MURILLO, Bartolomé Esteban
Pittore, nato a Siviglia il 31 dicembre 1617, morto ivi il 3 aprile 1682. Era figlio di Gaspar Esteban (unico cognome usato dal padre), ma assunse il nome della zia Anna Murillo, presso la quale era stato accolto orfano. Ancora fanciullo entrò nello studio di Juan de Castillo, dove erano Alonso Cano e Pedro de Moya. Non tutti ammettono un suo viaggio di studio a Madrid (1642-1644) dove poté meglio conoscere le opere del Tiziano, del Van Dyck, del Rubens, che furono decisive nel liberarlo dalla primitiva secchezza "sivigliana" e nell'avviarlo al suo colorito morbido e chiaroscurato. Una sua propria maniera, con un chiaroscuro fumoso, si afferma nelle tele ch'egli, tornato a Siviglia, dipinse (1645-1646) per il chiostro del convento di S. Francesco, delle quali quelle che rappresentano un miracolo di S. Diego (ora nel Louvre a Parigi), la morte di S. Chiara (passata nelle collezioni di Aguado, Salamanca e Dudley) e S. Diego in mezzo ai poveri, fecero grande impressione e gli procurarono molte ordinazioni. Nel 1652 l'opera del M. fa nuovi progressi con la Concezione (Siviglia, Palazzo arcivescovile); quindi vengono le ordinazioni di Juan Federighi arcidiacono di Carmona, per un S. Isidoro e un S. Leandro per la sacristia maggiore della cattedrale di Siviglia (1655). L'anno seguente dipinse la grande tela del battistero della stessa cattedrale, rappresentante l'apparizione di Gesù a S. Antonio di Padova, ch'è il più vasto dei suoi dipinti. Nel 1665 dipinse quattro lunette per la chiesa di S. Maria la Bianca a Siviglia, e a quell'epoca deve avere eseguito l'Addolorata e il S. Giovanni Evangelista della stessa chiesa. Verso il 1668 restaurò le figure allegoriche dipinte da Pablo de Céspedes nella sala del capitolo della cattedrale sivigliana, a cui aggiunse una Concezione e varî santi. Le opere eseguite dal M. approssimativamente dopo la metà del quinto decennio del sec. XVII manifestano già il suo stile più progredito, possiedono già quella particolare dolcezza di modellato e molte di esse un'intonazione più chiara che i dipinti precedenti, come si vede nelle lunette di S. Maria la Bianca, che si riferiscono alla fondazione di S. Maria Maggiore di Roma, ora nel Prado a Madrid, e inoltre nella Concezione con devoti oranti (Parigi, Louvre). Verso il 1670 il re Carlo II chiese al M. di trasferirsi a Madrid, ma l'artista declinando l'invito rimase a Siviglia, dove nel 1672 eseguiva diversi quadri per adornare la nuova cappella dell'Ospedale della carità, che ne conserva soltanto cinque. Nel 1678 lavorò per gli agostiniani di Siviglia due quadri con S. Agostino, l'uno ora nel museo di Siviglia, l'altro al Prado. Dipinse pure in quello stesso anno diversi quadri per la chiesa dell'Ospedale dei sacerdoti, tra i quali una Vergine con sacerdoti pellegrini e un ritratto del canonico Giustino Neve. Le pitture eseguite dal M. nel settimo e ottavo decennio del sec. XVII sono caratterizzate da una maniera vaporosa e talvolta un po' sdolcinata; ma la scarsità di opere di data sicura rendono difficile ordinare cronologicamente il resto della produzione di quest'artista, assai varia. Nel 1680 il pittore, mentre lavorava nel convento dei cappuccini a Cadice, cadde dal ponte, e, tornato in grave stato a Siviglia, andò spegnendosi lentamente.
È difficile precisare il numero delle pitture del M., che si fanno ascendere a 481, oltre alle repliche e alle copie dovute ai numerosi imitatori. Il Museo del Prado a Madrid ne possiede 43, il museo di Siviglia 24 (due però d'autenticità dubbia) e inoltre nella cattedrale di questa città sono alcune sue composizioni notevolissime; il museo di Leningrado possiede (o almeno possedeva prima del 1917) 22 tele, ritenute originali; si attribuiscono al M. 12 opere del Louvre a Parigi, 3 della Galleria reale di Dresda, ecc. Notevoli sono altresì i dipinti che si conservano in Italia (Firenze, Galleria Pitti; Genova, Palazzo Bianco e Palazzo Durazzo). Non meno importanti delle pitture religiose, nelle quali il pittore espresse il suo animo devoto (i suoi tre figli si diedero tutti alla vita religiosa), sono i ritratti e i quadri di genere del M.: il pittore dell'Immacolata - in bianco, azzurro e ocra - fu anche il pittore del popolo sivigliano; anzi nelle stesse immagini religiose appare il gusto della scena di genere, o nella Cucina degli angioli del Louvre, o nel Sogno del patrizio del Prado. Ammiriamo la soavità dei suoi angioletti eterei e insieme cosi umani, e la Vergine andalusa che sopra un cielo di splendore vola con l'ingenuità d'una fanciulla. Il maestro, che nelle preferenze dei pittori moderni è passato in seconda linea, sarà nuovamente ammirato dagli artisti che riconoscano i segreti della tecnica, e che tra le opere in cui la tecnica e il concetto volgono al manierismo, ritrovino quelle in cui l'ispirazione è più fresca.
V. tavv. III e IV.
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