BAROJA Y Nessi, Pío
Scrittore spagnolo, nato a San Sebastián il 28 dicembre 1872, vivente. Laureatosi in medicina, fu dapprima medico a Cestona, indi panettiere a Madrid in società con suo fratello Ricardo, che divenne poi distinto pittore e incisore acquafortista. Ma lasciò presto anche la panificazione per consacrarsi interamente alla letteratura. Egli è indubbiamente uno dei migliori e più fecondi scrittori spagnoli contemporanei; romanziere verista, porta nelle sue opere uno spirito ribelle e picaresco, non esente da influssi di Poe, Zola, Dostoevskij. I suoi romanzi, molti dei quali sono abbondantemente dialogati, si distinguono per la lucida forza di osservazione, la dipintura colorita di ambienti e di personaggi, venata sempre di amara filosofia, lo stile semplice e vigoroso, sebbene talvolta trascurato anche e quasi sempre freddo, duro, privo di emozione. In qualcuno di essi è ritratta la vita nei tristi villaggi del Nord della Spagna, in altri sono rievocati episodî delle guerre carliste o pellegrinaggi in terre straniere, e in tutti si avverte la simpatia dell'autore verso i diseredati dalla fortuna. Romanzi frammentarî, ricchi di idee ma piuttosto poveri di azione, riescono tuttavia a incatenare l'attenzione del lettore. Senza il pessimismo che lo caratterizza, il B. avrebbe potuto essere considerato il continuatore del Galdós degli Episodios nacionales, poiché nei suoi libri ferve tutta la Spagna; perfino in quelli che si svolgono a Parigi, a Londra o a Roma, vi sono brandelli di vita spagnola. Oriundo italiano per parte di madre, non risparmia qua e là ne' suoi romanzi motteggi o strali all'indirizzo degl'Italiani; però non c'è popolo che egli non faccia oggetto di canzonature o di frecciate, a cominciare dallo stesso spagnolo. Fra i suoi migliori lavori, alcuni dei quali tradotti anche in italiano, vanno rilevati: Vidas sombrías (1900), La Casa de Aizgorri (1900), Idilios vascos (1902), Camino de perfección (1902), Aventuras, inventos y mixtificaciones de Silvestre Paradox (1902), El mayorazgo de Labraz (1903), La Busca, Mala hierba, Aurora roja (1904), La feria de los discretos (1908), Los últimos románticos (1906), Paradox Rey (1906), La dama errante (1908), La ciudad de la niebla (1909), Zalacaín el aventurero (1910), Las inquietudes de Shanti-Andia (1911), El árbol de la ciencia (1912), Juventud, egolatría (1917), quest'ultimo di carattere autobiografico; El gran iorbellino del mundo (1925), Las veleidades de la fortuna (1926), Los amores tardíos (1926); e infine le Memorias de un hombre de acción (1913-1927), romanzi a fondo storico, di cui sono finora apparsi 16 volumi. Gli ultimi tre: Las figuras de cera, La Nave de los locos, Las mascaradas sangrientas, sono forse i migliori della collana.
Al teatro ha dato Adiós a la bohemia, un atto giovanile (1907) rappresentato solo nel 1923, El mayorazgo de Labraz, in collaborazione con Muñoz del Portillo, non troppo felice riduzione scenica del romanzo omonimo, e infine Arlequín mancebo de botica o Los pretendientes de Colombina, un atto succoso e policromo, tra burlesco e ingenuo, rappresentato dapprima nel teatro privato dei Baroja, con lo stesso autore come protagonista, e poi (1927) al Círculo de bellas artes di Madrid dalla Compañía del Cántaro roto, diretta da Valle-Inclán.
Bibl.: H. Peseaux-Richard, Un romancier espagnol: Pío Baroja, in Revue hispanique, XXIII (1910), pp. 109-187; S. de Madariaga, Semblanzas literarias contemporáneas, Barcellona 1924; J. M. Salaverría, Retratos, madrid 1926; Andrenio (E. Gómez de Baquero), De Gallardo a Unamuno, Madrid 1926; id., Novelas y novelistas, Madrid 1918; F. Pina, P. B., Valencia 1928. Altre monografie hanno composto F. García Sanchiz, Valencia 1905; L. P. Thomas, Bruxelles; e J. Mas y Pi, Buenos Aires 1912.