BARONCELLI, Nicolò di Giovanni, detto Nicolò del Cavallo
Nacque a Firenze; discepolo di Brunelleschi secondo il Vasari, fu scultore, fonditore in bronzo e medaglista.
Nel 1434 una dichiarazione di debito, fatta per l'Affitto di una casa in contrada del Duomo, ci attesta la sua presenza a Padova, dove egli resterà per quasi un decennio. Pochissime opere ci sono giunte fra le molte eseguite dal B. in questa città. Sono andate perdute, infatti, sia le dieci statue del monumento sepolcrale di Galeazzo di Santa Sofia (il monumento doveva essere eretto nella chiesa degli Eremitani entro il 1438 e invece non era ancora ultimato nel 1440) commissionategli nel 1436, sia gran parte delle numerose figure a bassorilievo e a tutto tondo eseguite per l'Ampliamento della tomba Sanguinacci sempre per la chiesa degli Eremitani. Nella sacrestia di detta chiesa si trovano però un S. Giovanni Evengelista e un S. Stefano in terracotta policroma, resti, secondo il Fiocco, della tomba Sanguinacci. Il Fiocco attribuisce al B. anche i due tondi in terracotta del tomacoro della chiesa del Santo, un tempo attribuiti a Niccolò Coccari. Sarebbero da identificare appunto con quelli per i quali tra il 1436 ed il 1437 ricorrono pagamenti nei riguardi di un Nicolò da Firenze.
Il 27 luglio 1440 il B. si assumeva il compito di realizzare, per conto della fraglia dei fabbri e maniscalchi, nella chiesa di S. Clemente, un'ancona in terracotta e in pietra (sostituita nel sec. XVII). Se la Madonna con Bambino, il S. Antonio ed il S. Eligio non sono oggi rintracciabili, nel Museo Civico di Padova si conserva, se pur danneggiata, una formella a bassorilievo, frammento della cimasa, con il Miracolo di s. Eligio.
Il 28 ag. 1441 venne commesso al B. il portale laterale della chiesa degli Erenútani, terminato l'Anno successivo. In questo lavoro, dove fra tralci di vite e angioli è raffigurata l'Annunciazione e lungo i fianchi dodici formelle rappresentano i Mesi, l'Artista si mostra vicino (Donatello non è ancora giunto a Padova) sia al Lippi sia al "rinascimento umbratile" in quegli anni in fiore nel Veneto.
Sempre nella chiesa degli Eremitani si conservano la predella di un dossale d'Altare con Storie della vita di s. Bernardino e la grande lastra tombale del teologo Paolo Veneto, vicine alla maniera del Baroncelli.
Nel 1443 il B. è attivo a Ferrara. In questo anno gli viene commissionato da Lionello d'este un ex voto in cera.
L'opera, oggi perduta, si trovava nella chiesa di S. Maria degli Angioli di Belfiore e rappresentava un falconiere del marchese con due girifalchi. Forse si trattava di Costa da Candia che, navigando verso Cipro, aveva corso pericolo di naufragio. Questo ex voto, dalle figure di grandezza naturale, era stato colorato dallo stesso B. e per le dimensioni veniva considerato in Ferrara un'opera del tutto insolita.
Sempre nel 1443 il B. ricevette l'incarico di eseguire per la cappella della corte sei angioli in bronzo di differente grandezza: non ancora ultimati nel 1445, dorati nel 1446 da Michele Ongaro, sono oggi perduti. Uguale sorte toccò ai due angioli modellati dal B. nel 1447 per la cappella di Borso, a una statua del Precursore e ad un angiolo eseguito per una più antica Annunciazione danneggiata da un fulmine.
Le opere più importanti del B. in Ferrara dovettero essere indubbiamente il cavallo del monumento a Nicolò III e la statua di Borso, opere ambedue distrutte a furor di popolo nel 1796.
La statua di Nicolò III venne commissionata al B. e al fiorentino Antonio di Cristoforo, i quali infatti si erano presentati il 27 nov. 1444 al concorso indetto dai Dodici savi ottenendo un apprezzamento di pari valore. In seguito, sebbene per consiglio di Leon Battista Alberti si fosse aggiunto un votante e sebbene al B. fosse mancato un voto, per la protezione del duca il nostro artista veniva affiancato al vincitore Antonio di Cristoforo. Cosl' mentre l'incarico dell'esecuzione della statua era dato ad Antonio di Cristoforo, al B. si affidava l'esecuzione del cavallo. Da tale fatto il B. derivò il soprannome.
Il gruppo equestre venne innalzato il 2 giugno 1451, giorno dell'Ascensione, nella piazza prospiciente la cattedrale, da dove venne spostato nel 1472, assieme alla statua di Borso, per essere posto lateralmente all'ingresso del castello, luogo che prese appunto il nome di "volto del cavallo".
Fu tale il successo di questa opera che il io sett. 1451 il B. venne incaricato di eseguire la statua di Borso d'este.
Essendo però egli morto prima del compimento dell'opera, la statua venne ultimata dal figlio Giovanni e dal genero Domenico di Paris assieme ad altri collaboratori. Essa rappresentava il duca seduto, col bastone di comando in mano, in veste di sovrano pacifico, mentre alcuni putti reggevano gli stemmi degli Estensi e del Comune. Fu innalzata nel 1454 davanti al palazzo della Ragione, indi trasportata vicino all'ingresso del castello.
Delle opere certe del B. eseguite in Ferrara resta soltanto il gruppo di statue bronzee della cattedrale, commissionatogli nel 1450. Soltanto il Crocefisso, la Madonna ed il San Giovanni spettano al B. che si giovò anche dell'aiuto del figlio Giovanni. Il San Giorgio e il San Maurelio, pur facenti parte dell'insieme, sono opere invece di Domenico di Paris. Se nel ritmo dei panneggi possiamo rintracciare nelle tre statue del B. reminiscenze ancora gotiche, tuttavia l'influenza donatelliana è fortissima, sebbene interpretata in maniera un po, convenzionale.
Al B. viene inoltre attribuito, seppure in forma dubitativa, il busto di Ludovico III Gonzaga, negli Staatliche Museen di Berlin Dahlem. Di questa opera si conserva una replica nella collezione Jacquemart-André di Parigi (il busto di Berlino è stato attribuito anche a Donatello e a L. B. Alberti, cfr. Europaische Bildwerke..., Múnchen 1957, p. 49, cat. del museo). Molto probabilmente il B. è da identificare con il Nicholaus che firmò il verso della medaglia di "Lionellus Marchio Estensis" (Vienna, Gabinetto delle Medaglie) e che viene pure citato nel 1447 nel libro delle spese della casa d'este assieme ad altri coniatori di medaglie.
Morì a Ferrara tra il 24 e il 29 ott. 1453.
La sua bottega, alla morte, venne continuata dal genero Domenico di Paris, padovano, e dal figlio GIOVANNI. Quest'ultúno è da identificare, per il passaggio del soprannome del padre al figlio, probabilmente con il Giovanni del Cavallo, graziato nel 1493 dall'esilio che gli era stato inflitto per aver partecipato ad una congiura contro il duca. Giovanni lavorò assieme al padre al gruppo di statue bronzee per la cattedrale di Ferrara e, alla morte di Nicolò' ultimò assieme al cognato il monumento di Borso. Ebbe due figli: certi Paride o Parisio e Taliano o Vitaliano, nominati in un atto nel 1465.
Figlio del B. fu anche ANTONIO, intagliatore in legno, ricordato in un documento di pagamento del 20 marzo 1451, per una scultura lignea fatta per la sacrestia della cattedrale di Ferrara. Lo Zani menziona come figlio del B. anche un CARLO, scultore in bronzo e architetto fiorentino, attivo intorno al 1440.
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