Mitre, Bartolome
Politico, storico e letterato argentino (Buenos Aires 1821-ivi 1906). Costretto a esiliare (1837) durante la dittatura di J.M. de Rosas, fu attivo come militare e giornalista in Uruguay, Bolivia, Cile e Perù. Nel 1852 rientrò in Argentina come ufficiale dell’esercito di J.J. de Urquiza, governatore della provincia di Entre Ríos, che sconfisse Rosas a Monte Caseros ponendo fine alla sua dittatura. L’anno seguente capeggiò la secessione della provincia di Buenos Aires, che aveva rifiutato di giurare la nuova Costituzione federale; ma la sconfitta subita a Cepeda (1859) determinò il ritorno di Buenos Aires nella confederazione. Governatore della provincia bonaerense (1860), M. riprese le armi contro il governo federale e, approfittando della rivalità tra Urquiza e il presidente S. Derqui, riuscì a ottenere una vittoria decisiva a Pavón (1861). Riportata la capitale a Buenos Aires, M. fu eletto presidente della Repubblica (1862-68); durante il suo mandato si consolidò l’unità nazionale e furono poste le premesse per la crescita economica del Paese. M. ebbe quindi il comando delle forze armate argentine alleate di Brasile e Uruguay nel conflitto contro il Paraguay (1865-70). Sconfitto da N. Avellaneda nelle elezioni presidenziali del 1874, M. capeggiò un fallito tentativo di insurrezione contro il vincitore; tra i fondatori della Unión cívica (1890), partito di opposizione al presidente M. Juárez Celmán, si presentò nuovamente alle presidenziali del 1891, ma rinunciò a favore del candidato conservatore. Nel 1870 aveva fondato il quotidiano La Nación e nel 1883 la Junta de numismática americana, l’odierna Accademia nazionale di storia.