BALTISTAN (A. T., 93-94)
Il Baltistan, o paese dei Baltì, è uno dei distretti transhimalayani del regno di Jammu e Kashmir, situato fra il Ladak a SE., e i distretti di Astor, di Gilgit e di Hunza-Nagar a NO., e compreso all'incirca fra 34°45-36° N., e 75°-77°15′ E., con un'area totale di 22.000 kmq. Occupa parte della zona montuosa interposta fra Himālaya e Caracorum, traversata in tutta la sua estensione dall'alta valle dell'Indo, un complicato labirinto di giogaie di monti e di contrafforti, profondamente intagliato da valli e gole. Buona parte del territorio a S. dell'Indo, fra esso e il Himālaya, è occupato dall'altipiano di Deosei, alto 3765 m. s. m., che misura quasi 50 km. nel suo diametro maggiore.
Tutto intiero il Baltistan ha un'elevazione superiore ai 2000 m. s. m.; da questa altezza si sale fino alle vette dello spartiacque del Caracorum, fra le quali primeggia il K 2, di 8611 m. La zona abitata arriva fino a 3500 m. Il Baltistan partecipa delle condizioni climatiche di tutta la regione transhimalayana, la cui caratteristica è la siccità estrema (150 mm. di pioggia all'anno) che dà al paese un tipico aspetto desertico. Solo qua e là, sulle rive dei corsi d'acqua, v'è qualche cespuglio isolato: roveti, berberis, miricaria, artemisia, ribes selvatico, e qualche tronco nano, contorto e gibboso di ginepro (Iuniperus excelsa).
In un solo punto del suo corso nel Ealtistan, dove sbocca la valle Shigar, la valle dell'Indo si allarga in un vasto bacino pianeggiante, e nel centro di esso è posta Skardu, capoluogo di tutto il distretto, e sede delle autorità governative. A Skardu mettono capo le vie di comunicazione del Baltistan.
L'esploxazione del Baltistan è recente. Non vi era penetrato alcun Europeo prima del 1834-35, quando il dott. Henderson visitò Skardu; ma, avendo egli perdute per via le note del suo viaggio, non ne rimase alcuna relazione. Le prime notizie dirette le dobbiamo a G. T. Vigne, che fra il 1835 e il 1838 si recò tre volte a Skardu, traversò due volte l'altipiano Deosei, e percorse anche la valle dell'Indo a monte di Skardu. Nel tardo autunno del 1847 arrivò a Skardu il dott. Th. Thomson, proveniente dal Ladak, dopo aver percorso per primo la valle Shayok, dalla confluenza del Nubra al suo sbocco nell'Indo, e quella del Dras, ma, trovando chiuso dalle nevi invernali il valico himalayano Zoji La, dovette tornare a Skardu e svernarvi. Egli esplorò anche l'Indo a valle di Skardu, fin oltre Rondu. Una breve relazione geografica, fondata sulle osservazioni di Adolf von Schlagintweit, che passò da Skardu l'estate del 1856, per recarsi al Caracorum, si trova nel vol. III (cap. V) dei viaggi descritti dal fratello di lui Hermann. Nell'estate del 1881, K. von Ujfalvy volle completare gli studî etnografici fatti in Asia centrale con l'esame delle popolazioni della regione a sud dello spartiacque indo-asiatico. Si recò a Skardu dal Kashmir per l'altipiano Deosei, si spinse fin nelle alte valli del Caracorum, e ritornò per la via dell'Indo e del Dras. La sua relazione è prevalentemente antropologica e archeologica. Seguono le ricerche dei due fratelli Arthur e Ernest Neve, i quali, fra il 1882 e il 1909, visitarono ripetutamente le provincie periferiche del regno. E. F. Knigth, fra il 1891 e il 1892, traversò il Baltistan due volte per vie diverse.
Risultati geografici senza confronto maggiori di tutti i precedenti riportò la spedizione scientifica italiana degli anni 1913-1914, condotta dal dott. F. De Filippi. Nell'autunno e parte dell'inverno trascorsi nel Baltistan, essa compié un'importante serie di lavori geofisici e geodetici, e il prof. Dainelli con lunghe escursioni nelle valli dell'Indo e dei tributarî Shayok e Shigar, raccolse un'ampia messe di osservazioni geografiche e geologiche.
I Baltì. - Il Baltistan deve, come si è detto, il nome ai suoi abitanti. Chiusi fra le catene del Himālaya e del Caracorum, il solo popolo con cui essi abbiano contatti facili e frequenti è il ladaco; i caratteri antropologici (come ha mostrato il Biasutti in base ai dati raccolti dal Dainelli) sono molto vicini a quelli dei Dardi (Ariani), con qualche variazione locale e con qualche caso di mongolismo sporadico.
Parlano un dialetto tibetano, unica comunanza con i Ladachi, dai quali si differenziano per i costumi e per l'organizzazione sociale, determinata dalla loro religione, che è l'islamica, nella grande maggioranza della setta sciita. Fino a due secoli e mezzo fa erano buddisti, e la storia della conversione alla religione attuale è mal nota.
Considerando solo la popolazione del Baltistan proprio (distretto amministrativo o tahsil di Skardu), secondo il censimento del Kashmir del 1911 essa contava 106.805 ab. Secondo i computi del Dainelli, desunti da varie fonti, nel 1913 gli abitanti del Baltistan erano 113.678.
Questo numero, su un'area totale di kmq. 21945, darebbe una densità di appena 5,2 abitanti per kmq. Ma l'area abitata è di soli 1816 kmq. (l'8,3 per 100 dell'area totale); onde la densità di popolazione in essa sale a 62,6 per kmq.
I Baltì sono un popolo di agricoltori, e vivono disseminati in piccoli centri, od oasi coltivate, nella valle dell'Indo e valli tributarie, Shigar e Shayok, fra i 2000 e i 3500 m. s. m. A cagione della straordinaria aridità del clima, gl'insediamenti sono strettamente limitati a quei luoghi dove è possibile irrigare i campi portandovi l'acqua, talvolta da gran distanza, con canali artificiali costrutti con ammirevole laboriosità e industria. Onde le oasi sono sorte in prevalenza sulle strette terrazze alluvionali lungo i fiumi; o agli sbocchi delle valli tributarie; talora pur anche sulle ripide coste montane, dove sono stati costrutti campicelli di terra trasportata, sorretti da muricciuoli di pietre.
I Baltì sono gente pacifica, di carattere buono e mite, servizievoli, resistenti alla fatica. Non mancano d'intelligenza; ma le condizioni meschine della loro vita non hanno concesso lo sviluppo di alcun'arte o industria. Tessono essi stessi la stoffa di lana di cui si vestono, e ne esportano anche una parte.
Bibl.: G. T. Vigne, Travels in Kashmir, Ladak, Iskardo, ecc., voll. 2, Londra 1842 (II, capp. VII-X); T. Thomson, Western Himalaya and Tibet, Londra 1852; O. Roero di Cortanze, Ricordi dei viaggi al Cachemir, Piccolo e Medio Tibet e Thurkestan: 1853-1875, Torino 1881 (III, cap. I); H. von Schlagintweit-Sakünlünski, Reisen in Indien und Hochasien, Jena 1869-1880; K. E. von Ujfalvy, Aus dem Westlichen Himalaya, Lipsia 1884; id., Les Aryens au nord et au sud de l'Hindu-Kouch, Parigi 1896; A. Neve, Tourists guide to Kashmir, Londra 1908; id., Thirty Years in Kashmir, Londra 1913; F. De Filippi, La spedizione del duca degli Abruzzi al Karakorum, Bologna 1912; id., Himalaya, Karakorum e Turchestan Cinese, Bologna 1923; Relazioni scientifiche della spedizione italiana De Filippi, s. 1ª, voll. 3, s. 2ª, sotto la direzione di G. Dainelli, voll. 10; G. Dainelli, Paesi e Genti del Karakorum, Firenze 1924; G. Dainelli e R. Biasutti, I Tipi Umani, Firenze 1924.
Per le esplorazioni del Caracorum, vedi ivi la bibliografia. La bibliografia storica è data nel testo.