BARBIANO di Belgioioso
I Barbiano di Belgioioso, di origine romagnola, non contano fra di loro alti magistrati o dignitarî ecclesiastici, e solo negli ultimi secoli hanno ingentilito le loro tendenze schiettamente militari col culto delle belle arti e delle lettere. Alidosio, conte di Cunio e di Barbiano, militò agli stipendî di Bernabò Visconti e fu padre di Alberico il Grande (1344-1406 c.), celebre condottiero. L'arma gentilizia dei suoi discendenti si orna ancora del motto "Italia liberata dai barbari", segnato sull'insegna che a lui diede papa Urbano VI (v. alberico da barbiano). Il nipote di lui, altro Alberico, fu fatto prigioniero dalle armi viscontee condotte da Angelo della Pergola: tradotto a Milano, si rappacificò con Filippo Maria Visconti, che nel 1431 gli donò la terra ed il castello di Belgioioso. Entrato così agli stipendî ducali, guidò le milizie viscontee contro i Fiorentini e contro Bologna. Con esso la famiglia si stabilì in Milano e Carlo (morto nel 1514 c.) per primo adottò il cognome Belgioioso: nel 1492 fu ambasciatore di Lodovico il Moro a Carlo VIII e indusse quest'ultimo alla spedizione di Napoli. Fu padre di Lodovico (nato nel 1488), capitano di ventura che militò agli ordini del maresciallo Trivulzio e combatté eroicamente alla battaglia di Pavia e che poi, passato alla parte imperiale, fu eletto governatore e capitano generale dello stato di Milano. Un altro Lodovico, (morto nel 1590), nipote di lui, cavaliere di S. Iago, fu poeta, musicista e versato nelle lingue orientali; ebbe per figlio Giov. Giacomo (morto nel 1625), il quale militò in Fiandra prima con Alessandro Farnese, indi con l'arciduca Ernesto e col Montecuccoli, tenendo testa vittoriosamente all'Orange. Il fratello di lui, Alberico, assunse quale primogenito il cognome dei Trivulzio, ai quali apparteneva la madre, Barbara. Da Alberico discese Giovanni (1638-1715), che militò anch'egli nelle Fiandre e fu padre di Antonio (1693-1779), il quale intraprese lunghi viaggi in Italia e all'estero, stringendo amichevoli rapporti col Rousseau e col Voltaire. Cavaliere del Toson d'oro, nel 1769 venne creato principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso e come tale batté moneta con l'effigie sua e con gli antichi titoli di conte di Cunio e di Lugo. Fece costruire nel 1771, dal Piermarini, l'imponente facciata del suo palazzo in Milano. De' figli suoi, Lodovico (1728-1801), cavaliere di Malta, dopo aver partecipato alla guerra dei Sette anni, venne inviato nel 1765 a Stoccolma quale ministro plenipotenziario. Il fratello primogenito di lui, Alberico (1725-1813), si distinse pure nella guerra dei Sette anni; condusse in moglie Anna Ricciarda d'Este e per quest'alleanza il cognome estense s'associò a quello dei Barbiano di Belgioioso. Fu capo della casa militare dell'arciduca Ferdinando: governatore del ducato di Milano. Questo gentiluomo, dotato di buona cultura, amante e protettore delle arti belle, fu creduto il prototipo pariniano del "giovin signore" del Giorno; ma la critica recente ha fatto giustizia di questo profilo convenzionale di Alberico di Belgioioso. Il nipote suo Emilio (1800-1858), brillante cavaliere, dedito ad una vita di godimenti, fu marito di Cristina Trivulzio.
Dal ramo comitale dei Belgioioso, proveniente da Galeotto (1568-1626), consigliere di governo nelle Fiandre, meritano d'essere ricordati: Antonio (1715-1791), tenente maresciallo, che militò durante la guerra dei Sette anni sotto le insegne imperiali; Francesco (1748-1829), uno dei decurioni milanesi presi in ostaggio nel 1796 dai Francesi invasori; Carlo (1815-1881), senatore del regno, pittore della scuola dell'Hayez e romanziere; Luigi (nato nel 1803), che, podestà di Milano nel 1859, salutò a nome della città Vittorio Emanuele II, al suo ingresso dopo Magenta.
I Barbiano di Belgioioso fioriscono tuttora nelle due linee principesca e comitale.
Bibl.: Fam. notabili milan., Milano 1875, I, s. v. Alberico Barbiano.