Bantu
Gli uomini del cuore dell'Africa
Bantu significa "gli uomini" ed è il modo con cui si chiamano molte tribù dell'Africa nera, dal Camerun al Kenia alla Tanzania fino all'Africa del sud. Il termine fu utilizzato anche per definire la lingua comune dei popoli che diffusero in Africa la banana, originaria dell'Asia, la lavorazione dei metalli e quella della terracotta
I Bantu sarebbero originari del Camerun e si sarebbero poi diffusi nel resto del continente africano sotto la spinta di altri popoli, i Nilo-Camiti. I Bantu nord-occidentali occupano la regione chiamata 'il cuore dell'Africa', fra l'Atlantico e la grande fossa dell'Africa orientale. Questo vasto paese appartiene al bacino del fiume Congo e dei suoi affluenti ed è ricoperto dalla fitta foresta vergine con una certa varietà di forme che vede le foreste a galleria sulle rive dei fiumi, ricche boscaglie e aree di savana. I Bantu sono rinomati come fabbri: nel Katanga è molto apprezzata la lavorazione del rame, del bronzo e del ferro. La tessitura e l'intreccio di fibre vegetali dà manufatti celebri come il 'velluto' ricamato dei Bushongo, le stuoie decorate con figure di animali nel Congo, la rafia dei Teke. Forme di artigianato altrettanto famose sono l'intaglio del legno e la lavorazione dell'avorio e dell'osso. I Bantu diffusero la coltivazione delle banane originarie dell'Asia in ampie zone dell'Africa equatoriale. I Bantu adorano Nzambi, il dio supremo, ma hanno anche un importante culto degli antenati, officiato dal capofamiglia nelle ricorrenze stagionali.
I Bantu ritengono che la forza magica (magia) sia rinchiusa in oggetti particolari, i feticci, in cui risiede uno spirito invisibile. Il sacerdote-mago può assoggettare lo spirito e operare magicamente. C'è poi il nganga, il guaritore, che ha con sé un oggetto (sacchetto, corno o vaso) chiamato nkisi pieno di varie polveri, erbe, radici, becchi e artigli di uccelli, insetti. Tutto e tutti a esclusione di Nzambi, il dio supremo, sono soggetti al potere del nkisi, il cui aiuto viene ricercato per vari scopi: guarire le malattie, colpire un ladro ignoto, vendicarsi di un nemico. La protezione magica è sempre accompagnata da cerimonie a pagamento con canti, musica, danze, sacrifici di polli e rulli di tamburi. Tipiche dell'arte religiosa sono le statue dei feticci e le statue commemorative degli dei e degli antenati. I feticci hanno un atteggiamento minaccioso, hanno nel ventre sostanze simili al nkisi mescolate a resina, brandiscono una lancia in miniatura e sono cosparsi di chiodi che vengono inseriti a ogni cerimoniale. Vengono conservati in un tempietto sotto una tettoia accanto alla casa dello stregone e chiunque può invocare il loro aiuto. Le statuette commemorative ornano le tombe degli antenati e ne raffigurano le fattezze. Vengono venerate come i Lari ‒ le divinità della casa ‒ e i Penati ‒ gli antenati, appunto ‒ dell'antica Roma.
La cosmologia dei Bantu è caratterizzata da un ordine gerarchico che vede al primo posto Nzambi, fonte prima dell'energia vitale e spirituale, poi gli antenati divinizzati, i capostipiti di ogni famiglia, i defunti e quindi via via gli esseri umani, gli animali, i vegetali e i minerali. Nella filosofia e nella religione dei Bantu la dimensione concreta prevale sull'astrazione. Ciò spiega la presenza di maghi, stregoni, guaritori, sacerdoti e feticci adibiti a cerimonie in grado di agire sulla natura e sulla materia. Per i Bantu la persona umana non è una realtà unitaria, ma un insieme di facoltà spirituali, a volte concepite come corpi sottili, anime parziali, o come proprietà che possono staccarsi dall'essere e muoversi autonomamente.
Nella concezione africana l'essere umano si definisce in funzione della famiglia, della tribù, del villaggio e della comunità. L'uomo non esiste se non subisce determinati rituali che lo rendono umano in senso completo. Si tratta dell'iniziazione, complesso cerimoniale che permette con riti, prove dolorose, studio, sfide e invocazioni di passare dalla fanciullezza all'adolescenza e diventare uomini a pieno titolo. Oggi, però, l'Africa vive una situazione drammatica di guerre, carestie, migrazioni forzate, malattie e disordini che hanno impoverito la cultura tradizionale e reso precaria la vita dei popoli.