BARTOLO di Fredi
Figlio di un maestro Fredi, pittore, nacque verso il 1330. Della sua vita si conoscono numerosi episodi grazie alle ricerche d'archivio dei padre Della Valle, del Gaye e soprattutto del Milanesi e del Borghesi. Nel 1353 (13 dicembre) apre una bottega in Siena assieme al pittore Andrea Vanni: nel 1355 il suo nome si trova iscritto nel breve dell'Arte dei pittori senesi; nel 1357 sposa una Bartolomea di Cecco da cui avrà diversi figli; nel 1361 (18 luglio) viene pagato per affreschi da lui eseguiti nella sala del Consiglio del Palazzo pubblico di Siena. Una sua lettera (Gaye) senza indicazione di luogo e di data, in cui s'informa la Signoria di Siena di una concentrazione di truppe fiorentine ai suoi confmi, venne probabilmente scritta a San Gimignano nel 1362. Del 1364 è la bella Madonna di Misericordia del museo di Pienza (Brandi, 1931). Nel 1366 è di nuovo a San Gimignano dove ha l'incarico di eseguire una pittura satirica riguardante una vertenza del Comune con due monasteri (Pecori), e qui nel 1367 (Carli, 1949) firma e data le Storie del Vecchio Testamento che fanno fronte, nella collegiata, a quelle del Nuovo Testamento eseguite da Bama da Siena.
Il Vasari, nella vita di Taddeo di Bartolo, che erroneamente crede figlio di B. di Fredi, ricorda questi affreschi e li dice datati 1356la data autentica è ricomparsa durante i restauri cui gli affreschi furono sottoposti dopo l'ultima guerra.Nello stesso anno, 1367, B., a causa dei troppi incarichi, cedette alcune sue comnussioni al pittore Francesco di Vannuccio. Nel 1368 si accordò con Iacopo di Mino del Pellicciaio per la decorazione della cappella di S. Ansano nella cattedrale di Siena. Come rivela l'Antal, B. fu molto impegnato nell'attività politica durante il periodo democratico della Repubblica senese: negli ultimi mesi del 1372 ricoprì la carica di capitano del terzo di Camollia (cariche politiche ricoprì ancora nel 1381, 1382 e 1401), e nello stesso anno fu incaricato dalla Signoria di andare a ricevere il nuovo podestà. Nel 1374 ricevette un pagamento per una pittura nella cappella dei maestri della pietra in duomo; nello stesso anno, a detta del Romagnoli che afferma di averlo veduto nel 180i in una cappella del chiostro di S. Domenico, firmava un grande polittico con al centro la Natività, a San Gimignano. Nel 1376 comprò una casa in Siena, e tra il 1377 e il 1380 circa dovette risiedere lungamente a Volterra dove affrescò la cappella maggiore del duomo (Battistini); i pagamenti per quest'impresa si fecero molto aspettare ed esiste in proposito un vivace scambio di lettere tra il pittore, la Signoria di Siena e il vescovo di Volterra. Nel 1381 un senatore senese gli commissionò la decorazione di un grande scudo e di un vessillo con lo stemma della città. Nel 1382 dipinse una pala d'altare per la chiesa di S. Francesco a Montalcino che gli venne pagata 170 fiorini d'oro; al Museo di Montalcino sono raccolti vari frammenti che con tutta probabilità facevano parte di questo altare. Nel 1388 B. eseguì un'altra pala d'altare per la stessa chiesa, con al centro l'Incoronazione della Vergine e ai lati le Storie della Vergine. Anche quest'opera è oggi divisa: il centro è conservato nel Museo di Montalcino e i laterali e altre parti (predella, pilastri, cimasa) sono invece nella Galleria dell'Accademia di Siena. Nel 1389 B. lavorava insieme con il figlio Andrea di Bartolo e con Luca di Tommè a una pala d'altare ordinata dall'università de' calzolari per la sua cappella nel duomo, nel 1390 a una pala per la chiesa di Monteoliveto fuori Porta a Tufi, nel 1392 a una tavola con S. Pietro per la cattedrale; nel 1393 lavorava con Cristofano di Bindoccio e Meo di Pietro alla sala del Mappamondo del Palazzo pubblico e successivamente, con lo stesso Cristofano e Giusaffà di Filippo, alla facciata dello stesso Palazzo; nel 1397 venne pagato per un'immagine di S. Vittore per la cattedrale; nel 1407 fece testamento in favore del figlio Andrea di Bartolo; nel 1410 morì e venne sepolto nel chiostro di S. Domenico a Siena (secondo il Mancini e l'Ugurgieri-Azzolini sarebbe morto a San Gimignano).
Se le notizie sulla vita di B. sono numerose, meno numerose sono invece le sue opere firmate e datate: la Madonna di Pienza (1364, Museo), le Storie bibliche della collegiata di San Gimignano (1367), i due altari di Montalcino (1382 e 1388). Su queste occorre basarsi per seriare cronologicamente la sua numerosa produzione. Quanto allo stile di B., esso si presenta come una sorta di mescolanza del linguaggio dei grandi Senesi della prima metà del Trecento, di Simone Martini e dei Lorenzetti in particolare, con qualche citazione dal Barna e contatti con Niccolò di ser Sozzo Tegliacci, il tutto interpretato con una certa secchezza del tratto e uno spiccato disinteresse verso la rappresentazione dello spazio (tratto questo che ha in comune con Fiorentini contemporanei come Giovanni del Biondo [Meiss]), sì che le sue composizioni derivate dai Lorenzetti hanno un accento più arcaico, per certi aspetti, degli originali cui si rifanno. In certe opere questo riecheggiamento è ben condotto, in altre invece lo scadimento qualitativo è notevole. La Madonna di Misericordia di Pienza, opera di buon livello, è seguita, a soli tre anni, dagli affreschi, spesso grossolani, di San Gimignano. Questi sono dipinti su tre ordini ed illustrano Fatti della Genesi, dell'esodo e del Libro di Giobbe. Un certo numero di opere, generalmente di buona qualità, sono collocabili nel primo periodo dell'attività di B. (Carli): tra queste sono compresi i begli affreschi con la Nascita e la Morte della Vergine in S. Agostino a San Gimignano, gli affreschi con S. Nicola e le tre fanciulle e il Martirio di s. Andrea nella chiesa di S. Lucchese presso Poggibonsi e la Madonna, firmata, nella chiesa di S. Biagio di Cusona, presso San Gimignano. Vicino alle Storie bibliche della collegiata di San Gimignano si colloca una Strage degli Innocenti, oggi nella Walters Art Gallery di Baltimora (attribuita ad Andrea di Bartolo dal Berenson), forse la stessa vista dal Della Valle in S. Agostino a San Gimignano. Secondo il Della Valle essa sarebbe stata firmata e datata 1358 (l'iscrizione è scomparsa), ma le trascrizioni del Della Valle sono spesso erronee. Il trittico con Madonna e santi della Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia è forse leggermente successivo a questo periodo e propala con indubbia dignità il linguaggio martiniano e più ancora quello del "Maestro della Madonna di Palazzo Venezia". Più tardo è il trittico con l'Adorazione dei pastori e due santi nella parrocchiale di Torrita e L'adorazione dei pastori della collezione Cani-,ana, in deposito al Museo di Béziers. Pure proveniente dalla collezione Campana, e ugualmente tarda, è la Circoncisione del Louvre (il Vasari e il Della Valle parlano di una Circoncisione in S. Agostino a San Gimignano, e il Vasari ne riporta la data, 1388). Opere tarde sono le due Adorazioni dei Magi, quella della Galleria dell'Accademia di Siena e quella della collezione Lehman di New York, di cui un frammento con il Viaggio dei Magi è nel Museo di Digione (Zeri). Del polittico di Montalcino del 1382 rimangono varie parti, difficilmente ricollegabili, al Museo di Montalcino. Al centro doveva essere la Deposizione dalla Croce,che reca la firma e la data dell'esecuzione; dell'altare dovevano anche far parte quattro figure di santi (Paolo, Francesco, Antonio da Padova e un altro Santo francescano), una tavoletta con il Battesimo di Cristo (cimasa dello scomparto centrale?), un'altra con Tobiolo e l'angelo e due piccole storie della Vita del beato Filippino che sono le cose migliori. Il polittico del 1388 recava al centro l'Incoronazione della Vergine, ai lati quattro storie (il Ritorno di Maria nella casa Paterna, lo Sposalizio della Vergine,la Madonna con gli apostoli e il Transito di Maria). Queste ultime scene, come pure due pilastrini angolari che terminavano il polittico coTe Prova la testimonianza dei padre Fomei riportata dal Della Valle (in uno dei pilastrini sono rappresentati i SS. Gherardo, Agostino, Biagio, Cristoforo, Michele, Stefano, Bartolomeo, Giovanni Evangelista, nell'altro i SS. Benedetto, Lucia, Filippo, Caterina d'Alessandria, Niccolò, Matteo, Giovanni Battista, Ludovico), la cuspide con l'Assunzione della Madonna e la predella con S. Giovacchino scacciato dal tempio, la Deposizione di Gesù e la Natività della Madonna sono nella Pinacoteca di Siena. Tra le altre opere attribuite a B. sono: un trittico nel Museo di Lucignano; una Madonna col Bambino nel Museo Bardini di Firenze; un piccolo trittico con al centro lo Sposalizio di s. Caterina nella Galleria di Perugia; una S. Lucia a mezzo busto già nella collezione Blumenthal a New York; una Madonna a mezzo busto nel Museo diocesano di Montalcino; un frammento di affresco con teste femmiffili, proveniente dalla chiesa di S. Agostino e ora nel Museo civico di San Gimignano; due pannelli di predella con Storie di un santo diacono, una predella in cinque scomparti, altri due frammenti di predella con S. Antonio Abate e s. Macario (forse parte del polittico del 1388) e un'Incoronazione della Vergine nella Pinacoteca di Siena; una Testa della Vergine all'Istituto Stádel di Francoforte; una predella con la Crocifissione al Museo di Altenburg; un frammento di predella nel Museo del castello Wawel a Cracovia; due scomparti di polittico con i SS. Pietro e Paolo nella chiesa parigina di St. Louis-en-I'Ile; un affresco con la Madonna del Soccorso a Castiglion d'Orcia; altri affreschi in S. Francesco di Lucignano e nella chiesa parrocchiale di Paganico.
Tra le opere che testimonianze antiche attribuivano a B., e che sono perdute, sono da ricordare, in Siena, una tavola in S. Francesco all'altare dei Malevolti (Tizio) - forse la stessa che ai tempi dell'Ugurgieri-Azzolini ornava la cappella dei Malevolti in S. Domenico e che rappresentava la Trinità e la Visitazione - nonché affreschi nella sala dei Concistoro in Palazzo pubblico, eseguiti, secondo il Mancini, nel 1356.
Rimane tuttora difficile un equo bilancio della personalità di Bartolo di Fredi. Il suo catalogo, smodatamente accresciuto agli inizi di questo secolo, quando sotto il suo nome veniva raccolta gran parte della produzione pittorica senese della seconda metà del Trecento (Berenson, 1909), ha subito opportune limitazioni grazie ai successivi chiarimenti della personalità di Andrea di Bartolo, Niccolò Tegliacci, Niccolò di Buonaccorso, ecc., ma le sue opere sono state frequentemente oggetto di eccessive valutazioni. Un nuovo attento esame del suo catalogo potrebbe portare a un più equilibrato giudizio sul posto che gli spetta nella cultura figurativa senese della seconda metà del sec. XIV e sulla influenza, non sempre puramente iconografica, che le sue opere hanno esercitato sui nuovi pittori del gotico internazionale.
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