Schroeder, Barbet
Regista, sceneggiatore, produttore e attore di origine tedesca, nato a Teheran il 26 aprile 1941. Attivo in Francia, autore dalla carriera multiforme, ha attraversato con scelte del tutto personali l'industria cinematografica francese e, in seguito, quella statunitense: dall'esordio come critico e saggista in una delle più feconde fucine di futuri registi, la rivista francese "Cahiers du cinéma", alle apparizioni come attore nel cinema d'oltralpe dei primi anni Sessanta (alto, biondo e dotato del physique du rôle), per diventare successivamente un audace produttore indipendente dei cineasti della Nouvelle vague, e giungere infine al vertice dello star system hollywoodiano come regista. I film realizzati in questa veste risultano caratterizzati da uno stile freddo con cui S. tratta spesso temi e situazioni ambigui e morbosi, estremi o brutali, anche in una personale rivisitazione del genere noir.
Figlio di un noto geologo tedesco, dopo aver vissuto con la famiglia in Iran e in Argentina giunse a Parigi dove intraprese gli studi di filosofia alla Sorbonne. Frequentatore di registi e attori della Nouvelle vague, divenne assistente di Jean-Luc Godard in Les carabiniers (1963; I carabinieri), un'esperienza che gli fece intuire la necessità di produzioni indipendenti per garantire l'autorialità dei nuovi talenti del cinema francese, spingendolo a fondare nel 1964 la casa di produzione Les films du Losange, che si legò indissolubilmente al nome di Eric Rohmer; S., infatti, dopo essere stato protagonista del primo dei suoi Six contes moraux (La boulangère de Monceau, 1962, La fornaia di Monceau), divenne produttore di numerosi film del regista lavorando in questa veste anche con Godard e Jacques Rivette. Dopo aver esordito nella regia con More (1969; Di più, ancora di più), in cui con lucida crudezza S. segue il percorso autodistruttivo di una coppia precipitata nel vortice della droga, negli anni Settanta si fece apprezzare come filmmaker e documentarista di opere di inchiesta sociale e di ambientazione esotica, tra cui Le général Idi Amin Dada (1974) e Koko le gorille qui parle (1977), realizzato in collaborazione con il noto direttore della fotografia Nestor Almendros.
Dopo essere stato compagno di strada degli autori dello Junger Deutscher Film (da Wim Wenders a Rainer Werner Fassbinder), alla fine degli anni Ottanta S. arrivò a Hollywood sulla scia delle sue frequentazioni intellettuali, in particolare di personaggi stilisticamente eversivi come Charles Bukowski. La collaborazione con quest'ultimo, dalla quale sarebbe nato Barfly (1987), sorta di biografia dello scrittore alcolista interpretata da una coppia di attori famosi, Mickey Rourke e Faye Dunaway, ha permesso a S. l'ingresso nel cinema ad alto budget, e la conquista del successo commerciale. Le sue opere statunitensi degli anni Novanta si sono inserite nel filone del thriller borghese ossessivo e incalzante, o del poliziesco contaminato con il dramma privato: film ricchi di venature citazionistiche e colte, ma in cui risultano attenuate le caratteristiche autoriali della prima parte della carriera e affiorano i compromessi con lo studio system: Reversal of fortune (1990; Il mistero von Bulow), dove trasforma il genere giudiziario in un'elegante e impietosa analisi dell'immaginazione perversa dei suoi personaggi e che gli ha valso una nomination all'Oscar per la regia; Single white female (1992; Inserzione pericolosa), in cui si mette in scena una morbosa sovrapposizione di identità tra due giovani portata fino all'identificazione fatale e alla morte; Kiss of death (1995; Il bacio della morte), remake dell'omonimo noir (1947) di Henri Hathaway, e Desperate measures (1998; Soluzione estrema). Successivamente S. è tornato alle produzioni indipendenti con un interessante melodramma, opera visionaria e insieme cruenta ma anche insolitamente attraversata da una certa enfasi romantica: La virgen de los sicarios (2000; La vergine dei sicari), coproduzione franco-colombiana, ispirata al romanzo di F. Vallejo e ambientata nel mondo della prostituzione omosessuale minorile, sullo sfondo della Medellín colombiana, crocevia del traffico mondiale di stupefacenti. Nel successivo Murder by numbers (2002; Formula per un delitto) S. ha di nuovo affrontato le atmosfere morbose a lui congeniali con la storia del delitto gratuito commesso da due adolescenti. Come attore è inoltre apparso in The golden boat (1990) di Raúl Ruiz (di cui ha anche prodotto Shattered image, 1998), in La reine Margot (1994; La regina Margot) di Patrice Chéreau e in Mars attacks. (1996) di Tim Burton.