San Pietro Maggiore, e nel 1538 acquistò una casa nella parrocchia delle SS. Gioia e Reparata, ove fissò stabile dimora. Nel 1539 comprò un'altra casa a Lucca in contrada San Paolino e Donato per 400 scudi d'oro.
La società "Bonaventura Michaeli e Bartolomeo Arnolfini e C.", di cui era socio minore Girolamo Arnolfini, aveva acquistato già da tempo da Martino Buonvisi e da Francesco Balbani, agenti per i figli ed credi minori di Alessandro Diodati, una bottega posta in contrada di San Cristoforo, luogo detto in Canto d'Arco in Lucca; nel 1538 la vendita venne ratificata dai figli del Diodati, avendo essi raggiunta la maggiore età.
Nel 1542, come rettore dell'Ospedale della Misericordia, egli diede a livello al fratello Girolamo una bottega di proprietà dell'Ospedale. Nello stesso anno fu incaricato dal Senato lucchese di una missione diplomatica presso la Repubblica di Venezia e poi inviato ancora come ambasciatore a Carlo V. Negli anni 1545-54 l'A. effettuò la più grossa serie di investimenti nella campagna lucchese.
Cominciò con l'acquistare un podere con casa e terra olivata in comune di Carignano, ossia Buidagro luogo detto al Trebbio. Comprò poi in società con il fratello Girolamo e con il cugino Iacopo di Battista di Bartolomeo Arnolfini un vasto lotto di terreni per una somma di 1000 scudi d'oro dal parente Alberto di Giovanni di Michele Arnolfini, e l'anno seguente dallo stesso Alberto un'altra serie di poderi ed una casa in Lucca. Nel 1549 acquistò per 150 scudi d'oro da Giusto di Giovanni Grande da Camaiore, di mestiere "tessitore", un terreno con alberi e viti in contrada di San Concordio fuori porta, in località detta in Piscilla, confinante con altri suoi beni. Con l'intenzione di dare una continuità ai propri possedimenti, permutò nel 1550 alcuni beni che possedeva in comune di Matraia in località detta alla Ampollara, con due terreni appartenenti alla chiesa di Matraia posti nello stesso comune, in località detta in Bibiena, e in Voino. Nello stesso anno comprò da Landuccio Landucci un appezzamento con alberi e viti in contrada San Concordio, in località detta in Piscilla, per 225 scudi d'oro. Nel 1552 acquistò altri terreni da Maria, vedova di Girolamo Sergiutti. L'ultimo atto di acquisto di terra risale al 1554.
Al notevole prestigio economico posseduto dall'A. corrispondeva un'adeguata autorità nell'ambito dei pubblici uffici. Fu di nuovo gonfaloniere nel 1549; l'anno seguente venne inviato dal Senato lucchese come ambasciatore di obbedienza a Giulio III. Nel 1555 fu mandato di nuovo a Roma, assieme a Domenico Sandonnini e a Benedetto Buonvisi, come ambasciatore di obbedienza a Paolo IV. Morì a Roma nel corso di questa ambasceria, nei primi mesi del 1555.
Nel suo testamento, redatto nel 1554 e pubblicato il 3 luglio 1555, l'A., non avendo figli, nominò suo erede universale il fratello Girolamo e i figli di costui Giuseppe, Francesco, Bernardino e Lazzaro. Dichiarò di esser passato a seconde nozze con Elena di Domenico Sandonnini che gli aveva portato in dote 1000 scudi. Lasciò 500 scudi a Filippa, figlia di Girolamo Arnolfini e 15 a testa alle figlie del cugino Francesco, figlio naturale dello zio Battista di Bartolomeo Arnolfini. Nominò esecutori testamentari la moglie Elena, il suocero Domenico Sandonnini e il socio in affari Francesco Michaeli, figlio di Bonaventura.
Bibl.: Lucca, Bibl. Governativa, ms. 1102, G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi: Famiglia Arnolfini (anni 1241-1650), ff. 970-994, 1064-1096, 1104-1125; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, a cura di C. Minutoli, in Archivio storico italiano, s.1, X(1847), suppl., p. 225.