BANCO (fr. banc; sp. banco; ted. Bank; ingl. bench)
D'origine germanica, questa parola, nelle varie forme che ha in italiano, indica non solo un sedile, e il sedile o il tavolo dei giudici, dei notai, e dei banchieri, ma anche il luogo nel quale questi esercitano la loro professione (v. banca), che in taluni dialetti italiani è indicata con termini che risalgono al lat. scamnum. L'antichità classica, infatti, conosceva sgabelli bassi, che, posti accanto al letto o ai sedili, servivano a salirvi e, salitivi, ad appoggiare i piedi. Sono chiamati con varî nomi, specie presso i Greci (ὑποπόδιον, βάϑρον, ϑρᾶνος) e, come gli scalini d'un trono, potevano servire anche come sedili. Mobili dello stesso tipo non furono ignoti ai Romani, che li designavano con i nomi scamnum e subsellium. In Gregorio di Tours (Hist. Franc., I, 5) il primo di questi termini indica, senza dubbio, un mobile che può servire anche come tavolo (scamnum pane desuper plenum cum diversis ferculis). Schematicamente, questo mobile è formato da una tavola più o meno lunga, fissata su due piedi. I due piedi o montanti laterali si alzarono a formare due appoggi; fra di essi s'inserì una sbarra o tavola di legno che formò lo schienale. Durante il Medioevo il banco è il tipo più comune di sedile; è appoggiato o infisso al muro, e allora conserva la sua forma originaria più semplice. Lo si trova così nelle sale capitolari, nelle sagrestie, nelle biblioteche monastiche, nei grandi androni e sale di castelli, nelle taverne e nelle case private più umili: e regolarmente girava torno torno la sala. Anche in questa forma primitiva fu - com'è ovvio - intagliato secondo il gusto e lo stile delle diverse epoche. Per risparmio di spazio si usò nel Medioevo combinare il banco mobile e portatile con il cofano e si ebbe la cassapanca, l'arcibanco, comodo ripostiglio di vestiario, libri, oggetti preziosi. Così il castello visconteo di Pavia aveva nel sec. XV una sala circondata di arcibanchi ricchi di sculture e d'intarsî, le cui spalliere salivano lungo il muro formando un rivestimento completo sino ad una certa altezza. Le sacrestie e sale capitolari dei secoli XV-XVI così abbellite sono assai frequenti. Non raramente banchi e arcibanchi ebbero davanti gli appoggiapiedi o predelle. L'arcibanco spesso si collocava davanti al camino e quivi s'imbandiva la tavola che era, a tale scopo, mobile e leggiera. Vi erano dei banchi con schienale mobile, e altri del tutto pieghevoli per giardino o per viaggio, come quello, a imbottitura, della casa Bagatti Valsecchi in Milano. Banchi usarono nel Quattrocento a contorno del letto, oppure si collocò l'arcibanco ai piedi del letto. In tutto il Medioevo si usò coprire i banchi con panni detti bancali o pancali: strisce di velluto ricamate, oppure tappeti e arazzi istoriati anche se il banco era artisticamente lavorato con sculture ed intarsî. A Genova ed altrove si usò il termine bancali per indicare cassepanche lunghe e basse. Nel sec. XVI scomparve l'uso dei banchi attorno al letto. Così scomparvero nell'uso famigliare, sostituendosi loro le poltrone e le sedie di varia forma. Rimasero nelle anticamere, nelle sale di guardia, nei parlatoi di conventi, come rimasero nelle biblioteche, nelle sacrestie, nelle chiese presso l'altare ad uso dei sacerdoti, come nel duomo di Siena. In varie città si usò banco per tribunale; così a Mantova vi era il banco del Paradiso, altrove il banco del leone, dell'aquila, secondo l'insegna del giudice. Anche i venditori di piazza usarono nel Medioevo i banchi o arcibanchi in cui rinchiudevano le loro mercanzie. Nell'età moderna il banco è usato come panca da giardino, come banco da chiesa unito all'inginocchiatoio e come banco da scuola unito al tavolino. (V. Tavv. IX e X).
Bibl.: Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq., s. v. Scamnum, Subsellium; Viollet-le-Duc, Dictionn. du mobilier, I, p. 32.