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CAMERANI, Bartolomeo Andrea

di Sisto Sallusti - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)
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CAMERANI, Bartolomeo Andrea

Sisto Sallusti

Nacque a Ferrara verso il 1735 (secondo il Bartoli, che con ogni probabilità lo conobbe personalmente; secondo E. Campardon, invece, egli sarebbe nato a Venezia).

Avviato al mestiere d'attore, come doveva essere tradizione della sua famiglia (due fratelli minori, Antonio e Rosa, furono attori anch'essi), il C. recitò con bravura nel ruolo d'innamorato presso il teatro S. Luca di Venezia nella compagnia diretta da G. Lapy. Nel 1762 si distinse, alto e corpulento in contrasto col gracile e delicato G. Majani, nelle rappresentazioni veneziane de Ilcavaliere di spirito o sia La donna di testa debole e de L'apatista o sia L'indifferente di C. Goldoni, quindi passò al teatro S. Giovanni Crisostomo con G. Medebach, che lo promosse primo innamorato. La sua fama d'interprete raggiunse presto Parigi: il 24 apr. 1767 fu scritturato dai duchi di Richelieu e di Duras, primi gentiluomini della Camera del re e direttori del Théâtre-Italien, con lo stipendio di 300 lire al mese e l'impegno di recitare, nel ruolo di "second amoureux", alternativamente con F. A. Zanuzzi e A. S. Balletti, fino ad allora "premiers amoureux" assoluti. L'8 maggio successivo debuttò, con scarso successo secondo il Campardon, in Le maître supposé, una novità italiana di autore ignoto; il contemporaneo A. J. B. d'Origny nell'affermare, al contrario, che egli vi recitò "avec une noblesse, une aisance et des graces peu communes" fa pensare che il testo fosse particolarmente debole o inadatto alle risorse dell'attore. Nel 1769 sostituì, con esito mediocre sempre secondo il Campardon, ma con buon successo secondo il d'Origny, A. L. Ciavarelli nella maschera di Scapin, ed ebbe affidata l'amministrazione degli spettacoli in qualità di "semainier"; il Bartoli asserì che la sua figura non s'adattava a quel teatro angusto e che il commediante incontrò il favore del pubblico attraverso le battute e i lazzi di Scapin, reggendosi "a meraviglia per molti anni in una sorte doviziosa e tranquilla", dovuta anche alle nozze con una ricca vedova francese. Sotto la data del 9 febbr. 1778 è citato negli Annales du Théâtre-Italien del d'Origny per lo stile intelligente e raffinato profuso nella prima di Lesdeux billets di J.-P. Claris de Florian. Nel 1780, in seguito alla decisione di dimettere gli attori del genere comico italiano, il C. fa congedato, e, pur non avendo maturato il diritto alla pensione, gli fu concessa un'indennità di 1.000 lire come acconto e di 5.000 lire percepibili in due ratei annuali; fu però, dopo qualche giorno, ammesso nella Comédie-Italienne a un quarto di parte, portato a metà con scrittura del 1º agosto dello stesso anno firmata dal duca di Richelieu, e reintegrato nelle funzioni di "semainier", questa volta con la qualifica di "perpétuel"; il 20 apr. 1784 i tre quarti di parte furono aumentati di un ottavo in considerazione dei servizi resi nei quattro anni della nuova gestione. Nella carica che egli conservò anche quando l'Opéra-Comique ebbe sostituito la Comédie-Italienne, dimostrò zelo e capacità; ma certi atteggiamenti autoritari gli alienarono le simpatie degli autori drammatici che umiliava con la sua arroganza quando gli presentavano i loro lavori (la strana esclamazione "Messieurs, prenez-y garde! Il y a longtemps que je vous l'ai dit, tant qu'il y aura des auteurs, la comédie ne pourra pas aller", attribuitagli da M. Sand, anche se può essere giustificata come reazione, in sede di comitato degli attori, alle richieste di un aumento di diritti da parte degli autori, non lo redime certo dalla taccia di un despota che ebbe l'abilità di conquistare con l'arma del pettegolezzo cortigiano la fiducia del potente maresciallo).

Il C. ebbe fama di gastronomo e buongustaio, consacrata da A. B. L. Grimod de la Reynière che gli dedicò il secondo volume dell'Almanach des gourmands ou Calendrier nutritif (1804). Morì a Parigi il 22 apr. 1816, in seguito ad un'indigestione di "paté de foie gras".

Secondo il Goldoni, il C. fu un uomo conciliante, che faceva addirittura da intermediario nelle controversie: "Cet homme très actif, plein d'intelligence et de probité, chargé des commissions épineuses, sait si bien concilier les intérêts de la société et ceux des particuliers, qu'il est l'intermédiaire des querelles, l'arbitre des réconciliations et l'ami de tout le monde"; e in una lettera inviata da Parigi a S. Sciugliaga nel 1764, riflettendo sul fatto che il servitore delle sue commedie in gestazione deve essere giovane d'abilità, e capace di sostenere il Comico, e la passione" non essendo necessario che lo stesso sia un Arlecchino, deduce che un primo amoroso del livello del C. sosterrebbe benissimo il ruolo del servitore: sono questi, evidentemente, giudizi di un ammiratore, memore e grato dei successi veneziani delle sue commedie. L'autore drammatico L. F. Faur, citato dal Campardon, così si esprime su di lui nella sua Vie privée du maréchal de Richelieu (Paris 1790):"...d'ailleurs, tout plaignant étoit éconduit par un ancien comédien italien, qui avoit eu l'adresse d'échapper à la proscription générale, qui étoit resté comédien sans l'être, puisqu'il ne jouoit plus et qui, connoissant son inutilité, s'étoit rendu nécessaire en se mêlant de tout. Plus Italien encore que les autres, souple, rampant dans le besoin, il avoit été conservé par pitié et devint despote quand il se crut appuyé du supérieur". Il Sand lo definisce "acteur fort médiocre" che godé di una celebrità fittizia, dovuta ai suoi frizzi e alla sua ghiottoneria. Il Campardon, il suo detrattore più accanito, riconoscendo che la Comédie-Italienne prima e l'Opéra Comique dopo furono oggetto, da parte dell'amministratore, di un costante interesse, completa il ritratto di un attore dotato di grande temperamento, ben accetto in patria, ricco e invidiato in Francia, dove gli nocquero la cupidigia di prestigio e il servilismo, che lo condussero a tradire la sua prima vocazione.

Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Notizie istoriche de' comici italiani che fiorirono intorno all'anno MDL fino a' giorni presenti, I, Padova 1781, pp. 148 s.; A. J. B. d'Origny, Annales du Théâtre-Italien, depuis son origine jusqu'à ce jour, II, Paris 1788, pp. 46, 132, 159 s.; C. Goldoni-F. Vendramin, Carlo Goldoni e il teatro di S. Luca a Venezia: carteggio..., Milano 1885, lettera XLIII, p. 206; C. Goldoni, Mém. pour servir à l'hist. de sa vie et à celle de son théâtre, III, Milano 1930, p. 110; M. Sand, Masques et bouffons (Comédie-Ital.), II, Paris 1862, p. 229; E. Campardon, Les comédiens du roi de la troupe ital. pendant les deux derniers siècles, I, Paris 1880, pp. 95-101; L. Rasi, Icomici italiani, I, Firenze 1897, pp. 553-557; N. Leonelli, Attori tragici - Attori comici, I, Milano 1940, pp. 193 s.; Enc. dello Spett., II, coll. 1562 s.

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    Attore (Ferrara 1735 circa - Parigi 1816); esordì al teatro S. Luca a Venezia, nella compagnia di G. Lapy, e fu applaudito interprete delle commedie goldoniane; fu poi con G. Medebach primo attore al teatro S. Giovanni Grisostomo, chiamato alla Comédie Italienne di Parigi, vi esordì (1767) come amoroso, ...
  • CAMERANI, Bartolomeo Andrea
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Comico italiano, nato a Ferrara nel 1735, morto nel 1816. Sostenne le parti di primo innamorato con molta bravura e seppe particolarmente distinguersi nel Cavalier di Spirito e nell'Apatista (1762) del Goldoni, in compagnia Lapy. Con lo stesso ruolo passò col Medebach, e vi rimase fino al 1767, quando ...
Vocabolario
àlbero di sant’Andrèa
albero di sant'Andrea àlbero di sant’Andrèa locuz. usata come s. m. – Pianta della famiglia delle ebenacee (Diospyros lotus), nota anche con i nomi di legno santo, loto falso, loto d’Egitto, guaiaco falso; originaria dell’Asia, ha foglie...
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