BANDINI dei Baroncelli, Bernardo
Nacque a Firenze il 15 genn. 1420 da Giovanni di Piero e da Lagia di Gaspare Bonciani; appartenne al ramo della casata Baroncelli detto anche dei Bandini. Orfano sin da tenera età (nel catasto del 1427 il padre risulta già morto), rimase sotto la tutela della madre e del fratello Giovanni, maggiore di venti anni, dai quali fu avviato prima agli studi e poi a far pratiche di mercatura. Ma ben poco sappiamo della sua attività commerciale; la sua fama deriva dal fatto di aver partecipato attivamente alla congiura dei Pazzi, in un ruolo di primissimo piano.
La congiura, come è noto, fu il risultato dell'azione congiunta della potente consorteria dei Pazzi e dei Salviati, gelosi e timorosi della ormai affermatasi supremazia medicea, cui si aggiunsero i malcontenti interni propri di un regime chiaramente avviato alla Signoria e le aspirazioni territoriali di alcuni Stati italiani: il B. in particolare, uomo di azione, più che da vere e proprie ragioni di natura politica, vi fu attratto dalla comunanza di interessi ch'egli aveva coi Salviati e, se si deve credere al Poliziano, dalla speranza di risollevare la sua situazione economica disperata.
Maturata la decisione di uccidere i due giovani figli di Piero de' Medici, Lorenzo e Giuliano, ma rimandata l'esecuzione più e più volte per contrattempi sopravvenuti, fu deciso infine di assalire i due fratelli la mattina della domenica dei 26 apr. 1478, durante la messa solenne in duomo, celebrata per onorare la venuta in Firenze del giovane cardinale Raffaello Riario, messa alla quale Giuliano e Lorenzo, per ragioni di ospitalità e di opportunità politica, non potevano mancare.
L'attentato era stato studiato nei minimi particolari e se la congiura stessa non sortì gli effetti sperati fu unicamente perché Giovambattista da Montesecco, il condottiero assoldato per uccidere Lorenzo, rifiutò l'incarico all'ultimo momento.
Al segnale convenuto, tra la comunione del sacerdote e l'"Ite missa est" - le fonti sono discordi su questo punto, indicando le une l'elevazione, le altre la comunione come momento dell'inizio (ma cfr. Perosa, in A. Poliziano, Della Congiura..., p.30 nota) -, i congiurati scattarono: il B. e Franceschino dei Pazzi si fecero addosso a Giuliano, lo tempestarono di colpi e lo uccisero. Ma Lorenzo si salvò per l'inesperienza dei due sacerdoti incaricati di sostituire il Montesecco all'ultimo minuto, né riuscirono a scalfirlo gli uccisori del fratello (in questa circostanza il B. colpì a morte il filomediceo Francesco Nori), perché il Medici e gli amici di lui riuscirono, armi alla mano, a trattenerli prima e a rifugiarsi nella sacrestia poi.
La salvezza di Lorenzo fece fallire la congiura e la situazione precipitò in danno dei congiurati: il popolo si sollevò in favore dei Medici, mentre falliva miseramente anche il tentativo di impadronirsi di Palazzo Vecchio, residenza della Signoria. Molti dei congiurati furono allora catturati e subito giustiziati, mentre altri, più fortunati, riuscirono a darsi alla fuga. Fra questi ultimi furono Napoleone Franzesi e il B., il quale riparò, poi, nella tarda primavera a Costantinopoli, ove si trovavano suoi parenti senza lasciare di sé traccia alcuna. Il 28 apr. 1478 la Repubblica lo condannava "ad poenam et bannum rebellionis". A Costantinopoli non poté rimanere nascosto a lungo, e la vendetta di Lorenzo non tardò a raggiungerlo.
Ai primi di maggio, probabilmente, del 1479 giungeva a Lorenzo de' Medici una lettera da Costantinopoli, nella quale Bernardo Peruzzi metteva al corrente il Magnifico della cattura del B. in quella città ad opera del sultano: il meccanismo per catturare l'uccisore di Giuliano si mise subito in moto. La Signoria ordinò al console della nazione fiorentina a Pera, Lorenzo Carducci, di adoperarsi presso il sultano Maometto II - allora in ottimi rapporti con Firenze - per ottenere la consegna del fuggitivo, mentre il giorno 11 luglio 1479 il Consiglio dei Settanta elesse Antonio di Bernardetto de' Medici oratore con l'incarico di recarsi a Costantinopoli per regolare alcune questioni commerciali con la Sublime Porta, ma soprattutto per prendere in consegna il Bandini. Antonio de' Medici lasciò Firenze in tutta fretta il 14 luglio 1479, poiché Maometto II non avrebbe trattenuto il B. in carcere oltre la metà di agosto: attraverso i dispacci diplomatici di lui, conservati nell'Archivio di Stato di Firenze, si può seguire ogni particolare del viaggio, specialmente di quello di ritorno, nel quale fu seguita la via Costantinopoli, Ragusa, Ancona. Il 24 dicembre la comitiva giungeva a Firenze e la vista del B., ancora vestito alla foggia dei Turchi, destò un notevole scalpore nella città: il 29 dicembre successivo egli veniva impiccato alle finestre del Palazzo del capitano del popolo, posto, come è noto, sul retro del Palazzo Vecchio, ancora rivestito dei panni orientali che indossava al momento della cattura. Un disegno a penna di Leonardo da Vinci, ora a Bayonne nel museo Léon Bonnat, ci conserva ancora la sua figura appesa alla corda. I buoni rapporti allora intercorrenti tra Firenze e Costantinopoli spiegano certo il favore fatto dal Sultano a Lorenzo de' Medici, che, in segno di ringraziamento, offrì a Maometto II la medaglia disegnata dal medaglista Bertoldo di Giovanni. La Repubblica fiorentina lo ringraziò ufficialmente con una lettera dell'11 maggio 1480. Come spesso avveniva in circostanze dei genere, la rovina del B. coinvolse anche alcuni suoi fratelli, dichiarati ribelli, i beni dei quali furono confiscati dallo Stato.
Il B. aveva sposato Giovanna di Goffredo de Biros. Ebbe una figlia, Beatrice.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte 443bis (libri dell'età),c. 65; Catasto 68, Campione dell'anno 1427 del quartiere di S. Croce, gonfalone Carro, c. 223; Catasto 1002 dell'anno 1480, c. 555; ibid., Carte Pucci, II, nn. 27-28, Firenze, Biblioteca nazionale, Carte Passerini,n. 158 bis, tav. 6; Istorie fiorentine di Scipione Ammirato con l'aggiunta di Scipione Ammirato il Giovane,III, Firenze 1647, pp. 118, 144; Cronaca di Lionardo di Lorenzo Morelli,in Delizie degli Eruditi toscani,XIX, Firenze 1785, a cura di Ildefonso di San Luigi, pp. 195-196; Ricordi storici di Filippo di Cino Rinuccini dal 1282al 1460colla continuazione di Alamanno e Neri suoi figli fino al 1506, a cura di G. Aiazzi, Firenze 1840, p. CXXVIII; F. Guicciardini, Storia fiorentina dai tempi di Cosimo de' Medici a quelli del gonfaloniere Soderini,in Opere inedite di Francesco Guicciardini, a cura di G. Canestrini, III, Firenze 1859, p. 42; Documenti sulle relazioni delle città toscane con l'oriente cristiano e coi Turchi fino all'anno, MDXXXI,a cura di G. Müller, Firenze 1879, pp. 225 ss.; L. Landucci, Diario fiorentino dal 1450 al 1516 continuato da un anonimo fino al 1542, a cura di I. Del Badia, Firenze 1883, pp. 18, 33; A. Poliziano, Della congiura dei Pazzi (Coniurationis Commentarium),a cura di A. Perosa, Padova 1958, pp. 18, 30, 33 s., 53, 73-74, 8s; I protocollì del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-1474, 1477-1492, a cura di M. Del Piazzo, in Deputaz. di storia patria per la Toscana. Doc. di storia ital.,s. 2, vol. II, Firenze 1956, pp. 92 s.; A. v. Reumont, Lorenzo de' Medici il Magnifico,I,Leipzig 1883, pp. 288, 293; F. T. Perrens, Histoire de Florence depuis la domination des Médicis iusqu'à la chute de la Republique (1434-1531), I, Paris 1888, pp. 368 ss.; L. von Pastor, Storia dei Papi,II, Roma 1942, pp. 505-529, particolarmente 509-511, 768; R. Palmarocchi, Lorenzo il Magnifico,Torino 1946, p. 67; F. Babinger, Maometto il conquistatore…, Torino 1957, pp. 572-576.