MANASSEI, Barnaba
Figlio di Cipriano (o di Piergiovanni, secondo Fantozzi) e di una Francesca di cui non è noto il casato, dovette nascere a Terni nel 1398 da una famiglia di una certa rilevanza in ambito locale.
Di origini sabine, attivi a Terni dalla fine del XII secolo, i Manassei risiedevano nel rione Fabri dove avevano, nella chiesa di S. Salvatore, la loro cappella patronale intitolata a S. Giovanni Evangelista. Il padre del M. ricoprì a lungo incarichi podestarili in importanti centri dell'Italia centrale fra i quali Recanati (1402), Ancona (1403), L'Aquila (1420), Firenze (1424), Siena (1425), Norcia (1426), Perugia (1433). Altri esponenti della famiglia svolsero incarichi pubblici in numerose città italiane; un fratello del M., Antonio, è ricordato come "comes palatinus" e "capitaneus civitatis Tudertis" nel 1455 (Manassei, p. 497).
Non si hanno notizie del M. fino alla sua entrata nell'Osservanza francescana avvenuta - stando alla tradizione cronachistica proposta da Agostino da Stroncone e ripresa da tutta la letteratura - nel 1430, quando egli aveva già conseguito, probabilmente a Perugia, il titolo di dottore in filosofia e in medicina.
Nel 1438, in occasione del capitolo provinciale dell'Osservanza presieduto da Bernardino da Siena, fu da questo nominato guardiano della Porziuncola, incarico che resse fino al 1445, quando fu trasferito, in qualità di superiore, al convento perugino di S. Francesco al Monte (oggi Monteripido). In quello stesso anno, per impulso di Giacomo della Marca che vi tenne un ciclo di prediche, fu fondata a Perugia la Compagnia dei Ss. Girolamo, Francesco e Bernardino: la compagnia, che riuniva fra i suoi membri le più rilevanti figure della vita spirituale e istituzionale della città umbra, annoverò fra i suoi primi componenti il Manassei.
La presenza del M. nella vita pubblica di Perugia è testimoniata, fra l'altro, dalle numerose sottoscrizioni che egli appose in occasione di testamenti dettati da importanti esponenti cittadini nel corso degli anni successivi.
Nel 1451 fu nominato vicario dell'Osservanza per la provincia umbra e con tale incarico partecipò, l'anno seguente, al capitolo generale dell'Aquila, nel quale sottoscrisse i cosiddetti capitoli "de concordia", volti a non dividere in modo netto le due famiglie della comunità minoritica. Proprio il M. propose, nel corso del capitolo, che l'incarico di vicario non superasse i tre anni di durata. Durante l'ultimo anno della sua vicaria intervenne in favore delle clarisse di S. Maria in Monteluce, affidando a Lucia da Foligno l'incarico temporaneo di badessa in sostituzione di Cecilia Coppoli.
Di nuovo superiore a Monteripido nel 1454, il M. ricoprì ancora l'incarico di vicario provinciale nel 1460. Il 4 aprile, in coincidenza con l'intensa predicazione di Giacomo della Marca a Perugia, egli sollecitò, insieme con Giacomo e con il guardiano del convento, il lucchese Giovanni Buonvisi, le autorità cittadine a intervenire con norme più severe per limitare le spese eccessive per gli ornamenti femminili e i banchetti funebri. Tale richiesta fu accolta e il 16 di quello stesso mese anche il M. fu convocato dal governatore Bartolomeo Vitelleschi per provvedere con un'apposita normativa.
Non si hanno altre notizie sulla sua attività in questi anni: la letteratura gli attribuisce buone doti oratorie e profonda dottrina, ma non ci sono, in merito, concrete testimonianze. Nel marzo 1461 un cittadino di Norcia, Angelo di Pietro Tucci, nel dettare le sue ultime volontà, lasciava un "carfagno fratesco" del valore di 7 fiorini al M.: la coincidenza con il periodo quaresimale induce a ritenere che egli abbia svolto un ciclo di prediche nella cittadina umbra, ma non sono noti ulteriori riscontri documentari.
Sempre nel corso di questa seconda vicaria fu istituito a Perugia il primo Monte di pietà, sorto nel 1462 per iniziativa di un altro importante esponente dell'Osservanza, Michele Carcano. In occasione della sua predicazione, tenutasi durante il periodo quaresimale, Carcano stigmatizzò il ricorso al prestito ebraico, regolato a Perugia, al pari della altre città italiane, da precisi accordi stipulati dalle pubbliche autorità con feneratori israeliti e sollecitò, di pari passo con la revoca di tali accordi, la fondazione di un Monte di pegni cittadino destinato a prestiti di limitata entità. Proprio la fattiva presenza del M. in Perugia in quel periodo ha fatto sì che una vasta letteratura gli abbia attribuito il merito di tale fondazione.
Già Mariano da Firenze nella sua Cronica aveva infatti presentato il Monte di pietà come una specifica "invenzione" del M. ("frater Barnaba [(] inventor Montis pietatis vir quidem doctor in seculo et in religione sanctus") e proprio a tale fonte si sono richiamati Wadding e Iacobilli, che hanno a loro volta fornito dati ripresi anche da numerosi repertori (cfr. Enc. Italiana, VI, p. 202; XXIII, p. 725; Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, VI, col. 853). In tale prospettiva può anche essere interpretata la "rivelazione" che lo stesso M. ebbe, stando al Defensorium Montis pietatis, opera del francescano lombardo Bernardino Busti, del prossimo arrivo di Michele Carcano e dell'imminente fondazione del Monte di pietà da parte di quest'ultimo ("alia [(] revelatio facta fuit patri fratri Barnabe de Ternis et patri fratri Antonio de Todis [(] quibus sepius rogantibus dummodo Yesum ut succurrere dignaretur civitati perusine que iudeorum et aliorum usurariorum voraginibus devastabatur. Ipse dominus Yesus [(] apparens dixit eis quod volebat in sequenti quadragesima mittere ibi patrem fratrem Michaelem de Carcano"). Pur non essendo suffragato da documenti non è però da escludere del tutto, come rileva Sensi, un ruolo di coordinamento svolto anche dal M. oltre che da Fortunato Coppoli, figura quest'ultima di un certo rilievo dell'Osservanza umbra nonché membro di un'importante casata perugina, nel sostenere presso le autorità cittadine tale istituzione, ruolo già ipotizzato in precedenti studi (cfr. Majarelli - Nicolini, p. 142).
Terminato l'incarico di vicario, al M. fu affidata nel 1463 la guardiania della Porziuncola. Non si hanno ulteriori notizie del M. fino al 1467, quando intervenne a Terni a sostegno di Coppoli nella riorganizzazione del locale Monte di pietà.
Anche nella città natale del M. infatti, verso la fine del 1464, era sorto per iniziativa di Nicola da Spoleto, un francescano non altrimenti noto, un Mons mutationis gestito dalla Confraternita di S. Nicandro. Nell'autunno del 1467 Fortunato Coppoli presenziò attivamente al riordinamento amministrativo di tale istituto di credito il cui esordio, con tutta probabilità, aveva subito conosciuto una situazione di crisi. Accanto a Coppoli, nel corso della seduta consiliare del 3 novembre di quell'anno in cui fu approvato lo statuto del Monte di pietà, compariva anche il Manassei. La sua presenza, sottolineata con eccessivo rilievo dalla storiografia locale (cfr. Manassei) fu senz'altro dovuta al ruolo di mediazione, simile a quello affrontato nel corso della fondazione del Monte di Perugia, che egli svolse fra Coppoli, principale responsabile di questa iniziativa, e le locali autorità. L'azione del M., al pari di quella di altri esponenti, è significativa della presenza dei frati dell'Osservanza nelle più alte sfere cittadine, dovuta soprattutto alla comune appartenenza dei suoi componenti al locale patriziato urbano.
Il nome del M. quale promotore dei Monti di pietà compare di nuovo nel 1468, quando anche ad Assisi fu fondato questo nuovo istituto di credito. Proprio per impulso della predicazione del M., di nuovo ricordato insieme con Coppoli, le autorità cittadine provvidero il 14 giugno alla stesura dei capitoli del Monte di pietà, dopo che tale iniziativa era stata dibattuta nelle precedenti sedute consiliari (26 maggio, 8 giugno).
L'ipotesi di un ulteriore coinvolgimento del M. nella propaganda a favore dei Monti di pietà è stata avanzata, in merito al Monte di Pistoia, da Meneghin (p. 73), il quale ha ravvisato nello sconosciuto Bonaventura da Terni, che nel 1470 sollecitò le autorità pistoiesi a fondare tale istituzione, il più certo e storicamente accertato Manassei.
Successivamente il M. fu di nuovo a Terni nel settembre del 1472, quando pose la prima pietra del convento osservante di S. Maria delle Grazie; in quello stesso periodo il Monte di pietà cittadino fu di nuovo oggetto di intervento finanziario e organizzativo da parte di un osservante perugino, Agostino Maccabei, senza però un più diretto coinvolgimento, stando alle testimonianze, del Manassei.
Non è noto in quale momento al M. sia stato affidato l'eremo delle Carceri di S. Francesco del Subasio, presso Assisi, dove probabilmente svolse l'incarico di guardiano. Il M. morì in quel convento, secondo Mariano da Firenze, il 17 febbr. 1474 (o forse il 17 febbr. 1477, come propone Iacobilli).
L'altare maggiore presenta affreschi della seconda metà del Quattrocento che raffigurano, fra i diversi soggetti, una Deposizione simile a quella degli stemmi dei Monti di pietà: tale elemento iconografico si collega in modo diretto al M., sepolto nella vicina cappella della Maddalena. Nel 1478 Francesca Baglioni, appartenente alla nota casata perugina e moglie del giureconsulto Cristofano Alessi, dispose un lascito di 20 fiorini d'oro per un'onorevole sepoltura del M. e nel 1484 affidò altri 20 fiorini "convertendos in fabrica unius cappelle construende super sepulturam ubi humatus fuit frater Barnabas" (Fantozzi, p. 233).
Non sono note opere del M., il cui interesse per il mondo economico, spesso al centro delle riflessioni di ambito minoritico, è testimoniato da un codice forse di suo possesso proveniente dall'eremo delle Carceri di Assisi e contenente il Trattato de le compagnie e soccite, opera del perugino Paolo di Sinibaldo Ramazzani (Assisi, Biblioteca del Convento della Chiesa nuova, G. VIII.18 [ora ms. 14], cfr. Majarelli - Nicolini). La quaestio attribuita al M., De licita et iusta Montis pietatis erectione, datata da Sbaraglia al 1450, non è nota e la sua stessa esistenza e attribuzione sono, con tutta probabilità, da non accogliere.
Fonti e Bibl.: B. Busti, Defensorium Montis pietatis, Venetiis 1497, c. g3r; L'Umbria serafica di p. Agostino da Stroncone, a cura di M. Faloci Pulignani, in Miscellanea francescana, IV (1889), p. 152; V (1890), p. 162; Bernardini Aquilani Chronica fratrum minorum, a cura di L. Lemmens, Romae 1902, p. 43; Mariano da Firenze, Compendium chronicarum fratrum minorum, in Archivum Franciscanum historicum, IV (1911), p. 323; A. Fantozzi, Documenti intorno alla b. Cecilia Coppoli, ibid., XIX (1926), pp. 217, 222 s.; F. Angeloni, Historia di Terni, Roma 1646, pp. 230-232; L. Iacobilli, Vite de' santi e beati dell'Umbria, I, Foligno 1647, pp. 261-263; A. Cristofani, Delle storie di Assisi, II, Assisi 1875, pp. 93 s.; P. Manassei, B. da Terni e i Monti di pietà, in Bollettino della deputazione di storia patria dell'Umbria, VIII (1902), pp. 467-500; H. Holzapfel, Die Anfänge der Montes pietatis (1462-1515), München 1903, pp. 34 s., 39 s., 56, 98; L. Wadding, Annales Minorum, XIII, Quaracchi-Firenze 1932, p. 223; XIV, ibid. 1933, pp. 105-108; S. Majarelli - U. Nicolini, Il Monte dei poveri di Perugia, periodo delle origini (1462-1474), Perugia 1962, ad ind.; A. Ghinato, A chi si deve attribuire la rivelazione profetica dei Monti di pietà? in Studi e documenti intorno ai primitivi Monti di pietà, IV, Roma 1963, pp. 11-16; Id., Il beato B. M. da Terni e le origini dei Monti di pietà nel Quattrocento, ibid., pp. 19-34; Id., Un propagatore dei Monti di pietà: p. Fortunato Coppoli da Perugia, ibid., p. 55; M. Gatti, L'eremo delle Carceri di S. Francesco del Subasio, Assisi 1969, pp. 53 s., 65, 106 s., 109 s., 159; M. Meloni, Il trattato volgare di fr. Paolo Ramazzani, in Bollettino della deputazione di storia patria dell'Umbria, LXXVII (1982), pp. 76 s.; R. Cordella, Il Monte di pietà di Norcia, ibid., LXXXIV (1987), p. 111; V. Meneghin, I Monti di pietà in Italia dal 1462 al 1562, Vicenza 1986, pp. 56, 73; M. Sensi, Marco da Montegallo apostolo dei Monti di pietà, in Marco da Montegallo (1425-1496), Atti del convegno di studio di Ascoli Piceno, 1996 - Montegallo( 1997, a cura di S. Bracci, Padova 1999, pp. 238 s.; G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, I, Romae 1908, p. 114; Diz. biografico degli Italiani, XV, p. 326; XXVIII, pp. 670-675.