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BĀMYĀN

di Virginia Vacca - Enciclopedia Italiana (1930)
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BĀMYĀN (A. T., 92)

Virginia Vacca

N Città dell'Afghānistān, situata sul Hindū Kush, nel Hazāra, a 2800 m. s. m., 130 km. a NO. di Kābul, nella valle dell'alto corso del Sarkhāb, sulla via di comunicazione fra il bacino dell'Amu-darjā e quello dell'Indo, in posizione importante per i rapporti fra India e Battriana.

Nelle iocce a picco che circondano la valle, sono scavati molti monasteri buddhisti, fioriti dal sec. II all'VIII d. C., e parecchie migliaia di grotte, oggi in parte abitate dagl'indigeni. Sul lato settentrionale della valle si trovano le due famose statue colossali di Buddha in piedi, scolpite nella roccia entro le loro nicchie: alte rispettivamente 35 e 53 metri, esse erano rivestite di stucco e dorate. Nelle valli vicine vi sono tre statue più piccole di Buddha seduto. Le pareti delle nicchie e molte delle grotte conservano pitture di epoche diverse, importantissime per la storia dell'arte greco-buddhistica.

La città fortificata musulmana, distrutta da Gingiz-khān nel 1222, era sull'orlo meridionale della valle, nella località oggi detta Shahr-i Ghalghala. Qualche chilometro a O. si trova la Bāmyān moderna, piccolo capoluogo di circondario. La popolazione, in massima parte hazāra, parla pushtu e persiano, e commercia in grano e burro di bufala chiarificato (ghee).

Le antichità buddhiste di Bāmyān sono state studiate dai professori Foucher, Godard e Hackin, della missione archeologica francese, nel 1923.

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