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BANDINI, Bartalo

di Giulio Prunai - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BANDINI, Bartalo (Bartolo di Tura)

Giulio Prunai

Nacque a Massa Marittima nel 1391 da famiglia senese dell'ordine del Popolo, che aveva la signoria di Castiglioncello sul Trinoro (Castiglioncello Bandini); laureato in arti e medicina nello Studio di Siena, vi insegnò filosofia naturale dal 1428 al 1431 e fisica da tale anno sino al 1460, salvo lunghi periodi in cui fu sostituito perché chiamato a pubblici uffici. Fu, infatti, podestà di Magliano in Maremma nel 1436, componente del Concistoro nel 1442, medico dello Spedale di S. Maria della Scala nel 1444; nel novembre di tale anno fu inviato a Piombino per curare Paola Colonna e, nel 1449, a Castellottieri per la cura di Bosio Attendolo, fratello di Francesco Sforza e marito della contessa Cecilia di Santa Fiora, ma ritornò ben presto in Piombino per la malattia di Rinaldo Orsini. Tali missioni sanitarie, affidategli dal governo senese, erano accompagnate da segrete istruzioni politiche; doveva, infatti, raccogliere notizie sullo Stato di Piombino e, nella eventualità della morte dell'Orsini, far sì che la moglie di questo, Caterina Appiano, restasse fedele ai Senesi, ottenendo in cambio la protezione di Siena e di Venezia, dove il B. si era recato ambasciatore nello stesso anno. Lasciò Piombino nel febbraio 1450 per assumere la carica di commissario della Maremma, ma vi fece ritorno nell'ottobre dell'anno seguente per curare e sorvegliare Caterina Appiano, contro cui, dopo la morte dell'Orsini, si erano ribellati gli abitanti, e che era stata invitata dai Fiorentini a ristabilire l'antica accomandigia di Piombino alla Repubblica di Firenze; se la signora di Piombino fosse morta, il B. doveva convincere gli abitanti a darsi ai Senesi. Poiché l'Appiano si accordò con Firenze, egli tornò in Siena il 21 novembre, ma, dopo pochi giorni, riapparve in Piombino per suscitarvi una ribellione di cui non conosciamo l'esito.

Nell'anno successivo il B. fu gonfaloniere del Terzo di S. Martino; nel 1453 fece parte della balìa creata per la conservazione della pace e della libertà in Siena; nel 1454, scelto quale oratore presso la Repubblica di Firenze, non accettò l'incarico e si fece sostituire da Francesco Luti. Nell'anno successivo fu tra gli ambasciatori inviati a prestare omaggio a Callisto III; nel 1456 fu chiamato a partecipare alla balìa deputata a far leggi per la salvezza dello Stato e, nella primavera seguente, fu di nuovo componente del Concistoro. Sempre nel 1456, insieme con il fisico maestro Giovanni di maestro Domenico e l'umanista Agostino Dati, fu inviato al pontefice Callisto III per le questioni esistenti tra Siena e gli Orsini di Pitigliano e, nel 1459, accompagnò, quale rappresentante della signoria senese, Pio II a Mantova.

Nell'anno 1474 troviamo il B., per la quarta volta, in Piombino sotto la duplice veste di agente politico di Siena e di medico di uno dei signori del luogo; nello stesso anno rifiutò, per ragioni di salute, la podesteria di Sarteano. Tenne, per ben tre volte, la più alta carica dello Stato senese, quella di capitano del popolo, in momenti particolarmente difficili per la Repubblica (maggio-giugno 1451, riforma dello stato e delle arti; settembre-ottobre 1463, epidemia di peste; novembre-dicembre 1468, venuta dell'imperatore Federico III). Ebbe, inoltre, altri uffici e incarichi pubblici, tra cui quelli di provveditore della Biccherna e di gonfaloniere del Terzo di Camollìa, dove possedeva una casa nel popolo di S. Donato ai Montanini, accanto a quelle dei Salimbeni. A Firenze egli conobbe Lorenzo de' Medici, con il quale mantenne rapporti epistolari.

Il B. morì in Siena nel 1477; considerato dai contemporanei uno dei più famosi medici del tempo, gli furono rese solenni onoranze a spese del Comune e l'orazione funebre fu pronunciata dallo stesso cancelliere della Repubblica, lo storico e letterato Agostino Dati.

Quantunque il Mazzi abbia asserito che le opere medico-filosofiche del B. vennero stampate in Siena nel 1528, non si ha alcuna notizia di esse, né di tale edizione. Oltre alle lettere dirette a Lorenzo il Magnifico e alla signoria di Siena (quella relativa alla piena del fiume Farnia contiene l'illustrazione delle proprietà terapeutiche dei bagni senesi di Petriolo, della Caldanelle e di Maciareto), abbiamo di lui due consilia,di cui quello dato a Pio II di notevole importanza per la conoscenza della dottrina del B., il quale, come tutti i discepoli della scuola medica senese, seguì la dottrina ippocratica. Questo consilium contiene, infatti, la descrizione della sintomatologia, delle cause e la diagnosi della malattia dei pontefice (gotta viscerale e articolare, calcolosi renale, insufficienza epatica, catarro bronchiale); per essa consiglia, prima di tutto, uno speciale tenore di vita (cure purgative a primavera e in autunno, permanenza in ambienti temperati con fuoco di legna di ginepro, evitare l'aria torbida e grossa), e, poi, un'apposita dieta (eccitanti prima dei pasti, pane di frumento e di spelta, poco salato e poco fermentato, brodi con erbe odorose e con semolini di miglio e di grano, succo di melagrana in luogo del vino, uso delle carni limitato a quelle di coniglio, vitello, daino, starne e pernici, abolizione della frutta fresca). Come cure prescrive unzioni, più proprie della medicina medievale che non del suo tempo. Considera, infine, come rimedio sovrano, le cure idrotermali di Maciareto, di Petriolo e della Caldanelle fatte in luoghi coperti di ramoscelli resinosi e di lini, bagnati con essenze, e in cui si facciano suffumigi di ginepro e di mirto. L'altro consilium,scritto per s. Bernardino, si limita alla diagnosi della malattia (artrite dei piedi, delle ginocchia e della spalla sinistra). I due consilia sono contenuti nel cod. Vat. Lat. 1440.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo av. il princ.,XVII, 323; XXV, 340; XXX, 472;Arch. di Stato di Siena, Concistoro 510, c. 1; 527, c. 32; 582, c. 1; 613, c. 1; 2408, cc. 28, 32, 50, 98; 2415, cc. 69-70, 98v, 101v; Balìa 493, c. 90; Manoscritti,A. 11, c. 56;Roma, Biblioteca Vaticana, cod. Vat. Lat.,1440, cc. 1-5, 60;A. Dati, Opera,Senis 1503, cc. 99-100v;I. Ugurgieri, Le Pompe Sanesi,Pistoia 1649, I, 17°,p. 510; G. Banchi, Legaz. senesi del sec. XV,Siena 1864, p. 69;L. Zdekauer, Lo Studio di Siena nel Rinasc.,Milano 1894, p. 155;Id., Lett. di m, B. di T. sulla piena della Farma a Petriolo,in Bullett. senese di storia patria,III (1894), pp. 754-757;C. Mazzi, Lo Studio di un medico senese del sec. XIV,in Riv. d. Biblioteche e d. Archivi,V (1894),pp. 27-48;Id., La casa di m° B. di T.,in Bullett. senese di storia Patria,III (1896), pp. 142-176, 356-401; IV (1897), pp. 107-114, 395-402; V (1898), pp. 81-88, 270-277, 436-451; VI (1899), pp. 139-146, 393-400, 513-519; VII (1900), pp. 300-324;L. Zdekaucr, Un consulto medico dato a Pio II, ibid.,V (1898), pp. 101-106;A. Della Torre, L'Accad. Platonica di Firenze,Firenze 1902, p. 142;G. Venerosi-Pesciolini, I bagni senesi di Petriolo,in La Diana,VI (1931), pp. 110-135;A. Garosi, Siena nella storia della medicina,Firenze 1958, pp. 262-269.

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