BAMBINO (fr. enfant; sp. niño; ted. Kind; ingl. child)
Fin dall'istante in cui si affaccia alla vita, per divenire l'oggetto delle trepide cure materne e della vigile attenzione da parte della società, il bambino rappresenta un valore grandissimo, sentimentale e materiale, la cui conoscenza deve essere fondata su basi scientifiche. Per questo oggi lo studio dell'anatomia, della fisiologia e della patologia del bambino hanno acquistato titolo incontestabile ad essere annoverate tra le materie d'insegnamento, mentre le scuole di puericoltura offrono la possibilità di apprendere quelle nozioni elementari applicando le quali il bambino cresce sano e robusto.
Lo sviluppo somatico del bambino si compie attraverso tappe successive, che, pur svolgendosi in un periodo non lungo di anni, sono ricche di caratteristiche speciali, che le differenziano l'una dall'altra. L'età del bambino va quindi divisa e considerata a periodi. Anche gli antichi distinguevano l'infantia (dalla nascita al 7° anno), dalla pueritia (dal 7° anno all'apparizione dei segni della pubertà). Oggi, invece, si ripartisce ulteriormente in: prima infanzia, dalla nascita alla fine della prima dentizione, cioè al 30° mese circa; seconda infanzia, dal 30° mese al 6° anno; grande infanzia, o età prepubere, dal 6° anno fino allo svilupparsi della pubertà. Quindi, a stretto rigore, l'uomo non può esser chiamato bambino che durante i primi sei anni di vita.
L'accrescimento. - Se si vuole definire questo primo periodo della vita, bisogna prendere in considerazione il fenomeno essenziale: l'accrescimento. Tale fen0meno è però molto più complesso di quanto a prima vista non sembri, perché in rapporto con fattori numerosi e svariati. Di questi il più importante è l'eredità, che trasmette al bambino quell'insieme di forze, definite dallo Springer "energia di accrescimento".
Lo studio dei legislatori e degli uomini di scienza è stato volto, fin dai tempi più antichi, a modificare quest'influsso dell'eredità per mezzo dell'eugenetica (v.), affinché la selezione degl'individui riproduttori vada a beneficio della robustezza della razza. Altri fattori, e cioè l'alimentazione, il regime di vita, la luce, l'aereazione, possono alla loro volta influire sull'accrescimento, modificandolo; ma sempre l'eredità lo domina. Le malattie, invece, sono capaci di bilanciare l'influsso dell'eredità sull'accrescimento, arrestandolo, ritardandolo, o anche accelerandolo. Fra queste, degne di speciale considerazione sono le malattie delle ghiandole endocrine, quali la tiroide e l'ipofisi, per alterato funzionamento delle quali il soggetto può restare allo stato di nanismo, o crescere fino al gigantismo, con numerose varietà di quadri patologici.
All'atto del concepimento e durante lo sviluppo endouterino dell'embrione possono avere importanza gravissima le intossicazioni; specialmente l'alcoolismo (v.) dei genitori, causa non infrequente di epilessia; il danno del germe embrionale o blastoftoria si contrappone all'eredità morbosa vera e propria.
Nei rapporti fra accrescimento e nutrizione, si assiste ogni giorno di più alla valorizzazione di quegli speciali elementi, compresi sotto il nome di vitamine (v.), tra le quali degna di massima considerazione è quella distinta col nome di vitamina D o antirachitica. I rapporti tra questa, le irradiazioni ultraviolette dello spettro solare, e la fissazione dei sali di calcio da parte delle ossa, formano un complesso imponente di studî e di ricerche per combattere una delle più gravi malattie dell'accrescimento: il rachitismo (v.).
I dati antropometrici riferentisi all'accrescimento corporeo del bambino sono molti, e considerano tutti i segmenti del suo corpo; ma quelli fondamentali, e perciò più importanti a conoscersi, riguardano il peso e l'altezza.
Il peso del neonato normale è di circa 3000 grammi, e l'altezza di circa 50 centimetri, restando le cifre alquanto minori nelle femmine rispetto ai maschi.
Subito dopo la nascita il peso diminuisce, a causa dell'eliminazione del meconio, dell'urina, del vapore acqueo, e della caduta del cordone ombelicale, per risalire poi alla norma verso il 7° od 8° giorno, purché l'alimentazione sia sufficiente.
In seguito, poi, l'accrescimento prosegue regolare, giorno per giorno, oscillando intorno a 25-30 grammi durante i primi 4 mesi, 15-20 nei quattro successivi, e 10-15 negli ultimi quattro.
Negli anni seguenti l'accrescimento è sempre minore, come risulta dalla tabella nella colonna seguente.
Per quel che riguarda l'altezza, il bambino misura alla nascita circa 50 cm., con una differenza in meno di 1-2 centimetri per le femmine. Durante il primo mese l'accrescimento è di 4 centimetri, di 3 durante il secondo e terzo, e di 1 nei successivi. Un'influenza notevolissima sull'accrescimento ponderale e sull'altezza del bambino ha la maniera dell'alimentazione alla quale è stato sottoposto.
Anatomia e fisiologia. - Oltre all'accrescimento, l'età infantile presenta molti fenomeni particolari, la conoscenza dei quali presuppone lo studio della speciale costituzione anatomo-fisiologica del suo organismo.
La cute e le mucose sono molto sottili e delicate, sicché facile è la loro lesione e l'attecchimento dei germi, con la conseguente comparsa di manifestazioni infiammatorie, infettive e parassitarie (eritemi cutanei, impetigine, stomatiti, mughetto, ecc.).
Anche lo scheletro è più delicato che nell'adulto, per il minor contenuto di sali di calcio, e per l'esistenza di una zona molle, di accrescimento, tra il capo osseo che si articola, e la parte restante. L'ossificazione si completa a poco a poco, e non può considerarsi terminata se non a pubertà avanzata. Tutto ciò spiega come nei bambini siano facili a prodursi gl'incurvamenti delle ossa lunghe degli arti inferiori, specie nei soggetti rachitici, e come tale incurvamento possa verificarsi a carico anche della colonna vertebrale nei piccoli bambini tenuti troppo precocemente in posizione eretta.
Sul cranio poi esistono alla nascita due zone membranacee, non ossificate, una all'occipite (piccola fontanella) e una al vertice (grande fontanella), delle quali la prima si chiude subito e la seconda tra il 12° e il 15° mese. Il ritardo di tale chiusura costituisce uno dei segni del rachitismo.
I muscoli sono poco validi, e la loro azione è incoordinata per il contemporaneo scarso sviluppo del sistema nervoso; col crescere degli anni si sviluppano sempre di più, acquistando resistenza ed elasticità, coi movimenti della ginnastica e dei giuochi.
Nell'apparato digerente, la bocca, priva alla nascita dei denti, rappresenta nei primi mesi di vita un apparecchio di suzione perfetto, non atto quindi alla masticazione. La saliva poi, fino al quarto mese, è scarsissima e priva del fermento che inizia la digestione degli amidi, cioè della ptialina; la sua reazione inoltre è acida, divenendo alcalina solo più tardi, sì che per mancanza di pulizia facilmente attecchisce sulla lingua e sulla mucosa quello speciale fungo che produce il mughetto.
Al sesto mese, di regola, cominciano a spuntare i primi denti, seguitando poi a nascere secondo lo schema seguente:
La dentatura completa dei 20 denti prende il nome di dentatura di latte, e resta tale fino al sesto anno, allorquando viene sostituita da quella definitiva, che ne comprenderà 32. È molto importante abituare presto il bambino ad aver cura dei proprî denti, poiché la carie di un dente di latte può compromettere l'integrità di un dente definitivo. L'apparizione dei denti provoca altresì cambiamenti notevoli nella configurazione della faccia e nella forma dei mascellari, i quali si adattano anatomicamente alla nuova funzione della masticazione che s'inizia. Nei bambini allevati artificialmente e in quelli affetti da malattie distrofiche, quale la rachitide, la dentizione subìsce notevole ritardo.
Lo stomaco ha conformazione quasi orizzontale nel decubito dorsale, assumendo invece quella verticale nella posizione eretta, e tale fatto, unito all'altro dello scarso sviluppo dell'anello superiore di chiusura (cardias), spiega la facilità con la quale il bambino rigurgita e vomita l'alimento. La mucosa dello stomaco secerne poi, nel primo anno di vita, oltre all'acido cloridrico e alla pepsina, non abbondanti, un fermento speciale, chiamato lab, destinato alla digestione del latte, che fa coagulare. Lo svuotamento si compie nel periodo di ore 2-2½. Col crescere dell'età cresce anche la capacità gastrica, la muscolatura della parete si fa più valida, e aumentano l'acido cloridrico e la pepsina, sì da permettere l'aggiunta al vitto di albumine di più difficile digestione (uova, carne).
L'intestino è più lungo che nell'adulto, e provvisto di maggior numero di anse, il che giustifica la facilità con la quale il bambino presenta la stipsi e la tendenza ai processi putrefattivi, fenomeni questi dovuti anche alla scarsa validità della muscolatura intestinale e alle deficienze qualitative della bile secreta dal fegato.
Il succo pancreatico, poi, nei primi mesi di vita, non contiene sufficiente quantità di tripsina per poter digerire bene caseina diversa da quella del latte di donna, e il fermento amilolitico, pur essendo presente anche alla nascita, non diviene abbondante se non verso il sesto mese, allorquando è giustificata l'aggiunta di amidi all'alimentazione. È tuttavia provato, dai più recenti studi in tal campo, che anche nei primissimi tempi della vita l'amido può essere digerito, purché in quantità convenienti.
La conoscenza delle feci del bambino è in rapporto stretto con le considerazioni sull'apparato digerente; i loro caratteri variano a seconda del tipo d'alimentazione. Mentre infatti il bambino allattato al seno ha da una a tre scariche giornaliere, con feci cremose, di color giallo uovo e odore appena acidulo, quello allattato artificialmente ha feci scolorite, asciutte, di odore fecaloide. Allorquando poi si cominciano a somministrare farine alimentari, il colorito diviene brunastro, assumendo infine l'aspetto di quelle dell'adulto, quando l'alimentazione diviene normale.
La frequenza del polso è, nel neonato, di 120-140, e gli atti respiratorî si aggirano intorno a 40 al minuto primo, decrescendo poi tali cifre lentamente, col succedersi degli anni.
Il sistema nervoso è del bambino scarsamente sviluppato alla nascita, cosicché tutte le manifestazioni sensoriali e psichiche vanno lentamente completandosi a mano a mano che l'età cresce.
Durante il primo mese domina assoluto l'istinto e l'incosciente. I movimenti degli arti, la respirazione, la tosse, il gridare si compiono in maniera impulsiva; la suzione, la deglutizione, sono pure istintive e rappresentano le reazioni agli stimoli che partono dall'apparato digerente, soggiacendo all'istinto primordiale della conservazione. Il volto è rigido e inespressivo; lo stimolo lumin0so fa appena contrarre la pupilla e solo alla quarta settimana di vita i rumori molto forti provocano reazione apprezzabile. Il senso del gusto e dell'olfatto sono invece già discretamente sviluppati.
Durante i sei mesi successivi si svolge lo stadio psichico, che possiamo dire dell'attenzione. Il volto comincia ad assumere espressione; gli oggetti lucenti sono seguiti con l'ausilio dei muscoli oculari, e lo sguardo si fissa. Comincia a compiersi qualche atto volontario, girando il capo e il corpo, e tendendolo talora, in direzione di qualche persona o di qualche cosa, o di qualche rumore. Si accenna al sorriso e al balbettamento.
Subentra, nella seconda metà del primo anno, il periodo della memoria, e sono risvegliate impressioni elementari, in rapporto allo svilupparsi nel cervello dei primi centri d'associazione. Le persone più vicine al bambino sono prontamente riconosciute come pure i suoni e le parole udite. Le impressioni sensitive si esteriorizzano con movimenti muscolari validi e persistenti; le sensazioni dolorose sono rammentate, e quelle piacevoli manifestate con segni netti di godimento.
Nel secondo anno, infine, si giunge al periodo intellettivo, e si riesce a far comprendere al bambino ragionamenti elementari, e a risvegliare in lui le forme più semplici del pensiero, mentre il suo interessamento si fa vivo per tutto quanto lo circonda, e i suoi sentimenti intimi, di gioia, di dolore, d'ira, si manifestano con completezza. Tra il decimo e il dodicesimo mese sono emessi i primi suoni articolati in forma di monosillabi e interiezioni, che divengono a poco a poco parole. Se, invece, verso i due anni di età tutto questo sviluppo psichico non è compiuto in modo netto, si avrà ragione di dubitare se il bambino sia deficiente o sordo-muto.
Nella seconda infanzia i progressi sono ancora più rapidi, e il bambino normale e sano apprende con facilità a parlare e ad esprimere i proprî desiderî, ritenendo senza sforzo alcuno i primi elementi della lettura e della scrittura. In tutto questo, importanza estrema hanno i genitori e quelli che vivono presso il bambino, poiché, prescindendo dall'intelligenza individuale, lo sviluppo più o meno precoce delle sue facoltà mentali dipende molto dal metodico e assiduo interessamento di queste persone.
Con lo sviluppo del sistema nervoso sono in rapporto le posizioni assunte dal bambino e i movimenti che compie.
Fino al quarto o al quinto mese, infatti, il capo non riesce a stare permanentemente ritto sul tronco, e fino al sesto o all'ottavo non è possibile la stazione seduta senza appoggio, la quale è valida e completa solamente verso il terminare dell'anno.
Nei primi due mesi, poi, gli arti compiono un'infinità di movimenti esagerati e involontarî, e solo verso il 4° mese il bambino può afferrare gli oggetti e può venir tirato su per le braccia tese, mentre le gambe cominciano a sorreggere il corpo, nella posizione eretta. Dopo il sesto mese appaiono i primi tentativi di alzarsi dal letto, e la posizione viene cambiata volontariamente. A poco a poco il bambino comincia ad aggrapparsi, e verso l'undicesimo o il dodicesimo mese esso muove i primi passi che dapprima incerti e vacillanti si fanno sempre più sicuri durante lo svolgersi del secondo anno, e normali, validi, durante il terzo, con possibilità di correre e di salite gradini. In seguito, col crescere dell'età, la libertà e sicurezza dei movimenti si fa sempre più densa, e apparisce il controllo esercitato su di essi dai centri cerebrali.
Per facilitare i primi tentativi, è sempre consigliabile, escludendo i vecchi metodi irrazionali, l'uso di un apposito recinto a forma di gabbia senza copertura, ponendo sul pavimento dei tappeti spessi, che attutiscano il colpo delle eventuali cadute.
Se, inoltratosi nel secondo anno di vita, il bambino non riuscirà a reggersi in piedi, bisognerà Pensare che sia affetto da qualche malattia dell'accrescimento (rachitismo) o del sistema nervoso (p. es. affezioni cerebrali della vita endouterina).
Igiene. - Considerando quanto precede, si comprenderà come sia sufficiente per il bambino, nel primo semestre di vita, dal punto di vista dell'esercizio della muscolatura del corpo, il movimento compiuto con gli arti allo stato di veglia, e l'espansione della gabbia toracica per le grida e il pianto. Nel secondo semestre tali movimenti saranno più complessi ed efficaci nei tentativi di alzarsi e sorreggersi in piedi. Quando poi la stazione eretta è possibile senza appoggio, e il camminare si compie senza pericolo, si può ritenere che s'inizî il periodo della vera ginnastica muscolare, integrata dall'atto della corsa e del salto, finché, progressivamente, si ha la possibilità d'istituire una ginnastica metodica, atta a sviluppare tutto l'organismo del bambino. Se questi sarà poi ritardatario nell'accrescimento, oppure presenterà disturbi nervosi di varia natura, specialmente irrequietezza, irritabilità, insonnia, sarà sempre consigliabile la ginnastica medica razionale, eseguita in appositi istituti. Verso la fine della seconda infanzia, allorquando il bambino sta per diventare un giovinetto, gli riuscirà indubbiamente utile per lo sviluppo fisico, l'iniziare alcune tra le pratiche sportive meno faticose, quali la bicicletta, il podismo, il nuoto, il tennis, rifuggendo da pericolosi eccessi di fatica che potrebbero avere, in questa età, conseguenze irreparabili.
Speciali requisiti deve avere l'ambiente in cui vive il bambino. In primo luogo si cercherà di circondarlo della massima tranquillità per evitare qualsiasi trauma, anche minimo, al suo sensibilissimo sistema nervoso. L'igiene sarà poi oggetto della cura più scrupolosa, quindi pavimenti e pareti della camera ben disinfettabili, abolizione di tende e di parati, suppellettili verniciate di bianco e lavabili, culla, e poi lettino, semplicissimi, anch'essi lavabili.
Si terrà il bambino nella culla durante tutte le ore in cui non hanno luogo le pulizie, il nutrimento e la passeggiata, evitando di scuoterlo ritmicamente, o, peggio ancora, di prenderlo in braccio allorché piange. Poiché il bambino sano riposa tranquillo, è piuttosto necessario scoprire la causa del pianto, che può dipendere, da dolore per fasciature troppo strette, o da fastidio per essere la biancheria bagnata, o da freddo, o da fame, o da malattia. In genere il timbro stesso del pianto potrà guidare, sino a un certo punto, perché si distinguerà quello forte, violento, da dolore e da fame, e quello fioco, lamentevole, da malessere. Peggiori ancora le abitudini di far dormire il bambino nello stesso letto dei genitori, e quella di farlo addormentare con le luci accese.
Tra le abitudini cui occorre indirizzare il bambino, è importante quella di soddisfare i bisogni naturali nel vasetto apposito, quanto più precocemente è possibile, iniziando fin dal terzo mese la pratica, con grande pazienza e tenacia.
Si deve inoltre impedire che il bambino si succhi il dito, per evitare macerazioni e formazione di ragadi cutanee e deviazioni viziose dei denti di latte: questo scopo può essere facilmente raggiunto racchiudendo le mani del piccino in sacchetti di tela. Saranno rigorosamente proscritti i cosiddetti succhietti di gomma o, peggio ancora, fatti con un lembo di pezzuola contenente zucchero, malauguratamente ancora in uso presso le mamme meno istruite, che pen'sano di rendere in tal modo tranquillo il proprio bambino, non riflettendo alle infezioni che possono derivare da simile pratica.
Nel bambino più grandicello bisognerà spesso combattere la cattiva abitudine di rodersi le unghie, manifestazione questa, per lo più, d'una speciale costituzione organica morbosa, designata con il nome di spasmofilia. Abitudinì anche peggiori, in questo periodo, sono quelle dei tic, della balbuzie, della bugia abituale e simili, che rientrano pure nel dominio della medicina, richiedendo spesso cure praticate in ambienti specializzati.
La vita del bambino deve svolgersi secondo un ritmo speciale. Il sonno occupa il posto più importante. Dopo la nascita infatti si dorme i 9/10 delle 24 ore; fra il sesto e il decimo mese, i 2/3; da un anno fino ai quattro, la metà. Anche dopo questo tempo il bambino, fino all'età scolastica, deve dormire 1-2 ore dopo il pasto principale. Il sonno potrà avvenire anche all'aria aperta, durante la stagione calda, purché al riparo dal vento e dagl'insetti. Nei più piccini si curerà che il decubito sia laterale, per impedire che un eventuale vomito faccia penetrare particelle alimentari nelle vie respiratorie. Anche l'uscita e la passeggiata saranno sottoposte a speciali regole. Il neonato si farà uscire infatti solo dopo l'ottavo giorno nella stagione calda, e dopo il trentesimo in quella invernale; in ogni modo, dopo la caduta del cordone ombelicale. A tre mesi la passeggiata potrà durare un paio di ore, mattina e pomeriggio; dopo gli otto mesi invece sarà prolungata quanto più è possibile, evitando con cura le località polverose, quelle troppo frequentate da altri bambini, e l'uso dei comuni mezzi di trasporto, per evitare i pericoli di contagio.
Affinché l'organismo del bambino si mantenga sano, non si trascurerà poi la pratica quotidiana del bagno, il quale contribuisce anche a irrobustirlo. Si farà in genere al mattino, prima della colazione, in una vasca facilmente disinfettabile, con acqua alla temperatura di 35°-37° durante i primi periodi di vita, e di 30°-37° per i più grandicelli, e sempre della durata di 10-15 minuti, insaponando contemporaneamente la cute. Asciugato bene il corpo, sarà quindi ricoperto con biancheria pulita, non senza aver prima cosparse le pliche con polvere di talco, e non con ciprie a base di amido, le quali fermentano facilmente, causando molte volte degli eritemi superficiali, ma persistenti. Ai bambini nervosi, specie in quelli che si addormentano con difficoltà, il bagno sarà fatto più caldo, e a preferenza la sera, prima di porli in letto.
Una parte importante nella vita del bambino occupano i giuochi. Il giocattolo deve quindi costituire una delle suppellettili principali, scegliendolo con cura a seconda dell'età, e cercando di assecondare le naturali inclinazioni allorché si manifestano col crescere degli anni e col dischiudersi delle facoltà mentali. In ogni caso, per i bambini più piccoli, data la loro istintiva tendenza a portare tutto alla bocca, saranno senz'altro evitati i giocattoli poco igienici perché non lavabili o mal verniciati, e quelli facilmente ingoiabili, o con parti che si distaccano.
Un problema di capitale importanza, connesso alla vita del bambino, specialmente nel primo anno di vita, è quello dell'alimentazione, e la sua conoscenza richiede una trattazione ampia e particolareggiata (v. allattammento).
Patologia. - I bambini vanno soggetti ad ammalare assai più che gli adulti, e ne fa fede la mortalità altissima.
La causa di tale fatto va ricercata nell'insufficiente organizzazione delle difese organiche contro gli agenti morbosi e nell'assenza d'immunità acquisite, per aver superato infezioni precedenti.
In alcuni periodi poi il bambino ammala anche con maggiore facilità, per il concorrere di altre cause, in parte naturali e in parte provocate, come avviene durante la dentizione e durante la vaccinazione antivaiolosa. Per quanto riguarda la dentizione, si discute ancora molto, ed eminenti pediatri le negano qualsiasi influenza nociva sulla salute. È tuttavia indubbio che, in quel periodo, il bambino va soggetto più facilmente alle affezioni dell'apparato respirattorio nella stagione invernale, e a quelle dell'apparato digestivo nella stagione estiva. Il pericolo, minimo nei soggetti costituzionalmente robusti e in quelli allevati al seno materno, si fa notevole nei più deboli e in quelli allevati artificialmente.
La vaccinazione, poi, può essere considerata come una malattia in miniatura, artificialmente procurata per creare lo stato d'immunità che deve difendere in seguito dall'eventuale contagio del virus vaioloso.
In Italia la legge prescrive che la vaccinazione sia fatta ai bambini nel primo anno di vita, e i risultati pratici ne confermano la giustezza, specialmente dal punto di vista delle rarissime, ma pur indubbie complicazioni a carico del sistema nervoso, mortali nel 40% circa dei casi, che colpiscono i bambini al disopra di quell'età. Resta tuttavia il fatto, analogo a quello accennato parlando della dentizione, che, durante lo svolgersi dei fenomeni della vaccinazione, il bambino è soggetto ad ammalare con grande facilità, per lo stato di minor resistenza in cui è posto il suo organismo. Dal che deriva anche il precetto assoluto di escludere dalla pratica, rinviandola, tutti i bambini affetti da disturbi anche lievi, a carattere generale (diarrea, bronchiti, ecc.) o locale (eczemi, ustioni, ecc.).
La patologia vera e propria del bambino, in linea di massima, è simile a quella dell'adulto, potendo egli ammalare delle stesse malattie. Aspetti speciali, invece, col carattere talora di malattia esclusiva dell'età infantile, hanno talune forme morbose, alle quali qui conviene soltanto accennare. Si tratta, propriamente, delle malattie dell'apparato digerente, e delle malattie infettive.
Le affezioni dell'apparato digerente sono una triste prerogativa del bambino del primo anno di età, e mietono un'infinità di vittime, specie nella stagione estiva.
Le forme più semplici, più facilmente curabili, sono quelle in rapporto a errori quantitativi dell'alimento somministrato (ipoalimentazione e iperalimentazione). I sintomi fondamentali sono rappresentati dallo stato d'irrequietezza del bambino, dall'arresto del suo accrescimento, e dalle modificazioni delle feci, rammentando che può presentarsi tanto la diarrea quanto la stitichezza in ambedue i casi. Il controllo con la bilancia, eseguendo la doppia pesata negli allevati al seno, e l'osservanza dei dati stabiliti dalle apposite tabelle alimentari, negli allevamenti misti o artificiali, saranno sufficienti a ricondurre in breve tempo l'apparato digerente al suo normale funzionamento.
Molto più gravi, e più difficili a curare, sono invece le enteriti e le enterocoliti, le cui cause possono riportarsi tanto a un'alimentazione incongrua, quanto alla somministrazione di alimenti inquinati o alterati.
Molto si discute ancora intorno alla patogenesi dell'enterite e dell'enterocolite infantile e si è ancor lungi dal raggiungere un accordo completo sull'argomento, appunto perché le cause che possono sostenere il quadro morboso sono molteplici. Fondamentalmente, però, si può ritenere che si tratti, per lo più, di una cattiva elaborazione dell'alimento ingerito, per cui il chimismo digestivo normale si altera, e la flora batterica dell'intestino si trasforma, arrecando in ultima analisi una lesione più o meno grave alla mucosa intestinale e al fegato, nel quale pervengono tutte le sostanze alimentari assorbite, e le eventuali tossine formatesi nel tubo digerente. Ciò è comprovato dai reperti delle autopsie degli enterici venuti a morte, nei quali il fegato mostra le stesse lesioni che si ritrovano in occasione di avvelenamenti acuti (cloroformio, fosforo) e nelle intossicazioni gravi (difterite).
La sintomatologia è anch'essa variabilissima, e non è possibile fare una classificazione che risponda completamente alla realtà.
L'inizio può avvenire in uno stato di benessere completo, o in seguito a dispepsie più o meno accentuate. Il bambino comincia a essere irrequieto, vomita il cibo e ha diarrea, con emissione di feci di aspetto abnorme. Dalle forme lievi, che rapidamente guariscono, si passa poi a quelle sempre più gravi, con prostrazione intensa, vomito ripetuto, diarrea frequentissima, stato febbrile, fino a osservarsi addirittura delle manifestazioni simili a quelle del colera, con disidratazione rapida, algidità, convulsioni e coma. La diagnosi, in complesso, non offre difficoltà speciali, mentre più arduo è il compito terapeutico.
Il canone fondamentale di cura è rappresentato dall'istituzione rapida della dieta idrica, protratta dalle 12 alle 48 ore, a seconda della gravità del caso, somministrando liquido abbondante, in forma di semplice acqua, oppure di infuso di tè saccarinato. In pari tempo, se occorre, si potranno fare lavaggi dello stomaco e dell'intestino con acqua bollita, o con soluzione di bicarbonato di sodio al 5-10%.
Poi si passeià alla ripresa dell'alimentazione con estrema cautela usando il latte di donna negli allevati al seno e le decozioni di cereali in quelli allevati artificialmente.
Molta attenzione deve porsi alla cura purgativa iniziale, alla quale spesso si ricorre in maniera del tutto empirica. Infatti, se un purgante blando (piccole quantità di olio di ricino o di calomelano) può riuscir giovevole allorquando è cessato il vomito, un puigante troppo energico può apportare all'intestino danni talora insanabili. Quanto poi ai cosiddetti disinfettanti intestinali e agli astringenti, converrà rammentare che i primi non esistono praticamente, perché in dosi terapeutiche riescono inefficaci, e in dosi più alte sono tossici, e i secondi rappresentano una pratica assurda, perché tendono a opporsi alla diarrea, che non è altro che un mezzo naturale di disintossicazione.
Piuttosto devono essere conosciute le regole profilattiche intese a impedire che la sindrome morbosa si manifesti; esse consistono nell'evitare la somministrazione di cibi inadatti all'età del bambino, nel controllare la purezza del cibo stesso, e soprattutto del latte di mucca (che verrà possibilmente abolito nella stagione più calda), nel proteggerlo contro le mosche e così via.
In questo primo anno di età vi sono altre forme morbose che contribuiscono notevolmente all'alta mortalità infantile, e in special modo quelle legate allo stato di prematurità e di debolezza congenita, l'eclampsia, e le bronco-polmoniti.
Nella seconda infanzia, invece, e in modo speciale nell'età scolastica, prevalgono di gran lunga le malattie infettive, rappresentate, nella grande maggioranza, dalle forme esantematiche (morbillo, scarlattina, varicella), dalla pertosse, dalla difterite, dalla parotite epidemica.
Data la grande importanza di tali malattie, è utile conoscerne le linee principali, qui sotto brevemente esposte a mo' di guida, rinviando alle singole voci per una trattazione più completa.
1. Morbillo. - Sconosciuto l'agente patogeno. Durata dell'incubazione: 8-14 giorni. Stadio prodromico di 3-6 giorni, con febbre e manifestazioni a carico delle mucose (sternuti, tosse stizzosa, lacrimazione). Appare poi l'esantema, che s'inizia in genere al volto con piccole macchie rosse, confluenti in alcuni punti. La febbre resta alta per 3-4 giorni, poi comincia ad abbassarsi. Dopo una settimana, in media, l'esantema impallidisce, e s'inizia una desquamazione cutanea a tipo furfuraceo. Le complicazioni più temibili sono: la bronco-polmonite, le otiti, le congiuntiviti. Dopo la malattia si stabilisce uno stato d'immunità che protegge, salvo rare eccezioni, per tutta la vita. Il periodo più contagioso è rappresentato da quello in cui i fenomeni catarrali sono più intensi. L'isolamento del malato deve durare almeno 3 settimane. Non sono necessarie disinfezioni dell'ambiente, essendo il virus labilissimo anche alla semplice esposizione all'aria.
2. Rosolia. - Decorre alla stessa guisa di un morbillo attenuato, con durata più lunga dell'incubazione (circa 17 giorni), e senza complicazioni di notevoli importanza.
3. Scarlattina. - Sembra prodotta da un germe del tipo dei cocchi (streptococco scarlattinoso) e ha una incubazione breve, di 3-6 giorni. S'inizia con sintomi gravi: malessere, vomito, brividi, cefalea intensa, infiammazione della gola (angina). Dopo 24-48 ore appare l'esantema, in forma di piccole macchioline rosse, le quali invadono prima il torace e il dorso, per diffondersi poi su tutta la cute (meno le labbra, il mento e il naso), assumendo un aspetto caratteristico, rosso intenso, quasi vellutato al tatto. L'esantema dura circa 1 settimana, con febbre sempre alta, poi impallidisce, mentre s'inizia la desquamazione cutanea, che avviene in forma di grosse lamelle: Le complicazioni più frequenti sono rappresentate dalle otiti, adeniti, angine necrotiche, nefriti (che appaiono verso il 20° giorno di malattia). Il contagio si prolunga anche durante il periodo della desquamazione, e l'immunità acquisita è, per lo più, durevole. L'isolamento del malato deve essere protratto per almeno 40 giorni, e si praticheranno disinfezioni accurate.
4. Difterite. - Prodotta da un germe conosciuto (bacillo di Löffler), ha un periodo d'incubazione di 2-7 giorni, dopo il quale s'inizia la febbre e il dolore alla gola, con formazione di pseudo-membrane che si depositano sulle tonsille e sulla faringe. La malattia dura 2-3 settimane, e le membrane possono invadere la laringe, producendo il cosiddetto croup, manifestazione di gravità estrema, che spesso richiede l'intervento chirurgico (intubazione e tracheotomia). La malattia può poi localizzarsi anche in altre sedi (naso, orecchio, ecc.). Le complicazioni più frequenti sono rappresentate dalla nefrite e dalle paralisi. Il contagio dura fino a che la ricerca del bacillo nella gola del bambino e in altre sedi riesce positiva, e l'immunità non è sempre durevole. La disinfezione sarà accurata.
5. Pertosse (tosse convulsiva). - Prodotta da un bacillo (Bordet-Gengou). L'incubazione dura 2-15 giorni, e l'inizio avviene in forma di un banale catarro delle prime vie aeree, talora con modica febbre. D0po 1-2 settimane s'inizia il periodo convulsivo, con accessi di tosse periodica, violenta, seguita dal caratteristico urlo o ripresa, con cianosi intensa del volto, arrossamento delle congiuntive, vomito. La durata di tale periodo è variabilissima e può protrarsi, sebbene attenuato, anche per mesi. In media però dopo 4-6 settimane tutto rientra nella norma. La complicazione più frequente è la broncopolmonite. Il contagio diminuisce sempre più durante i primi 15-20 giorni del periodo convulsivo, è massimo durante quello catarrale. Non occorrono disinfezioni.
6. Parotite epidemica (orecchioni). - Prodotti da un germe ancora sconosciuto. Incubazione di 4-22 giorni, seguita da tumefazione caratteristica delle regioni parotidee, con febbre per lo più modica. Durata: 8-14 giorni, e immunità durevole. Complicazioni lievi e piuttosto rare (otite, orchite, meningite). Isolamento per un paio di settimane.
7. Vaiuolo. - Malattia gravissima, e fortunatamente divenuta assai rara dopo l'introduzione della vaccinazione obbligatoria. Incubazione di 10-30 giorni e inizio con febbre alta, abbattimento accentuato, vomito, e comparsa di noduli rossastri che rapidamente divengono vescicole e poi pustole piene di pus, ombelicate al centro. L'eruzione appare su tutto il corpo simultaneamente. La guarigione della pustola lascia in genere delle cicatrici più o meno evidenti. La malattia dura 2-3 settimane e le complicazioni più frequenti sono: le suppurazioni cutanee, le broncopolmoniti, le malattie delle sierose (pleuriti, pericarditi). L'immunità è completa. L'isolamento deve protrarsi per almeno 6 settimane, in locali appositi, e le disinfezioni devono essere accutatissime.
8. Varicella. - Prodotta da germe sconosciuto. Incubazione: 13-17 giorni. S'inizia con febbre, per lo più modica, ed eruzione cutanea di elementi vescicolosi, che raramente suppurano, e che evolvono a ondate successive, senza speciale aggravamento delle condizioni generali, e senza notevoli complicazioni. Durata 1-2 settimane, e immunità duratura. L'isolamento non è indispensabile, data la mitezza della malattia, e le disinfezioni non sono necessarie.
9. Poliomielite anteriore acuta (paralisi infantile). - Prodotta probabilmente da un cocco. Colpisce in genere la prima infanzia e l'incubazione è di circa 7 giorni. S'inizia con febbre alta, di durata più o meno lunga, e per lo più senza sintomi speciali. Cessata la febbre, il bambino mostra la paralisi di uno o di varî segmenti del corpo. Tale paralisi può regredire spontaneamente e con le cure adatte, ma talora persiste, e il segmento colpito arresta il suo accrescimento. La contagiosità non è forte, mostrandosi il virus labile alle influenze esterne. In ogni modo è bene isolare il malato per 5-6 settimane, praticando le disinfezioni.
Dal carattere di estrema contagiosità presentato dalle malattie suddescritte derivano precetti profilattici ben netti, tra cui quello di evitare, quanto più è possibile, il contatto con altri bambini e la frequenza di luoghi chiusi, quali a esempio i pubblici spettacoli, e quello d'isolare immediatamente il piccolo malato, denunziandolo alle competenti autorità, e allontanando anche i fratelli conviventi dalle scuole, per non propagare il contagio.
Le vaccinazioni preventive offrono in questo campo possibilità di buon successo, e, prescindendo da quella antivaiolosa, ormai di dominio pubblico, si terrà presente anche l'antidifterica, che sembra destinata a successi altrettanto lusinghieri
Un ultimo cenno va fatto ad altre due malattie: la tubercolosi e la sifilide, le quali assumono enorme importanza nell'età infantile.
La tubercolosi, il più terribile dei flagelli sociali, si trasmette essenzialmente per contagio, e l'organismo infantile presenta la maggior sensibilità verso l'infezione del bacillo di Koch. Molto spesso poi il bacillo, penetrato nell'organismo, resta allo stato di latenza, annidato per lo più nelle ghiandole, per riprendere la propria attività virulenta all'età pubere, o in quella adulta. Altre volte, invece, le manifestazioni della malattia si hanno fin dai primissimi anni di età, e le forme di tubercolosi del bambino, specie con localizzazione meningea, gravano in numero notevole nelle statistiche della mortalità infantile.
L'insegnamento che da tale constatazione si deve trarre, è di carattere principalmente profilattico; si deve cioè cercare in tutte le maniere di sottrarre il piccolo essere al contagio. Quindi: allontanarlo subito dall'ambiente in cui vivono altri individui, anche semplicemente sospetti di tubercolosi; sorvegliare le persone che l'avvicinano, combattendo la pessima abitudine del bacio, anche da parte dei parenti più stretti; impedire che vengano portati alla bocca gli oggetti e i giocattoli che non siano stati preventivamente ben lavati; non somministrare latte crudo, per il pericolo delle manifestazioni di tubercolosi intestinale, e proteggere sempre gli alimenti dalle mosche.
Per quel che riguarda la sifilide, l'importanza è alquanto diversa, poiché il bambino non s'infetta di tale malattia se non in casi eccezionali (p. es. la sifilide da baliatico). Si tratta invece di conoscere le dannose conseguenze che si manifestano nei piccoli in seguito all'infezione dei proprî genitori. Prescindendo infatti dal numero notevolissimo di nati morti, di prematuri non abili alla vita, di nati con malformazioni gravi e irreparabili, è notorio che gli eredo-luetici rappresentano soggetti deboli, predisposti a contrarre le malattie, e a soggiacervi.
Anche per la sifilide, dunque, il problema è di carattere profilattico, ma d'una profilassi essenzialmente prenatale, che deve richiamare i genitori ai precetti dell'eugenetica, ponendo innanzi alla loro mente lo spettro formidabile della responsabilità che si assumono, allorquando invece di figli sani, forti, utili alla società, procreano degl'infelici, condannati al dolore già prima di nascere.
Brevi note di pronto soccorso in attesa del medico nelle principali malattie e disturbi del bambino. - 1. Avvelenamenti. - Provocare subito il vomito titillando la gola, e somministrare liquidi albuminosi (latte, bianco d'uovo battuto) e soluzione di ossido di magnesia, facendo poi vomitare di nuovo. Negli stati di eccitazione giova la camomilla, e in quelli di abbattimento il caffè e il cognac a gocce.
L'ingestione di varecchina, soda, potassa, liscivia, controindica il vomito, mentre richiede la somministrazione di acidi diluiti (aceto, limone), e di albuminosi. Per l'ingestione di tintura di iodio unire all'acqua dell'amido o della farina.
2. Coliche addominali. - Il dolore può essere vinto con applicazioni calde (cataplasmi, compresse secche o umide). I purganti vanno esclusi in maniera assoluta senza aver inteso il parere del medico, mentre potranno giovare i clisteri con decotto di camomilla, caldi, sotto bassa pressione. Per bocca: acqua o decotto di camomilla zuccherati.
3. Convulsioni. - Svuotare subito l'intestino con enteroclisma (acqua e olio, oppure acqua e glicerina 1 : 5). Tenere immerso il bambino per circa 20 minuti in un bagno caldo a 39°-40° con applicazioni fredde contemporanee sul capo, asciugando poi rapidamente, e mettendo in letto in assoluta quiete.
4. Corpi estranei. - Evitare qualsiasi manovra inconsulta, che non riuscirebbe per lo più a far altro che a lasciar penetrare di più il corpo introdotto. Nell'orecchio si potrà versare dell'olio o della glicerina tepida, utili specialmente nel caso che si tratti di qualche piccolo insetto. Nell'occhio si proverà l'estrazione rovesciando le palpebre e lasciando scorrere dell'acqua tepida, bollita. Per gli spruzzi di calce usare sempre acqua molto zuccherata, od olio. Per i corpi infine penetrati nell'esofago e trachea, cercare di provocare cautamente il vomito o la tosse, estraendoli col dito se non abbiano oltrepassato le fauci, o facendoli discendere nello stomaco col bere larghi sorsi di acqua.
5. Croup. - Il croup vero, difterico, richiede l'immediato trasporto del bambino in ospedale, per le cure apposite. Il falso croup, invece, che insorge improvvisamente di notte in bambini affetti da lievi laringiti o raffreddori, può essere trattato, in attesa del medico, con applicazioni di cataplasmi o spugne calde al collo e inalazioni di vapore acqueo.
6. Diarrea e vomito. - Istituire subito dieta idrica rigorosa, prolungata anche oltre le 24 ore, con acqua minerale o infuso di tè leggiero, prancando anche qualche clistere con acqua di camomilla. Astenersi dai purganti.
7. Dolori all'orecchio. - Applicare del caldo in qualsiasi forma sull'orecchio malato (cataplasmi, termoforo, compresse) e introdurre gocce di glicerina neutra, tepida (non mai olio, latte, laudano!).
8. Emorragie e ferite. - L'emorragia dal naso (epistassi), può essere talora frenata con applicazioni fredde alla radice nasale o sulla nuca, o con l'introduzione nella narice sanguinante di batuffoli di ovatta o garza imbevuti di acqua ossigenata, o acqua emostatica, non usando per l'introduzione stecchi né altri oggetti duri.
Le ferite vanno deterse dall'eventuale sudiciume con acqua bollita, coprendole poi con garza sterile o pezzi di tela bolliti, dopo aver appli- cato sulla parte sanguinante e sui bordi un poco di tintura di iodio fresca. L'emorragia imponente, per ferite più gravi, richiede l'immediata legatura provvisoria alla radice dell'arto, oppure, se interessa altre sedi, il tamponamento stipato con materiale sterile.
9. Febbre. - La temperatura va misurata accuratamente ogni 4 ore, e annotata. Non si diano mai antipiretici senza consiglio del medico, ma ci si limiti a mettere la borsa di ghiaccio sul capo, se sono sorpassati i 39°, e bottiglie calde ai piedi se risultano freddi al tatto.
10. Morsi e punture. - Sia il morso di cane, di asino, di vipera o di altro animale, legare subito strettamente al disopra della ferita, e cercare di far sanguinare abbondantemente, allargandola con una lama sterilizzata alla fiamma. Urge sempre il trasporto del bambino all'ospedale per le cure richieste dai singoli casi (iniezioni di siero Calmette, di siero antitetanico, vaccino antirabico). Per le punture d'insetti e di pesci velenosi, provocata la fuoruscita d'un poco di sangue, ed estratto eventualmente il pungiglione, si applicherà sulla parte un poco di ammoniaca, e si faranno poi delle applicazioni fredde, somministrando caffè o cognac se vi è tendenza a collasso.
11. Raffreddori e malattie delle prime vie respiratorie. - Al contrario di quanto fanno molte madri, che sospendono subito il bagno giornaliero, coprono eccessivamente il bambino e chiudono ermeticamente le finestre, facendo fumigazioni irritanti nell'ambiente, è invece necessario d'insistere nel bagno caldo, e di aerare continuamente la stanza, saturandola solo di vapor acqueo, evitando i sudori profusi, i quali indeboliscono inutilmente. In attesa del medico si potrà poi istillare nelle narici qualche goccia di protargolo (1 : 100).
12. Traumi. - Solo il medico potrà giudicare se si tratti di una frattura, di una lussazione, di una distorsione o di una contusione. Nell'attesa s'immobilizzerà la parte colpita, alleviando il dolore con applicazioni di ghiaccio o di acqua vegeto-minerale ghiacciata.
13. Ustioni. - Le parti ustionate non vanno trattate, come talora empiricamente vien fatto, con olio, inchiostro, patata tritata, con le quali sostanze si può procurare infezione, perché non sterili; come pure le flittene delle ustioni non vanno punte dai profani. Il dolore potrà invece venire lenito con linimento oleocalcareo, pomata all'ittiolo o vasellina sterile.
Bibl.: L. Dufestel, La croissance, Parigi 1920; E. Lesné e L. Binet, Physiologie normale et pathologique du nourrisson, Parigi 1921; L. Concetti, Igiene del bambino, Roma 1924; F. Valagussa, Il bambino, Roma 1927; S. Engel e M. Baum, Grundriss der Saüglings- und Kleinkinderkunde, Monaco 1929.