BARLAAM Calabro
Nato a Seminara (Reggio di Calabria) circa l'anno 1290, ordinato sacerdote nel monastero basiliano di S. Elia di Galatro, si recò in Oriente, dove risiedette a Costantinopoli e a Salonicco, acquistandosi grande popolarità con la sua eloquenza e dottrina. Per incarico del Cantacuzeno tenne lezioni sulla logica e dialettica d'Aristotele, sulla filosofia platonica e su Dionigi l'Areopagita nel monastero costantinopolitano di S. Salvatore, di cui divenne anche abate. Accetto alla corte e all'imperatrice Anna di Savoia, B., che già nel 1333 aveva sostenuto le ragioni della chiesa greca discutendo con spirito conciliativo con i legati pontifici Francesco da Camerino e frate Riccardo, fu inviato nel 1339 ad Avignone presso Benedetto XII per negoziare l'unione delle due chiese. Le trattative fallirono, perché il pontefice non accolse le proposte di B., il quale chiedeva un pronto soccorso dei Latini contro i Turchi, allo scopo di attenuare l'odio dei Greci verso gli Occidentali, e la convocazione di un concilio ecumenico per appianare le divergenze fra gli ortodossi e i cattolici. Ritornato da Avignone, proseguì vivacemente la polemica già iniziata prima della sua legazione, contro gli esicasti (v.) e il loro protagonista Gregorio Palama, mettendone in ridicolo le strane pratiche e teorie ascetiche, e qualificandoli massaliani e onfalopsichi (ὀμϕαλόψυχοι). Siccome la controversia aveva assunto vaste proporzioni e provocava turbolenze, fu indetto un sinodo in Santa Sofia nel 1341, nel quale B., anche per ragioni politiche e per l'avversione di cortigiani influenti, soccombette; e ben presto per il prevalere del palamismo nella chiesa greca fu anatemizzato come eresiarca.
Non volendo adattarsi alla situazione creatagli dai suoi avversarî, ritornò in Italia. Dopo breve permanenza a Napoli, dove fu conosciuto dal Boccaccio che lo definisce "esiguo di corpo, ma grandissimo per scienza",recatosi ad Avignone, ricevette dal papa una provvigione e l'incarico di leggere greco in curia, sino alla sua nomina a vescovo di Gerace, avvenuta il 2 ottobre 1342, anche per interessamento del Petrarca, che da lui apprendeva i primi rudimenti di greco. Raggiunta la sede, dovette sostenere aspre lotte con la curia metropolitana di Reggio di Calabria. Richiamato ad Avignone (primavera del 1346), fu mandato a Costantinopoli con una missione speciale, la quale pure fallì per la vittoria del Cantacuzeno (febbraio 1347). Reduce dall'ambasceria, restò qualche tempo nuovamente ad Avignone, dove il Petrarca ricominciò con lui lo studio del greco, interrotto la prima volta per la "festinata absentia" del maestro, ma anche questa volta l'insegnamento non oltrepassò lo stadio elementare.
B. scrisse numerose opere, per lo più in greco, in massima parte ancora inedite. In Migne, Patrol. Graeca, CLI, sono raccolti opuscoli teologici (coll. 1255-1352), cioè: il trattato sul primato del papa contro i Latini, in greco; quattro lettere sull'unione delle chiese e sulla processione dello Spirito santo anche dal Figlio; una raccolta di 16 argomenti tratti dalla sacra Scrittura a favore di questa dottrina; l'orazione in presenza di Benedetto XII, e il trattatello filosofico L'Etica secondo gli Stoici (coll. 1341-1364). Delle opere matematiche sono edite un commentario aritmetico al secondo libro di Euclide (in Euclidis Opera omnia, v, Lipsia 1888, pp. 725-738) e una logistica (λογιστική) in sei libri, manuale di calcolo in numeri, frazioni ordinarie e sessagesimali. (Parigi 1600). B. conobbe le formule di Erone per trovare le successive approssimazioni alle radici quadrate e avverti che potevano essere continuate all'infinito.
Bibl.: G. A. Mandalari, Fra Barlaamo Calabro, maestro del Petrarca, Roma 1888; F. Lo Parco, Petrarca e Barlaam, Reggio C. 1905, e Gli ultimi oscuri anni di Barlaam e la verità storica sullo studio del greco di F. Petrarca, Napoli 1910.