ADORNO, Barnaba
Figlio di Carlo e di Ilaria del Carretto, dal nonno Barnaba (doge nel 1447) e dallo zio Prospero (doge nel 1461)ereditò grandi ricchezze, alle quali si aggiunsero quelle della moglie Maddalena, figlia unica di Antoniotto Adorno (doge nel 1522), sposata a conclusione di una complessa lite patrimoniale, nonché i beni di altri Adorno, Giovanni e Agostino, figli del doge Raffaele. Nella spedizione di Carlo V contro la Provenza, finita male per la peste e per la tenace resistenza francese, restò prigioniero con il fratello Gregorio e con Ugo de Moncada (battaglia di Varazze, 30 genn. 1525). Dopo la battaglia di Pavia, nell'aprile 1525 riebbe la libertà. Combatté ancora contro i Francesi a Napoli, nel 1528, avendone in premio da Carlo V una pensione.
Il rivolgimento politico di Genova ad opera di Andrea Doria (settembre 1528), che bandì la famiglia Adorno dalle alte cariche politiche, non gli impedì di godere il favore imperiale. Al principio del 1529 fu inviato al re di Ungheria per accelerare gli arruolamenti chiesti da Carlo V. Nel maggio, infatti, proveniente da Genova per Piacenza e Mantova, era nel Trentino, a Lodrone, diretto in Baviera, dove a Füssen radunò gli armati sotto il suo comando per condurli in Lombardia. Fu presente alla incoronazione di Carlo V a Bologna (1530). Nella nuova sfortunata spedizione in Provenza del 1536partecipò con trecento suoi uomini, contribuendo poi a portare in salvo le truppe asburgiche nella ritirata, attraverso l'Appennino, dove erano numerosi i suoi feudi. A ciò si deve forse il diploma del 19 ag. 1536,col quale Carlo V gli concedeva particolare protezione e feudi a Silvano e Castelletto d'Orba. Ebbe successive investiture ed un nuovo diploma di protezione.
Le sue immense ricchezze e la posizione dei suoi feudi nel retroterra di Genova favorirono il suo disegno di riprendere nella città il primato che era stato della sua famiglia: ed egli parve per un momento farsi interprete del fermento antidoriano del partito imperiale. I suoi ambiziosi progetti forse lo misero in contatto con il marchese del Vasto intorno al 1540. Sembra che anche altre offerte, ma da parte francese, gli venissero fatte, da lui però respinte. Contatti con gli avversari di Andrea Doria e forse anche con l'ambasciatore spagnolo Figueroa ebbe certamente (ucciso il Doria, avrebbe dovuto assumere il dogato), ma il governo genovese non poté provare una sua partecipazione alla congiura di G. L. Fieschi (1547), benché fosse stato in rapporto col Fieschi attraverso il domenicano Antonio Badaracco, che fu giustiziato; sull'A. si raccolsero soltanto voci. Più tardi, invece, tra il 1550e il 1552 risultarono rapporti tra l'A. e i capi delle altre congiure (Giuliano della Riva, Tommaso De Marini, Stefano e Domenico Spinola, Francesco Rivarola), nell'intricato giuoco di cospirazioni favorito dalla Francia; e nei processi che ne seguirono risultarono contatti anche con i Farnese ed egli apparve tra i compromessi, anche se nulla di sicuro poté essere accertato. La sua condanna a morte in contumacia (10 genn. 1551) fu motivata dal rifiuto di presentarsi a scolparsi.
Dopo questa data l'A. scompare dalla scena politica. Morì presso Padova nel 1558ed ebbe sepoltura a Venezia nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, con una iscrizione in latino di G. Ruscelli suo amico.
Da Maddalena Adorno, sposata nel 1528, aveva avuto quindici figli: delle nove femmine, cinque si monacarono; dei sei maschi si ricordano il primogenito Prospero (m. 1575),onorato dall'imperatore Massimiliano; Agostino, cavaliere di Malta, che fu a Lepanto nel 1571 con un suo corpo militare; Giovanni, che fu preso schiavo dai Turchi e poi liberato; Gerolamo, che, dopo la morte dei fratelli, rimase unico padrone dell'ingente patrimonio familiare.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Processi politici,mazzi 2964 e 2965 (in quest'ultimo, nel fasc. 9, è la condanna a morte); U. Folietae Coniuratio I. L. Flisci,in Ex universa historia,Neapoli 1571, cc. 27-28; Colección de documentos inéditos para la historia de España,Madrid 1854, p. 437; M. Sanuto, I diarii,L, Venezia 1898, coll. 316, 361; LI, ibid. 1898, col. 338; P. Litta, Famiglie cel. ital., Adorno,tav. VI; B. De Rossi, Istoria genealogica e cronologica delle due nobilissime case Adorna e Botta,Firenze 1719, pp. 76, 83, 86 ss., 190; T. L. Belgrano, Interrogatorii ed allegazione spettanti alla causa promossa da Scipione Fieschi,in Atti d. Società ligure di storia patria,VIII (1872), pp. 296-301; C. Casati, Nuove notizie intorno a T. De Marini,in Arch. stor. lombardo,XIII (1886), pp. 614, 616 s.; A. Gavazza, Nuovi documenti sulla congiura dei Fieschi,Genova 1886, pp. 21-23, 30, 63;G.Oreste, Genova e Andrea Doria nella fase critica del conflitto franco-asburgico,in Atti d. Società ligure di storia patria,LXXII (1950), p. 15; V. Vitale, Breviario della storia di Genova,II, Genova 1955, p. 213.