BARGELLO
. Indicò in molti comuni italiani del Medioevo (Siena, Modena, Mantova, Genova e specialmente Firenze) l'ufficiale preposto agli organi che ora si direbbero di pubblica sicurezza. Il nome si fa derivare da barigildus o bargildio, parola probabilmente longobarda, di non chiara composizione, che ricorre già nei Capitolari carolingi (p. es. di Lotario dell'825, di Carlo il Calvo dell'864; v. Mon. Germ. Hist., Constit., I, pp. 185 e 325; II, p. 135). Indicava l'uomo libero, subordinato al conte, con funzioni esecutive atte a mantenere la pace pubblica. Il termine passò nello spagnolo e nel portoghese medievale (barrachel), nel francese medievale (bansel, bargel), forse anche nel tedesco del Sachsenspiegel (Biergelden) e nell'italiano. Nel comune di Firenze, donde il nome trae la sua consacrazione letteraria e la notorietà, era un ufficiale, di regola forestiero, al seguito del podestà, e dipendente da lui o direttamente dalla Signoria. Abitava con i suoi famigli, di numero variabile, secondo le necessità, nel palazzo del podestà, che anche ora porta il nome popolare di Bargello, appunto per la suggestione che le sue funzioni, non sempre simpatiche, esercitarono sulla mentalità popolare. Fu sempre considerato un ufficio di rango piuttosto basso; solo nel 1316 il bargello ser Lando de Becchi da Gubbio (città che fu per Firenze un vero semenzaio di bargelli) si considerò per pochi mesi quasi come vero signore della città e coniò delle monete, malfamate, chiamate appunto bargellini o bargelline, che l'anno seguente vennero ritirate dalla circolazione. Eccezionalmente ci furono anche due e fino a sette bargelli (nel 1335). In altri comuni prima, a Firenze poi, il nome cedette il luogo, al tempo dei principati assolutistici, e in armonia con le nuove politiche, a nomi meno invisi, anche se, necessariamente, le funzioni dovettero rimanere. Oggi sopravvive in Sardegna nella forma di barracelli (v.).