BARBARA di Hohenzollern, marchesa di Mantova
Figlia primogenita di Giovanni detto l'Alchimista, figlio del margravio di Brandeburgo Federico I di Hohenzollem, e di Barbara di Sassonia, nacque il 30 sett. 1422.
Già il 22 maggio 1427, in occasione della pace conclusa tra il Brandeburgo e la Pomerania, B. fu promessa in sposa al figlio del duca di Pomerania, Joachim di Stettin, che, però, in seguito sposò la sorella di B., Elisabeth.
Nel 1433 si presentò a B. un, altro progetto di matrimonio ancora più vantaggioso, di cui erano stati promotori il legato apostolico, cardinale Giuliano Cesarini, e i vescovi di Mantova e di Lebus, convenuti a Basilea per partecipare al concilio, e il 5 luglio 1433, con il permesso dello stesso imperatore, Sigismondo di Lussemburgo, di cui B. era nipote, furono conclusi i patti nuziali tra B. e il figlio primogenito del marchese di Mantova Gian Francesco Gonzaga, Ludovico Luigi il Turco).
Nel novembre del 1433 B., appena undicenne, arrivò a Mantova, dove si svolsero, con il fasto e la pompa tipiche di una corte italiana del Rinascimento, le cerimonie nuziali.
B. fu educata, data la sua giovanissima età, insieme con i figli del marchese, allw corte dei Gonzaga, dove proprio in quegli anni era precettore Vittorino da Feltre. Sotto la sua guida B. acquistò quella cultura e quella saggezza pratica che più tardi l'avr,ebbero resa famosa.
Con la successione di Ludovico III al padre Gian Francesco, morto nel 1444, B., divenuta marchesa di Mantova, si occupò personalmente, accanto al marito, di tutte le faccende del piccolo stato, anche di quelle di natura politica, econo nuca o finanziaria, come attestano le numerose lettere, scritte da lei o indirizzate a lei, che si conservano nell'Archivio di Stato di Mantova. Nel disbrigo degli affari di stato dimostrò grande abilità, cosicché il marito usava affidare a lei il governo del marchesato durante le frequenti assenze dovute alla sua attività di condottiero al servizio di Venezia o di Milano. Non fu ultimo merito di B., che possedeva uno straordinario senso pratico, se lo Stato mantovano, proprio in questi anni fra il 1445 e il 1455, poté consolidare le sue basi economiche.
Quando nel 1458 papa Pio II preparò una generale dieta dei principi cristiani intesa a organizzare una spedizione contro i Turchi, che cinque anni prima avevano preso Costantinopoli, B. si adoperò attivamente per ottenere che fosse convocata proprio a Mantova. In tal senso interessò anche lo zio Alberto Achille di Brandeburgo perché sollecitasse dall'imperatore un intervento in favore della designazione di Mantova. L'azione di B. ebbe il successo sperato, e Pio II, che teneva moltissimo alla presenza dell'imperatore, inaugurò la dieta a Mantova il 26 sett. 1459.
L'appoggio diplomatico e l'ospitalità concessa al papa fruttarono a B., che aveva anche sollecitato un intervento dell'imperatore, l'elevazione a cardinale nel dicembre del 1461 di suo figlio Francesco, allora solo diciassettenne.
Con lo stesso zelo B. si preoccupò anche della sistemazione degli altri suoi figli - dieci in tutto - e per suo intervento, a quel che pare, fu concluso, il 7 giugno 463, il matrimonio del figlio primogenito Federico con Margherita di Wittelsbach, sorella del duca Giovanni di Baviera. Anche una delle sue figlie, Barbara, fu sposata a un principe tedesco, il duca Eberhard I di Wúrttemberg. Gian Francesco, il secondo dei figli maschi, fu mandato da lei per lungo tempo in Germania per esservi educato alla corte di Alberto Achille di Brandeburgo. Maggiori difficoltà presentò il progettato matrimonio della figlia Dorotea con Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco duca di Milano. Per concludere questo matrimonio B. s'impegnò intensamente, esercitando in diverse occasioni forti pressioni sulla duchessa di Milano, Bianca Maria, con la quale era in ottimi rapporti di amicizia. Ma la morte di Dorotea rese vano il progetto matrimoniale di Barbara.
Oltre all'attività rivolta all'amministrazione dello Stato e al perseguimento di un'abile politica dinastica, B., di cui i contemporanei lodarono la cultura e il grande amore per le arti, contribuì non poco a fare della piccola corte mantovana uno dei più importanti centri dell'arte e della cultura rinascimentale.
P, assai significativo che B. abbia licenziato nel 1461 Belbello da Pavia, che aveva cominciato per lei, ancora nello stile tardo gotico, un messale, affidando il compimento dell'opera, all'artista rinascimentale Gerolamo da Cremona. Tale svolta di gusto alla corte mantovana era dovuta all'influenza del Mantegna, entrato nel 1459 al servizio dei Gonzaga, e diventato presto autorevole consigliere artistico di Ludovico e di Barbara. Allo stesso Mantegna si deve anche l'unico ritratto di B. tramandato. La rappresentò, nel 1474, negli affreschi della camera degli sposi nel palazzo ducale di Mantova, insieme al marito e ai figli: una donna di ormai più di cinquant'anni, certo non bella, con tratti energici e quasi maschili, che i contemporanei non a torto denominavano la "virago".
B. morì a Mantova il 7 nov. 1481, tre anni dopo la morte del marito.
Fonti e Bibl.: A. Schivenoglia, Cronaca di Mantova dal 1445 al 1484, in Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi inediti, II, a cura di G. Múller, Milano 1857, pp. 148, 157, 185; Gynevera de la clare donne di Yoanne Sabadino de li Arienti,a cura di C. Ricci e A. Bacchi della Lega, Bologna 1888, pp. 145-152; B. Hofmann, B. von Hohenzollern Markgrdfln von Mantua,Ansbach 1881; P. Kristeller, B. von Brandenburg, Markgrdfin von Mantua,in Hohenzollern Jahrbuch, III (1889), pp. 66-85; G. B. Picotti, La dieta di Mantova e la politica de' Veneziani,in Miscell. di storia veneta,s. 3, IV (1912), ad indicem;M. P. Resti Ferrari, Aggiunte al codice diplomatico mantegnesco del Kristeller,in Atti e memorie d. R. Accad. virgiliana di Mantova,n. 5., XIX-XX (1929), pp. 275 s., 278-280; Mantova. La storia: IL Da Ludovico secondo marchese a Francesco secondo duca,a cura di L. Mazzoldi, Mantova 1961, ad indicem; Mantova. Le arti. IL Dall'inizio del sec. XV alla metà del XVI,testo di E. Marani e C. Perina, con prefazione di E. Arslan, Mantova 1961, ad indicem.