BARBIANO di Belgioioso, Giovan Giacomo
Secondogenito del conte Lodovico e di Barbara Trivulzio, nacque nel 1565. Dopo il matrimonio di suo fratello Alberico con Ippolita Borromeo, sorella di S. Carlo, da cui fu esortato a combattere in difesa della fede e degli interessi cattolici, si recò nel 1584 nelle Fiandre al seguito di Alessandro Farnese. Appresa colà l'arte militare e acquistatasi fama di esperto e valoroso capitano, combatté per trent'anni contro i protestanti, prima al servizio della Lega cattolica promossa da Filippo II, poi degli Asburgo d'Austria, portando nella lotta un fervore da crociato e una crudeltà verso i nemici che l'odio di religione rendeva a quei tempi abbastanza frequente, Prese parte alle guerre di religione in Olanda e in Francia, c:)mbattendo nel 1593 contro Enrico di Borbone all'assedio di Parigi ed espugnando in quello stesso anno varie fortezze ugonotte in Piccardia. Dopo il riconoscimento di Enrico IV, passò per breve tempo al servizio del duca di Savoia Carlo Emanuele I, per conto del quale combatté contro gli Ugonotti che attaccavano le frontiere della Savoia. Rientrato in Fiandra (1596), fu agli ordini del conte di Fuentes e poi dell'arciduca Alberto d'Austria, e con un proprio esercito composto di duemila fanti e sette compagnie di cavalieri combatté contro i Francesi fino alla stipulazione della pace di Vervins (1598).
Dal 1598, nominato commissario generale di tutta la cavalleria dei Paesi Bassi, combatté contro Maurizio d'Oranges, compiendo sanguinose repressioni di protestanti; nel 1601, in riconoscimento dei suoi meriti e delle sue capacità, fu nominato dall'arciduca Alberto membro del Consiglio di guerra.
Appartengono a questo periodo (15991602) un centinaio di lettere del B., conservate ora nell'Archivio Belgioioso presso la Biblioteca Trivulziana di Milano, e dirette per lo più a Galeotto suo fratello e al cognato Gerolamo Moroni Stampa, ricche di preziose notizie sulla guerra contro gli Olandesi e in genere sulla tormentata storia dei Paesi Bassi in quegli anni. Il B., rimasto per tanti anni fuori d'Italia, considerava ormai quelle terre come la sua seconda patria; fatto signore di Chiochier, Vauly, Borset, Donstiennt e altri luoghi delle province di Namur e di Liegi, vi aveva accumulato anche un ingente patrimonio, che gli permise di disinteressarsi dei suoi beni di famiglia, la cui amministrazione aveva lasciato al fratello Alberico (con il quale per un certo tempo fu peraltro in disaccordo). Nel 1597 aveva sposato una nobildonna fiamminga, Maria de Sensielles, morta nel 1602 senza figli; nel febbraio del 1603 passò a seconde nozze con Anna de Pottiers, dalla quale ebbe una figlia, Maria, nata quello stesso anno ed entrata nel 1625 nel convento delle carmelitane di Valenciennes, ove professò il 22 luglio 1627, l'anno successivo alla morte del padre, che le aveva assegnato una dote di 10.000 fiorini.
Nel 1603 l'imperatore Rodolfo II chiamò il B. al suo servizio e lo inviò come governatore e capitano generale delle truppe imperiali in Ungheria. Quivi cercò di secondare in ogni modo la politica controriformistica degli Asburgo: tenne un atteggiamento assai minaccioso verso i protestanti, costringendoli a restituire ai cattolici le loro chiese, fece riaprire i seminari, inviò predicatori nei vari paesi, guadagnandosi elogi e riconoscimenti anche dalla Santa Sede. Per arrestare la minacciosa avanzata dei Turchi fortificò Varadino, Tokaj e diversi castelli lungo il confine ungherese; li attaccò spesso anche in campo aperto, ma non sempre con esito felice, anche perché i conflitti interni tra cattolici e protestanti rendevano difficili e vani i successi militari.
L'arciduca Mattia, successore di Rodolfo 11 (1612), lo confermò suo consigliere militare e lo inviò in Transilvania a combattervi i protestanti sollevati negli anni precedenti dal principe Stefano Bocskay contro l'impero. Qui il B. si trovò ancora a dover fronteggiare la tenace opposizione religiosa interna dei protestanti e quella sempre più decisa dei Turchi alle frontiere; egli intendeva sottoporre all'imperatore un piano per combattere i due nemici e si recò per questo a Praga. Quivi però perse inaspettatamente il fratello minore Francesco, colonnello nel suo esercito e comandante della cavalleria imperiale in Ungheria, fatto uccidere, per una vendetta alle cui origini erano l'odio e l'intolleranza religiosa, dal maresciallo Cristoforo di Russworm. La scomparsa del fratello e lo scoramento per la sterilità della lotta lo indussero a chiedere di poter ritornare in Fiandra.
Lasciata la Boemia poco prima che vi scoppiassero i disordini che diedero inizio alla guerra dei Trent'anni, si ritirò nel suo castello di Chiochier, presso Liegi, ove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Morì il 18 ott. 1626 e fu sepolto nella chiesa dei carmelitani scalzi di Liegi, ch'egli aveva abbondantemente beneficato.
Aveva testato qualche giorno innanzi, stabilendo vari legati in favore della cattedrale di Liegi e della chiesa di S. Maria di Belgioioso e designando erede il nipote Lodovico Barbiano di Belgioioso, con l'obbligo che dopo la morte della moglie Anna de Pottiers, nominata usufruttuaria, tutti i beni di sua proprietà nelle province di Namur e di Liegi fossero venduti per acquistare beni dello stesso valore in Italia, da aggiungere al patrimonio familiare. Con sentenza del tribunale di Liegi del 1644 detti beni furono però devoluti allo Stato e i Belgioioso li rivendicarono a lungo inutilmente.
Fonti e Bibl.: Molti documenti relativi al B. sono a Milano, Bibl. Trivulziana, Archivio Belgioioso, specialmente nelle cartelle 113, 114, 115 e 117. La sua corrispondenza è nella cart. 114, fasc. i e nella cart. 115, fasc. I; nella cart. 114, SC. 2 sono alcune centinaia di lettere della moglie Anna a lui dirette negli anni 1603-1606; Gualdo Priorato, Vite et azzioni di personaggi militari e politici, Vienna 1674; Famiglie notabili milanesi, I, Milano 1875, tav. III; A. Manno, Il Patriziato Subalpino, Il, Firenze 1906, p. 181; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, I, Milano 1936, p. 69; Enc. Ital., VII, p. 240 (sub voce Bocskay Stefano).