BROCKES, Bartold Heinrich
Poeta, nato il 22 settembre 1680 ad Amburgo, morto ivi il 16 gennaio 1747. Studiò giurisprudenza a Halle con il celebre Thomasius; dopo un periodo di tirocinio a Wetzlar, presso il tribunale supremo, visitò varie città tedesche, si recò in Italia, in Svizzera, in Francia, in Olanda e ritornò infine, nel 1704, ad Amburgo, dove si consacrò alfine interamente, per varî anni, ai suoi prediletti studi poetici, scientifici ed artistici. Dopo la sua nomina a senatore (1720), gli furono affidate varie missioni diplomatiche a Vienna (1721), Copenaghen (1724), Berlino e Hannover. Dal 1728 al 1729, fu pretore; e nel 1735 venne eletto, per sei anni, podestà del distretto di Ritzebüttel.
L'evoluzione poetica di B. va distinta in due periodi. Il primo (1700-1715) è caratterizzato dal suo oratorio sulla Passione di Cristo (1712, musicato da Haendel nel 1716) e dalla sua versione della Strage degli innocenti di Giambattista Marino (1715). In queste opere, la sua poesia è tutta barocca, artificiosa, impregnata di marinismo. Egli aveva nutrito, sin dai suoi più giovani anni, una predilezione per la pittura e per la musica; tuttavia non gli riuscì di assimilare mai questi elementi coloristici e musicali così da poterli infondere nella sua poesia. L'innata fredda compostezza del suo ingegno traspare spesso attraverso lo scintillio degli arricchimenti eterogenei, suscitando uno sgradevole contrasto. Durante il secondo periodo, invece (1720-1747), sotto la salutare influenza della poesia inglese, e soprattutto di Pope e di Thomson, che trovarono in lui un ottimo traduttore, egli acquistò la coscienza del suo talento poetico, ne scoprì i limiti e le possibilità e riuscì a creare una nuova poesia scientifico-religiosa. L'opera sua principale, che esercitò una notevole influenza sullo svolgimento della poesia classica tedesca, è Irdisches Vergnügen in Gott (9 voll., Amburgo 1721-1748), una raccolta di poesie in cui il B. canta le stagioni, gli elementi, le varie forme attraverso cui la natura si rivela all'uomo. Con quest'opera, B. liberò la poesia tedesca dalle ricercatezze e stravaganze che per lungo tempo l'avevano dominata; in essa, con semplicità e chiarezza di osservazione, B. insegna a riconoscere e adorare Iddio nei più piccoli esseri e fenomeni. La vera poesia dell'opera è appunto nella sommessa e serena religiosità che la ispira, e che fa dimenticare le molte lungaggini e pedanterie che spesso la appesantiscono.
Opere: Werke, ed. Eschenburg, 5 voll., Amburgo 1800; Autobiographie, ed. I. M. Lapffenberg, in Zeitschrift f. hamburgische Geschichte, II (1847). Buone moderne scelte sono quelle curate da A. v. Delius, Brunswick 1917 e di F. Fraenger, Hannover 1920.
Bibl.: Brandl, B. H. Brockes, Innsbruck 1878; Strauss, Brockes und Reimarus, in Gesammelte Schriften, II; F. von Manikowsky, Die Welt- und Lebensanschaung in dem irdischen Vergnügen von B., Greifswald 1914; S. Zamboni, B. H. Brockes, Firenze 1927.