DE CARO, Baldassarre
Nacque nel 1689 a Napoli. Pittore in prevalenza di nature morte, di cacciagioni e di fiori, operava ancora con successo nel 1742, data in cui parla di lui il biografò Bernardo De Dominici; morì a Napoli nel 1750. Secondo il De Dominici, fu allievo del fiorante Andrea Belvedere, insieme con una vasta schiera di artisti comprendente anche Tommaso Realfonso, Gaspare Lopez, Gaetano d'Alteriis, Nicola Casissa: "... dal quale [Belvedere] apprese primieramente a dipingere fiori, de' quali molti quadri naturalissimi con freschezza e maestria ha dipinto". Appartingono a questa sua iniziale produzione i quattro pannelli, ciascuno con Vaso di fiori, armoniosi per composizione e vivaci per il multiforme trattamento pittorico (Napoli, collezione del Banco di Napoli).
Un documento del 16 sett. 1720, relativo ad un pagamento al D. per due dipinti di palmi 6 × 9 "... che deve finire entro tutto ottobre" (Rizzo, 1979., p. 231), non è per ora riferibile a opere note. Gli orientamenti stilistici del D. mutarono comunque abbastanza per tempo, privilegiando egli come soggetti i gruppi di cacciagione, secondo i modelli propri della pittura olandese e fiamminga del secolo precedente - Frans Snyders, David de Koeningh, Jan Fyt, Abraham Bruegel - ancora con una certa attenzione ai temi di animalistica dell'ultimo Giuseppe Recco. Anche la linea pittorica muta registro e si allinea con le tendenze dominanti che ispiravano la produzione della cerchia di Francesco Solimena: colori scuri, ombre dense alternate a squarci di luce, mpasti cromatici grevi, atmosfere crepuscolari.
Benché una parte dei suoi quadri fosse di livello ripetitivo e poco curato, pure il D. incontrò per lungo tempo i favori dell'aristocrazia e della nuova corte borbonica, insediatasi a Napoli a partire dal 1734: "Baldassar di Caro anch'egli ha l'onore di servire S[ua] M[aestà] ne' suoi bei quadri di cacce di uccelli, e di fiere, come altresì di altri animali, nelle quali pitture si è reso Baldassar singolare; come si vede dalle sue bell'opere in casa di molti Signori, e massimamente in quella del duca di Mataloni, ove molti quadri di caccia egli ha dipinto; ma bellissimi son quelli, che espose alla Festa dell'ottava del Corpus Domini, detta da noi de' Quattro Altari, ove erano rappresentati alcuni uccelli di rapina assai grandi uccisi, o alcuna oca morta, pendente, e che posa sul terreno con pochi lumi sù; avendo l'ali aperte, accordate con erbe, e altri accidenti, come le faceva l'Abate Andrea suo Maestro ... Insomma egli è uno de' Virtuosi Professori, che presentemente fanno onore alla Patria" (De Dominici, 1742).
Questo successo, testimoniato significativamente da un contemporaneo, non accompagnò il D. lungo tutto l'arco della carriera. Il suo stile, pienamente scicentesco ed ancora legato alla maniera del "bodegon" spagnolo, fu ripetuto in troppi esemplari correnti che determinarono la stanchezza del pubblico. Secondo il Giannone "... si ridusse ad operare di maniera, che quasi non erano più ricercate le sue opere, fatigando per rigattieri ... morse d'età avanzata ma misero".
Diversi suoi dipinti sono nei musei napoletani di Capodimonte e di S. Martino, nel Museo Correale di Sorrento, nella collezione Cavestany di Madrid, nella reggia di Caserta ed inoltre in varie raccolte private, oppure vaganti sul mercato antiquario, a testimonianza della prolificità e varietà di livelli cui facevano accenno le fonti.
Pochissime notizie si hanno del figlio Giuseppe; l'unico riferimento è del 14 febbr. 1754: "Giuseppe de Caro presentò supplica al re [Carlo di Borbone] dicendo aver egli 32 anni di età, ed esser figlio del defunto Baldassarre, che avea servito per molti anni la Maestà Sua nella qualità di pittore di cacce e di animali, di frutti, di fiori e di altro, che egli avea imparato la pittura delle cacce e delle cose naturali dal detto suo padre e la figura sotto la direzione del celebre defunto Francesco Solimena, chiedeva perciò essere ammesso con soldo nella Fabbrica di Capodimonte. Mandata questa istanza, per riferire, all'intendente Giacinto Boschi, costui con suo rapporto del giorno 5 di marzo disse che a lui era ignoto Giuseppe e la sua abilità" (Minieri Riccio, 1878).
Pochissime anche le notizie su Lorenzo, altro figlio di Baldassarre, che eseguì tre modeste tele con Fiorifrutta e selvaggina siglate, ora nella Pinacoteca di Reggio Calabria (De Logu, 1962, p. 198) e che non va confuso con il più famoso pittore omonimo Lorenzo De Caro.
Bibl.: B. De Dominici, Le vite de' pittori, scultori e architetti napoletani, Napoli 1742, III, p. 577; O. Giannone, Giunte sulle vite dei pittori napoletani, a cura di O. Morisani, Napoli 1941, p. 190; C. T. Dalbono, Storia della pittura in Napoli e in Sicilia, Napoli 1859, p. 181; C. Minieri Riccio, La fabbrica della porcellana in Napoli e sue vicende. Memoria letta all'Accad. Pontaniana nella tornata del 27 gennaio 1878, Napoli 1878, p. 21 (ristampa, Bologna 1980, p. 55); U. Ojetti-L. Dami-N. Tarchiani, La pittura ital. del Seicento e del Settecento alla mostra di Palazzo Pitti, Milano-Roma 1924, p. 60; G. J. Hoogewerff, Nature morte ital. del Sei e Settecento, in Dedalo, V (1924), p. 730; C. Lorenzetti, in La pittura napol. dei secc. XVII-XVIII-XIX (catal.), Napoli 1938, p. 177; U. Prota Giurleo, Pittori napol. del Seicento, Napoli 1953, pp. 32 s.; R. Causa, Pittura napoletana dal XV al XIX sec., Bergamo 1957, p. 76; G. De Logu, La natura morta ital., Bergamo 1962, pp. 158, 198; R. Causa, in La natura morta ital. (catal.), Milano 1964, p. 64; A. E. Pérez Sánchez, Baldasar de Caro en vez de Juan Bautista del Mazo, in Arch. Español de arte, XXXVIII (1965), pp. 330 s.; Id., Sobra bodegones italianos, napolitanos especialmente, ibid., XI, (1967), p. 322; O. Ferrari, Le arti figurative, in Storia di Napoli, VI,2, Napoli 1970, p. 1340; J. Beart-R. Stampfle, Drawings from New York Collections, III, The Eighteenth Century in Italy (catal.), New York 1971, n. 49; R. Causa, La natura morta a Napoli nel Sei e Settecento, in Storia di Napoli, V, 2, Napoli 1972, p. 1055 n. 121; V. Rizzo, Notizie su artisti e artefici dai giornali copiapolizze degli antichi banchi pubblici napoletani, in Le artifigurative a Napoli nel Settecento, Napoli 1979, p. 231; O. Ferrari, Considerazioni sulle vicende artistiche a Napoli durante il Viceregno austriaco (1707-1734), in Storia dell'arte, 1979, n. 35, p. 24 n. 6; Id., in Civiltà del Settecento a Napoli (catal.), I, Firenze 1979, p. 189; M. Causa Picone, ibid., p. 390; R. Middione, in Il patrimonio artistico del Banco di Napoli. Catal. delle opere, Napoli 1984, pp. 106-09; G. Cautela, ibid, p. 430; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon: VI, p. 23 (sub voce Caro, Baldassarre de); Dizion. encicl. Bolaffi, III, pp. 83 s.