BARTOLO da San Gimignano, Santo
Nacque a Mucchio, castello distante quattro chilometri da San Gimignano, nel 1228, molto probabilmente di maggio, mese in cui da tempo immemorabile viene festeggiato a San Gimignano. Suo padre, Giovanni Bompedoni (così chiamato forse per soprannome latineggiante: da bonus pedo),discendeva dalla nobile famiglia dei conti di Mucchio. La madre, Giuntina (di cui si ignora il casato), per ben venti anni rimase senza figli, finché finalmente le nacque Bartolo.
Ben presto in B. si manifestò una viva vocazione religiosa, alimentata dalla madre e contrastata dal padre, che lo allontanò da sé dichiarandolo mentecatto. B., abbandonata la casa paterna, si recò a Pisa, ove si legò di filiale devozione a un santo vecchio monaco, a nome Paolo, del convento benedettino di S. Vito - Questi lo presentò all'abate del suo convento, che accolse il giovane e gli affidò la cura degli infermi. Benvoluto dai monaci, B. si disponeva a prendere l'abito benedettino, quando, in seguito a un'apparizione, decise di entrare invece nel Terz'Ordine di S.Francesco. Passato da Pisa a Volterra, prese gli ordini sacri e venne consacrato sacerdote all'età di trent'anni. Era allora vescovo di Volterra Ranieri degli Ubertini, abile diplomatico e condottiero di grande prestigio, deciso fautore del movimento dei fiagellanti, nel quale vedeva un utile strumento per ottenere la pacificazione delle fazioni cittadine. Ranieri favorì la costituzione di una compagnia di flagellanti anche a Volterra, di cui fece fondatore e correttore B. e di cui, a detta dei cronisti, si notarono subito i benefici effetti (Castaldi, p. 22).In seguito B. fu mandato come vice-pievano nella terra di Peccioli, dove rimase per dieci anni, esercitando anche lì benefica influenza di pastore e pacificatore. Da Peccioli passò come parroco a Picchena, rocca agli estremi confini meridionali dei comune di San Gimignano; ivi fu rettore della chiesa di S. Niccolò, accogliendovi con aperta ospitalità i pellegrini di passaggio verso Roma.
All'età di circa cinquant'anni B. fu colpito dalla lebbra. Ricoverato nel lebbrosario di San Gimignano, sorto presso la Pieve di Cellole all'inizio del sec. XIII, ne fu nominato rettore nel 1293 e riusci ad organizzarvi l'assistenza agli infermi.
B., detto "il Giobbe della Toscana*, morì nella notte fra il 12 ed il 13 dic. 1300. Secondo fra, Giunta e fra, Mariano, sarebbe spirato all'alba del giorno 13,secondo il Pecori e il Coppi alle otto di sera del giorno 12; nel Libro Bianco del comune di San Gimignano il documento di riconsegna dei beni del lebbrosario, di cui B. era rettore da sette anni, èdatato al 15 dic. 1299,che secondo lo stile dell'Incamazione al computo pisano corrisponde all'anno 1300.
Con solenni funerali il suo corpo fu trasportato da Cellole alla chiesa di S. Agostino a San Gimignano, in base alla disposizione da lui stesso lasciata nel testamento. Il Castaldi, che ritiene tale documento apocrifo, avanza l'ipotesi (non improbabile) che negli ultimi anni di sua vita B. si sia fatto agostiniano (pp. 43-44).
Attualmente le spoglie di B. sono conservate nella chiesa di S. Agostino in una cappella monumentale fatta erigere dal comune di San Gimignano e compiuta fra il 1488 e il 1494 da Giuliano e Benedetto da Maiano, autore quest'ultimo dei ricchi bassorilievi raffiguranti alcuni episodi salienti della agiografia del santo. Il culto di B., sempre vivo in San Gimignano e riconosciuto nel 1523, fu confermato da Pio X nel 1906.
Fonti e Bibl.: A. van den Wyngaert, De sanctis et beatis Tertii Ordinis iuxta codicemfr. Mariani Florentini, in Arch. Francisc. Hist., XIV (1921),J)Ip. 18-24;L. Wadding, Annales Minorum, V, ad Claras Aquas 1931, pp. 475-79; G. V. Coppi, Annali, memorie ed uomini illustri di San Gimignano..., Firenze 1695, pp. 176-79; L. Pecori, Storia della terra di San Gimignano,Firenze 1853, pp. 448 s., 543-47; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI, La scultura del Quattrocento, Milano 1908, pp. 690-92; E. Castaldi, Santo Bartoio, il Giob della Toscana, ed il suo meraviglioso sepolcro di Benedetto da Maiano,Firenze 1928; Enciclopedia Cattolica, II, col. 912.