BALDUINI, Balduino
Nacque a Barga in Garfagnana (anche se nella lapide marmorea ch'egli fece porre sul suo sepolcro si definì "Pisanus") da un Andrea, verso il 1500. Studiò, e più tardi fu lettore di medicina (negli anni 1548-49 e 1549-50), presso l'università di Bologna. Divenne intimo del cardinale del Monte e fu per molti anni suo "fisico domestico". In questa veste lo seguì a Trento, durante il concilio, e allorché nel 1546-47 scoppiò l'epidemia che determinò il trasferimento del concilio da Trento a Bologna, il B. insieme con Girolamo Fracastoro diagnosticò l'epidemia stessa come morbo petecchiale (la fondatezza di questa diagnosi è stata anche recentemente sottolineata per controbattere la supposizione, avanzata già dal Sarpi, di un trasferimento dovuto a motivi politici).
Il del Monte, divenuto pontefice, volle il B. presso di sé come archiatra, colmandolo di benefici: il 4 giugno 1550 lo nominava arcidiacono di Tortosa, e successivamente abate di S. Eufemia. di Aversa, canonico di Cagliari, priore di Nostra Signora del Pilar di Saragozza. Dal 17 dic. 1550 fu vescovo di Mariana in Corsica (diocesi che non visitò mai) e, dal 30 marzo 1554, vescovo di Aversa. Il 27 febbraio dello stesso anno Giulio III aveva scritto al cardinale Pietro Pacheco ordinandogli di recuperare le entrate vacanti del vescovado di Aversa, avendo l'intenzione di assegnarlo al B., "cuius probitas, fidelia in nos obsequia, magnique diuturni ac nocturni labores ab eo pro tuenda valetudine nostra suscepti tibi maxime omnium noti sunt". In veste di vescovo di Aversa si recò al concilio di Trento, pronunciandovi il 24 maggio 1563 un discorso sull'abuso corrente del sacramento dell'ordine. In esso insisteva, tra l'altro, perché i vescovi fossero consacrati entro tre mesi dopo la nomina e perché le proroghe a sei mesi fossero concesse soltanto in casi gravissimi.
Sull'attività diplomatica che il B. avrebbe svolto in questi anni come legato presso varie corti non si hanno notizie precise, ma unicamente congetture, come quella, gratuita, secondo cui il B. avrebbe contribuito alla stipulazione della pace di Cateau Cambrésis.
Ad Aversa il B. fondò un seminario, attivo dal 1566, ed eresse vari monasteri (uno di paolotti, uno di clarisse dello Spirito Santo, uno di clarisse di S. Paolo a Caivano, fuse poi con le clarisse di S. Francesco di Aversa). Ma il suo nepotismo (aveva, tra l'altro, colmato di benefici il proprio nipote Orazio Balduini) gli attirò molte inimicizie. È testimonianza curiosa di ciò un sonetto del poeta aversano Paolo Pacello, che descrive la discesa del B. all'inferno, e termina con queste parole, rivolte da Giuda al diavolo: "Io vende, sai, et fu sol un errore / Trecento scudi. Et ei per un quattrino / Mille volte ha venduto il suo Signore" (dalle Rime inedite del Pacello conservate presso la Biblioteca Nazionale di Napoli: la citazione è di G. Parente).
Nel 1566 il B. fu accusato, con ogni probabilità di nepotismo, dalla città di Aversa, e Pio V il 25 ottobre dello stesso anno inviò a giudicarlo Tommaso Orsini vescovo di Strongoli. Sempre nello stesso anno il nipote del B., Orazio, rinunziò alle rettorie da lui detenute: S. Nicola di Aversa, S. Nicola a Piro, Frignano Piccolo e S. Maria del Paradiso di Casapuzzano. Nel 1567 il B. veniva tradotto a Roma, dove rimase per quattro anni, finché, assolto, il 5 dic. 1571 faceva ritorno ad Aversa, tra accoglienze trionfali. Il 1º giugno 1572 indisse una visita pastorale (di cui sono rimasti gli atti), poi interrotta e ripresa il 19 giugno 1574.
Il motivo dell'interruzione è da ricercarsi, a quanto pare, in una lite, in corso dal 1562, mossa dalla mensa episcopale di Aversa che, in seguito alla costruzione di un nuovo ponte sul lago di Patria, era stata privata delle entrate provenienti dal diritto di traghetto. Il B. prese molto a cuore la faccenda, recandosi a Napoli dal viceré cardinale Granvelle e perorando pubblicamente la causa della mensa episcopale fino a risolvere la causa in suo favore (sentenza del 5 ott. 1574).
L'anno prima di morire fece erigere una lapide (attualmente posta sul suo sepolcro) in cui accennava brevemente ai casi della propria vita. Morì il 3 apr. 1582 ad Aversa, dove è sepolto nella cattedrale di S. Paolo.
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