BARRILE, Giovannangelo, duca di Caivano
Nacque alla fine del sec. XVI probabilmente a Caivano (Napoli). Nel 1638 era vicecancelliere del Regno e, in questa qualità, presiedeva il collegio napoletano dei dottori quando Giulio Genoino, liberato dal carcere al quale era stato condannato per la sua partecipazione ai moti antinobiliari del 1620, pretese che gli fosse restituito il seggio che aveva ricoperto sino al momento dell'arresto. Contro di lui il B. sostenne invece le pretese del reggente del collaterale Fabio Capece Galeota, al quale poi il seggio fu effettivamente attribuito.
Non c'è dubbio che questo atteggiamento ostile al vecchio agitatore napoletano ebbe il suo peso nel determinare le violenze della plebe contro il B., allorché scoppiarono i moti popolari del 1647 nei quali il Genoino ebbe tanta parte. Comunque il B. si era già acquistato una larghissima impopolarità con i procedimenti arbitrari con cui faceva esigere le gabelle, tanto che il visitatore generale juan Chacon, al termine dell'inchiesta condotta nel Regno nel 1645, sconfessò apertamente i suoi metodi, lo confinò fuori di Napoli e lo sottopose ad un processo. Questo però si risolse senza troppo danno per il B., che due anni dopo ricopriva la carica di segretario del Regno e continuava ad avere una parte di primo piano nella politica di esasperato fiscalismo cui venivano sottoposte le popolazioni.
Nel luglio del 1647, allo scoppio dell'insurrezione masanelliana, il B. fu indicato come uno dei maggiori responsabili delle imposizioni delle nuove, gravosissime gabelle: il 9 luglio i popolari saccheggiarono e bruciarono cinque case di sua proprietà ed un palazzo a Santa Chiara, dove andò distrutta una preziosa biblioteca: due giorni dopo Masaniello fece bruciare in piazza mobili e oggetti di valore che il B. aveva fatto nascondere nel monastero di S. Sebastiano ordinando poi che fosse abbattuto un altro palazzo posseduto dal B. a Posillipo.
Non più popolare che a Napoli il B. doveva essere tra i contadini del suo feudo di Caivano, i quali insorsero bruciando il palazzo della famiglia Barrile; il 7 novembre si rivolsero al duca di MaddaIoni, offrendogli un contributo di 20.000 ducati, e lo scongiurarono di acquistare il feudo sottraendoli in tal modo all'insopportabile dominio del Barrile. Questi sin dal luglio aveva abbandonato il Regno con la sua famiglia, rifugiandosi a Roma; quando poi ebbe notizia della morte di Masaniello si trasferì a Gaeta ove nell'agosto gli giunse la notizia che il viceré aveva ceduto alle richieste dei popolari e nei capitoli stipulati con i rappresentanti della plebe era stata stabilita per lui e per la sua discendenza l'esclusione da qualsiasi ufficio del Regno.
Da questo momento il B. fu tra i maggiori organizzatori della reazione nobiliare: partecipò al convegno tenutosi ad Aversa, dove i baroni elessero generale del loro piccolo esercito Prospero Tuttavilla; egli fu prescelto come ambasciatore della nobiltà a don Giovanni d'Austria, con l'incarico di informare il principe dei programmi militari stabiliti nel convegno. Il 29 ottobre il B. era a Napoli e, assolta la sua missione, gli fu affidato l'incarico di provvedere al vettovagliamento dell'armata regia.
Dopo la definitiva repressione della rivolta, il viceré duca d'Arcos restituì il 9 ag. 1648 al B. la carica di segretario del Regno nella quale, sin dal suo allontanamento da Napoli, era stato sostituito dal nipote Donato Coppola duca di Cansano.
Da questo momento non si hanno più notizie del Barrile.
Fonti e Bibl.: F. Capecelatro, Dìario..., Napoli 1850-1854, passìm; M. Schipa, Masaniello,Bari 1925, jpp. 63, 67, 106.