BALLETTO
. Nella musica strumentale, fino dal sec. XVI incontriamo, col nome di balli e balletti, pezzi a ritmo di danze, anche riuniti in serie. Così, nel 1551 l'editore Gardano di Venezia pubblicò una raccolta di danze, divenuta oramai rarissima: Intavolatura nova di varie sorte de balli da sonare; nel 1553 apparve per lo stesso editore l'Opera nova de Balli di Francesco Bendusi. Infine vanno ricordati i Balletti di cantare, sonare e ballare di G. G. Gastoldi (1591), spigliati e melodiosi pezzi strumentali alternantisi con ritornelli cantati a tre voci. Fuori d'Italia il balletto polifonico apparve prima in Inghilterra: i Ballets to Five Voices di T. Morley sono della fine del secolo. Nel Seicento si chiamò balletto più specificatamente un pezzo di danza del tipo dell'allemanda (v.). Si univa allora con una gagliarda o una corrente (p. es. nelle Canzoni di Frescobaldi), dopo la quale si ripeteva il balletto, ottenendosi così una forma tristrofica con la ripresa uguale alla prima parte. Per balletto nel senso coreografico, v. ballo.