bambinezza
s. f. Condizione propria dell’età infantile caratterizzata dall’ammirazione attonita della realtà circostante.
• «Una volta domandai all’Avvocato se il tifoso che si portava dentro era un bambino o un adolescente. Disse “bambino!”, di getto, come dovesse scegliere [Michel] Platini o [Marino] Magrin. Questa bambinezza un po’ arrogante: è così, lo juventino» (Vittorio Sermonti intervistato da Francesco Battistini, Corriere della sera, 13 maggio 2006, p. 8) • [tit.] Bentornata Bambinezza [testo] Non si sfugge dall’infanzia neanche a Hollywood: tra i dieci film più visti oggi in America, più di metà racconta storie di gorilla parlanti, robot, supereroi, di Ercole. […] Anche Hollywood a inseguire lo spirito che ci rimane dentro, più o meno occultato sotto i nostri abiti adulti: il richiamo della bambinezza, dove il passato non esiste e il futuro non è ancora successo, e ogni cosa è illuminata. (Matteo Persivale, Corriere della sera, 2 agosto 2014, p. 25, Tempi liberi).
- Derivato dal s. m. bambino con l’aggiunta del suffisso -ezza.
- Già attestato nella Stampa del 30 giugno 1984, Tuttolibri, p. 1 (Vittorio Sermonti).