Bangladesh: dietro le fabbriche della morte
Il settore tessile in Bangladesh costituisce un’enorme opportunità di sviluppo economico e di riduzione della povertà. Ma le misere condizioni di lavoro messe in luce dalla tragedia di Savar richiedono regolamentazioni più rigide e l’attuazione di standard minimi di salari, sicurezza e diritti dei lavoratori.
La tragedia del crollo del Rana Plaza di Savar, ultimo di una lunga serie di incidenti sul lavoro in Bangladesh, ha riaperto il dibattito su globalizzazione, delocalizzazione e condizioni di lavoro nei paesi in via di sviluppo. Tragedie come quella di Savar scuotono l’opinione pubblica, mettendo in luce gli aspetti più perniciosi del processo di integrazione economica internazionale. Tuttavia, nell’elaborazione delle risposte a tali eventi, è necessario considerare una semplice premessa: per paesi come il Bangladesh, la crescita del settore tessile, cominciata dalla metà degli anni Ottanta, ha costituito un’enorme opportunità di sviluppo economico e riduzione della povertà. I salari, seppur bassissimi rispetto ad altri paesi, permettono comunque un miglioramento sostanziale del tenore di vita a una larga fascia della popolazione. Questo è vero soprattutto per le donne, tradizionalmente escluse dai settori produttivi. Le ricerche più attendibili mostrano un forte impatto dello sviluppo del settore tessile non solo sull’occupazione e sui salari delle donne, ma anche sui tassi di educazione: in risposta a migliori prospettive occupazionali le famiglie delle ragazze che hanno accesso alle imprese tessili investono di più nell’educazione delle loro figlie.
Troppo spesso questa premessa viene però usata dagli entusiasti della globalizzazione come argomento atto a contrastare ogni altro tipo di considerazione. Ma le misere condizioni lavorative e le centinaia di morti bianche richiedono riflessioni più elaborate e interventi in aggiunta alla ‘mano invisibile’ del mercato. In primo luogo, è importante sottolineare che spesso codici del lavoro e altre regolamentazioni esistono, ma non sono applicati; a determinare tale situazione sono la limitata capacità amministrativa e la corruzione.
Inoltre, le agenzie di ispezione sono spesso finanziate dalle stesse imprese che esse dovrebbero monitorare.
Recenti studi condotti in India su un altro campo di ispezione, quello della regolamentazione ambientale delle imprese, quantificano lo stato patologico di tali meccanismi. Questi studi rivelano anche che misure semplici e poco costose, come l’assegnazione casuale degli ispettori alle imprese e la creazione di un sistema di incentivi per misurazioni corrette dell’inquinamento, ottengono un impatto significativo sul rispetto degli standard ambientali da parte delle imprese. La necessità di ‘controllare i controllori’ è altrettanto importante della stesura delle regole su carta.
Il ruolo delle organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), nel promuovere e far attuare degli standard minimi è un punto spesso oggetto di dibattito.
Il programma Better Factories Cambodia rappresenta forse il principale esempio nel quale il coinvolgimento dell’ILO ha prodotto importanti risultati su indicatori come la presenza di lavoro minorile, le modalità di pagamento dei salari, la sicurezza degli impianti e il diritto alle ferie di maternità. Il programma ha l’obiettivo di aiutare le imprese durante il costoso processo di miglioramento delle condizioni lavorative, combinando monitoraggio con formazione e consulenza alla forza lavoro e al management delle imprese, allo scopo di aumentare la produttività. I risultati positivi ottenuti in Cambogia hanno portato a un’espansione del medesimo programma in Vietnam, Nicaragua, Giordania e altri paesi. La società civile del mondo occidentale è un altro degli attori in causa, soprattutto attraverso le proprie scelte di consumo. Il parere che il semplice boicottaggio produca più rischi che benefici è prevalente tra gli esperti del settore. Al contrario, lo sviluppo della domanda di prodotti certificati da parte dei consumatori (si pensi al caso più noto del Commercio equo e solidale) permette la creazione di un mercato differenziato. Gli studi sperimentali più recenti, condotti in centri commerciali degli Stati Uniti anche in aree non particolarmente ricche, analizzano la disponibilità dei consumatori a pagare per certificazioni di varia natura e inducono a un cauto ottimismo. Inoltre, in risposta agli eventi recenti e alla richieste dei consumatori di garanzie in merito alle condizioni dei lavoratori, un numero crescente di multinazionali sta sottoscrivendo accordi riguardanti standard di sicurezza e delle condizioni di lavoro. La portata e l’efficacia di tali misure restano però degli interrogativi aperti. Per esempio, alcuni importanti produttori statunitensi non hanno firmato il recente accordo sulle misure antincendio nelle fabbriche del Bangladesh. In aggiunta, in seguito al crollo di Savar, molte imprese, inclusa l’italiana Benetton, hanno ammesso che, a causa dell’intricata rete di subfornitori nella filiera produttiva, è di fatto difficilissimo monitorare dove esattamente avvenga la produzione. Paradossalmente, il sostegno alle organizzazioni locali dei lavoratori è invece raramente una priorità per gli attivisti occidentali. Tuttavia, il rafforzamento di tali organizzazioni, e quindi di un sistema quotidiano di monitoraggio e denuncia degli abusi, è fondamentale per il miglioramento delle condizioni lavorative. In Bangladesh, come in altri paesi, intimidazioni e licenziamenti dei lavoratori attivi nel nascente movimento sindacale sono all’ordine del giorno. Il caso più controverso riguarda l’uccisione dell’attivista locale Aminul Islam, torturato e ucciso nell’aprile del 2012. Sebbene vi siano forti sospetti che la sua morte sia legata all’attività sindacale, a oggi non sono stati identificati i colpevoli. Date queste premesse, la nuova legge che in Bangladesh garantisce il diritto di associazione senza prima ottenere l’autorizzazione dei datori di lavoro probabilmente è il risultato più importante per un miglioramento delle condizioni dei lavoratori tra quelli compiuti negli ultimi mesi.