Stanwych, Barbara
Nome d'arte di Ruby Stevens, attrice cinematografica statunitense, nata a New York il 16 luglio 1907 e morta a Santa Monica il 20 gennaio 1990. Fu una delle grandi dive di Hollywood. Interprete dalla forte personalità, sottolineata da uno sguardo penetrante e da un atteggiamento altero e spesso imperioso, diede vita a caratteri brillanti, ma eccelse anche in ruoli drammatici e fu assolutamente inimitabile come dark lady, dal fascino inquietante, nei film noir americani degli anni Quaranta. Ottenne quattro volte la nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista, ma solo nel 1982 l'Academy ne riconobbe i meriti con un premio onorario alla carriera.
Orfana di entrambi i genitori, fu allevata dalla sorella maggiore e presto dovette cominciare a lavorare, dedicandosi intanto allo studio della danza. Divenne una delle ballerine delle Ziegfeld Follies e si impose a Broadway nella commedia The noose (1926). Trasferitasi a Hollywood, venne notata da Frank Capra che le affidò ottimi ruoli in diversi suoi film, a partire da Ladies of leisure (1930; Femmine di lusso), in cui la S. ricopre il ruolo di una modella dal passato non irreprensibile. Fu poi una predicatrice che sfrutta la credibilità della gente in The miracle woman (1931; La donna del miracolo), una donna appassionata nel melodrammatico e intenso Forbidden (1932; Proibito), e la missionaria laica attratta suo malgrado da un militare cinese in The bitter tea of general Yen (1933; L'amaro tè del generale Yen). Nel 1935 ebbe il ruolo di un'abile tiratrice che si esibisce in un circo nella commedia Annie Oakley (La dominatrice) di George Stevens, e nel 1938 ottenne la prima nomination all'Oscar con l'interpretazione di Stella Dallas (1937; Amore sublime) di King Vidor, in cui è un'ex operaia che solo per amore della figlia accetterà di rompere il matrimonio, da lei stessa portato al fallimento, con un ricco aristocratico. Dopo aver fornito un'altra eccellente caratterizzazione, quella di una dinamica impiegata della prima ferrovia americana in Union Pacific (1939; La via dei giganti) di Cecil B. DeMille, abbandonò il registro realistico e diede il via a un ciclo di raffinate interpretazioni in chiave brillante, disegnando un personaggio di donna spregiudicata e intellettualmente dominante nei confronti del partner. Fu così l'abile ladruncola di Remember the night (1940; Ricorda quella notte) di Mitchell Leisen; la pupa del gangster in Ball of fire (1941; Colpo di fulmine) di Howard Hawks, che le valse la seconda candidatura all'Oscar; la ragazza, figlia di un baro, che si finge un'aristocratica inglese per sedurre un ingenuo giovanotto (Henry Fonda) in The lady Eve (1941; Lady Eva) di Preston Sturges. Tornò quindi a recitare per Capra, accanto a Gary Cooper, in Meet John Doe (1941; Arriva John Doe o I dominatori della metropoli), nel ruolo di una giornalista senza scrupoli, forse un preannuncio dei personaggi ben altrimenti negativi che la S. sarebbe stata chiamata a interpretare di lì a poco, inaugurando una nuova fase della sua carriera. Divenne infatti per alcuni anni la sovrana indiscussa del noir, dando vita a personaggi fortemente drammatici, spesso ambigui o addirittura perversi, in linea con quel tanto di misoginia che era proprio del genere: Flesh and fantasy (1943; Il carnevale della vita) di Julien Duvivier; il cupo, straordinario Double indemnity (1944; La fiamma del peccato) di Billy Wilder dal romanzo di James C. Cain, dove sostiene il ruolo, che le valse la terza nomination all'Oscar, della malvagia Phyllis Dietrichson che organizza l'uccisione del marito con l'aiuto di un agente assicurativo (Fred MacMurray); il singolare The strange love of Martha Ivers (1946; Lo strano amore di Marta Ivers) di Lewis Milestone; il serrato Sorry, wrong number (1948; Il terrore corre sul filo) di Anatole Litvak, con il quale conquistò la quarta candidatura all'Oscar; East side, West side (1949; I marciapiedi di New York) di Mervyn LeRoy; The file on Thelma Jordan (1950; Il romanzo di Thelma Jordan) di Robert Siodmak. Tornò a ruoli meno torbidi con Clash by night (1952; La confessione della signora Doyle) di Fritz Lang, in cui è affiancata da una convincente Marilyn Monroe ai primi passi, e nell'ultima fase della sua carriera delineò personaggi di donne mature, che scontano il successo nella professione con dolorosi vuoti affettivi, come in Executive suite (1954; La sete del potere) di Robert Wise e nei due melodrammi di Douglas Sirk All I desire (1953; Desiderio di donna) e There's always tomorrow (1956; Quella che avrei dovuto sposare). Dopo aver interpretato il ruolo di una lesbica russa in Walk on the wild side (1962; Anime sporche) di Edward Dmytryk, affiancò Elvis Presley in Roustabout (1964; Il cantante del Luna park) di John Rich e nello stesso anno disse addio al cinema recitando con l'ex marito Robert Taylor in un cupo thriller, The night walker (Passi nella notte) di William Castle. Passata a recitare per la televisione, colse un grande successo nel ruolo della possidente terriera Victoria Barkley nella serie western The big valley (1965-1969).
J. Vermilye, Barbara Stanwyck, New York 1975.
A. DiOrio, Barbara Stanwyck, New York 1983.
H. Dickens, The films of Barbara Stanwyck, Secaucus (NJ) 1984.
J.E. Wayne, Stanwyck, New York 1985.
E. Smith, Starring Miss Barbara Stanwyck, New York 1985.
A. Madsen, Stanwyck, New York 1994.