NIGRISOLI, Bartolo
NIGRISOLI, Bartolo. – Nacque a Mezzano di Ravenna il 18 dicembre 1858, primogenito di Carlo, farmacista, e di Domenica Cavassini.
Dopo aver frequentato i primi tre anni delle elementari a Mezzano, venne inviato a completare gli ultimi due a Sant’Alberto, ospite dello zio Domenico Nigrisoli, anche lui medico. Qui si avvicinò a letture che sarebbero state decisive per il suo orientamento di pensiero laico e materialista ed entrò altresì in contatto con le idee politiche progressiste sostenute allora, fra gli altri, da Olindo Guerrini.
Nel 1871 tornò a Ravenna per sostenere l’esame finale delle elementari e si iscrisse al primo anno del ginnasio. Bocciato in greco all’esame di licenza liceale, non poté iscriversi al corso di laurea in medicina all’Università di Bologna e iniziò pertanto a seguire i corsi di matematica come semplice uditore; optò quindi per il corso di studi in farmacia. Solo il 6 novembre 1878 poté passare al secondo anno di medicina e chirurgia, avendo nel frattempo superato l’esame di lingua greca ed essendo entrato in possesso della licenza liceale, oltre ad aver frequentato tutti i corsi prescritti per la scuola di farmacia.
Dopo i primi anni più turbolenti del suo soggiorno bolognese, durante i quali partecipò da vicino alle vicende politiche degli ambienti socialisti e internazionalisti, al fianco di Andrea Costa e Giovanni Pascoli, si dedicò con sempre maggior impegno allo studio, frequentando assiduamente la clinica chirurgica di Pietro Loreta e quella medica di Augusto Murri. Si laureò il 24 giugno 1883 ed entrò come assistente interno in clinica chirurgica, sotto la direzione di Loreta.
Alla fine del 1883, dovette interrompere temporaneamente l’assistentato per la chiamata al servizio militare presso la Scuola di sanità militare di Firenze. Nel 1884 si recò a Torino, ove conobbe Antonio Carle, chirurgo di fama internazionale, col quale strinse un’amicizia fraterna. Nel 1886 fu a Parigi, all’Institut Pasteur; nel 1890 in Germania, nel 1897 visitò Inghilterra, Russia, Finlandia, Svezia e Danimarca, incontrando parecchi illustri chirurghi. Nel 1887 assistette Loreta nella prima resezione di fegato per echinococco in Italia ma poi, a causa di malintesi con lo stesso Loreta, lasciò il suo incarico. Nel 1888 vinse il posto da primario nel piccolo ospedale di Castiglion Fiorentino, vicino ad Arezzo. Nel luglio 1890 tornò a Ravenna come chirurgo primario tanto del Comune, quanto dell’ospedale civico. Quelli ravennati furono anni totalmente dedicati al lavoro in ospedale, alla pratica operatoria e, più in generale, all’assistenza medica.
Nel 1899 ottenne la libera docenza in clinica chirurgica e medicina operatoria e Alfonso Poggi, docente di clinica chirurgica, lo chiamò come aiuto all’Università di Bologna. Le sue dimissioni dagli incarichi precedenti non furono però accettate e così continuò anche a dirigere il servizio sanitario di Ravenna, fino al 1° settembre 1905, quando ebbe la nomina a chirurgo primario della I sezione dell’ospedale Maggiore di Bologna. Tenne questo incarico per dieci anni, con una sola interruzione, dall’ottobre 1912 al maggio 1913, allorquando prestò servizio per la Croce rossa italiana in Montenegro, nel corso della prima campagna balcanica.
Durante gli anni del suo servizio al Maggiore, il movimento complessivo della prima sezione chirurgica da lui diretta, fu di oltre 12.000 infermi e furono compiute circa 10.000 operazioni. Lasciò l’incarico nella primavera del 1915, dopo aver appreso che era in progetto la costruzione di un obitorio accanto all’infermeria e alla camera da medicatura della sezione.
Allo scoppio della prima guerra mondiale partì per la Carnia: qui e in altre località del fronte prestò ininterrottamente servizio per 42 mesi, a capo della missione chirurgica della Croce rossa italiana. Prima di partire, col fratello Paolo aveva consegnato la casa di cura di loro proprietà alla Croce rossa.
Sul piano scientifico, testimonianza di queste campagne belliche furono alcune pubblicazioni di estremo interesse: dopo Cenni sulle ferite vasali da arma da fuoco osservate durante la campagna del Montenegro contro la Turchia (1912-13) (Bologna 1915), riprese l’ argomento in Osservazione e pratica di chirurgia di guerra. Campagna del Montenegro contro la Turchia (1912-1913) e notizie ed impressioni sui primi feriti della guerra nostra contro l’Austria (maggio-luglio 1915),(ibid.1915), uno dei primi manuali pratici in Italia di chirurgia di guerra nel quale utilizzò, per esemplificare, ben 85 illustrazioni: non solo fotografie di feriti con inquadrature focalizzate sulle lesioni, bensì numerosissime immagini di radiologie. In una conferenza chirurgica interalleata che si svolse a Parigi nell’inverno fra il 1916 e il 1917 fu eletto membro per la missione italiana e tenne alcune relazioni (La conferenza chirurgica fra gli alleati. Riassunto delle relazioni presentate dal dott. Bartolo Nigrisoli delegato italiano, ibid. 1921). Chirurgo essenzialmente pratico, egli adattava la ‘tecnica’ alle necessità dell’intervento, procedendo in maniera veloce e sicura.
Al termine della guerra, ebbe l’insegnamento di clinica chirurgica all’Università di Bologna. Nel frattempo, partecipò al concorso per una cattedra di clinica chirurgica presso l’Università di Padova. Il concorso fu vinto da Mario Donati, che, avvalendosi di un diritto regolamentare, chiese il trasferimento dalla cattedra di Padova a quella di Bologna, anch’essa senza titolare. Allora l’intera facoltà medica bolognese, gli studenti e la popolazione, insorsero, chiedendo a gran voce – a mezzo della stampa e con manifestazioni e scioperi – la chiamata di Nigrisoli. Il caso si risolse solo il 10 luglio 1922 quando Antonino Anile, anatomista e letterato divenuto ministro dell’Istruzione, lo nominò ordinario di clinica chirurgica, semeiotica e medicina operatoria.
Nel 1925 fu uno dei primi firmatari del Manifesto Croce, contrapposto al Manifesto degli intellettuali fascisti redatto da Giovanni Gentile in occasione del Convegno per le istituzioni fasciste di cultura tenutosi a Bologna nell’aprile di quell’anno. Tenne la cattedra fino al 15 dicembre 1931 allorquando, rifiutatosi, insieme ad altri 11 docenti universitari, di giurare fedeltà al regime fascista, ne venne allontanato per motivi politici e ideologici.
Più tardi scrisse: «Il concetto morale del carattere e della dignità umana, che mi aveva aperta la strada alla cattedra fu lo stesso che mi fece destituire, essendo sotto il fascismo il bene morale diventato un male» (Parva. Perché e come fui nominato clinico e dopo dodici anni deposto, in Fatti e teorie. Quaderni di scienze storiche e sociali, III [1948], p. 29).
Continuò la pratica professionale privata, operando per un altro decennio. Tuttavia, messo sotto sorveglianza, dovette allontanarsi da casa perché costantemente in pericolo a causa della sua avversione al fascismo. Trasferitosi per alcuni mesi nel Ravennate, rientrò a Bologna nel settembre 1944, e fu reintegrato all’Università in qualità di professore emerito.
Ormai in pensione, dedicò gli ultimi anni a studi di storia familiare e della medicina.
Morì a Bologna il 6 novembre 1948.
Opere: Resoconto clinico chirurgico dell’ospedale di S. Rocco in Castiglion Fiorentino, Bologna 1890; Operazione cesarea col metodo conservatore, in Raccoglitore medico, II (1890), pp. 353-373; L’Ospedale civile di Ravenna nel biennio 1890-91. Relazione, Ravenna 1892; Venti isterectomie vaginali, Bologna 1893; Contributo alla chirurgia dell’echinococcco, ibid. 1893; Nuovocontributo alla chirurgia dell’echinococco, ibid. 1899; Curriculum vitae con la esposizione dell’attività scientifica e didattica ed il riassunto delle pubblicazioni, ibid.1921; La laringectomia in Romagna e nella mia pratica personale, Napoli 1924; Scritti medici di Alessandro Codivilla, secondo volume con notizie su la vita e l’opera sua, Bologna 1943; I miei maestri ed un mio compagno: Loreta, Poggi, Carle e Codivilla, in Minerva Medica, XXVII (1946), 2, pp. 1-20; I Nigrisoli da cinque secoli famiglia di medici, in Il Policlinico, LIV (1947), pp. 2-7; Le due prime grandi resezioni di fegato, ibid., LV (1948), pp. 1278-79.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. storico dell’Università, B. N. f. 189; B. N. - Medicina e chirurgia, f. 2975, n. 43 del 1878-79. Per la cattedra clinica chirurgica di Bologna a B. N., Bologna 1922; R. Bacchelli, B. N., in Il Corriere della Sera, 7 dicembre 1948; G.G. Forni, L’insegnamento della chirurgia nello Studio di Bologna dalle origini a tutto il secolo XIX, Bologna 1948; G. Vernoni, Commemorazione di B. N., in Il Policlinico, LVI (1949), 2, pp. 52-56; E. Dall’Osso, Un grande chirurgo romagnolo, B. N., in Quaderni della Famiglia romagnola, III (1956), pp. 15 s.; A. Spallicci, B.N., in La Pié, XVIII (1949), 1-2, pp. 3-5; G. Dagnini, Ricordo di B. N. nel centenario della nascita, in Bullettino delle Scienze mediche, CXXXI (1959), 1, pp. 1-5; A. Spallicci, B. N., in La Pié, XLIV (1975), 4, pp. 148 s.; P. Nigrisoli, Curriculum vitaeB. N., ibid., pp. 149 s.; R. Pasi, I Nigrisoli, Ravenna 1986; Id., B. N., Ravenna 1989; H. Goetz, Il giuramento rifiutato. I docenti universitari e il regime fascista, Milano 2000, pp. 110-127; G. Boatti, Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini, Torino 2001, pp. 65-88; L. Dal Pane, B. N. Il significato di un insegnamento morale, in Parva, Bologna 2001, pp. 35-38; M. Focaccia, B. N.: tra clinica e chirurgia di guerra. Una biografia scientifica, Bologna 2011.