CARRATI, Baldassarre Antonio Maria
Nacque a Bologna il 16 ott. 1735 dal conte Antonio Maria Baldassarre e dalla contessa Marianna Teresa Mattioli.
Il padre apparteneva ad una vecchia famiglia bolognese (che il C. stesso, nelle sue ricerche genealogiche, identificò fosse tutta una con quella dei Carrari, già esistente in Bologna nel sec. XIII), ma non al ramo principale da cui era uscito Vincenzo Maria Carrati, fondatore dell'Accademia Filarmonica nel 1666, bensì al ramo cadetto che aveva ottenuto il titolo nobiliare solo recentemente, allorché egli stesso era stato creato conte, prima da Antonio I Farnese duca di Parma (4 marzo 1728) e poi da Clemente XII (6 maggio 1733).
Non si hanno notizie precise sugli studi e sulla formazione culturale del C.; comunque dovette seguire il corso degli studi legali, perché il 25 nov. 1780 venne creato notaio nobile di Bologna. Il 27 genn. 1772 aveva sposato la contessa Barbara Maria Canti, patrizia imolese, dalla quale non ebbe discendenti, ed il 31 maggio 1777 il Senato bolognese reintegrava la sua famiglia nel grado della originaria nobiltà bolognese, il che gli aprì la strada a ricoprire cariche pubbliche nel governo cittadino: fu dei Riformatori dello Studio e stendardiere nel 1778, maestro di campo e capitano delle milizie bolognesi per vari anni; ma la sua attività principale, che condusse ininterrottamente dagli anni della gioventù fino alla morte e che lo assorbì interamente, fu quella di ricercatore e trascrittore di notizie riguardanti la storia bolognese e di compilatore di genealogie delle famiglie cittadine. Per queste sue indefesse fatiche, per la sua vasta erudizione nella storia patria, per la conoscenza degli archivi bolognesi, per la sua perizia paleografica, per la liberalità nel comunicare agli studiosi le notizie reperite (lo ricordarono ripetutamente nelle loro opere il Fantuzzi, il Savioli, il Melloni, il Calindri), il C. si acquistò fama e considerazione nell'ambiente culturale bolognese della seconda metà del Settecento, onde il Senato il 29 ag. 1795 lo nominò professore onorario di paleografia e diplomatica nell'università, incarico che mantenne fino al 1800 tenendo lezione, come era uso dei professori onorari, nella propria abitazione.
Morì a Bologna il 18 febbr. 1812 e fu sepolto nel cimitero comunale della Certosa.
L'ingente materiale accumulato dal C., consistente in centinaia di volumi manoscritti con copie di documenti ed estratti d'archivi, genealogie e mernorie su amiglie, codici, libri, stampe, rimase per lungo tempo, dopo la morte del raccoglitore, nella sua abitazione di via Borgonuovo, n. 827(ora 10): il C., con testamento del 26genn. 1511, aveva dato disposizioni affinché il frutto di tante fatiche non andasse disperso, prescrivendo che qualora il nipote, suo erede, non "addimostrasse genio particolare a questi Patrii studi", la raccolta "per li soli capi inediti" venisse ereditata dal Pubblico Archivio di Bologna. Ma mezzo secolo più tardi il tutto fu dagli eredi, interessati o immemori, venduto ad un libraio antiquario della città; per buona sorte, ciò che costituiva la parte più interessante ed organica, cioè i manoscritti autografi del C. e la maggior parte del materiale da lui raccolto concernente la storia bolognese, rimase unito e finì nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio per la quale fu acquistato nel 1863 dal bibliotecario Luigi Frati.
Il C. non pubblicò mai una sola riga per le stampe, onde tutta la sua opera resta affidata all'ingente mole dei suoi manoscritti; ma egli fu ben altro che un grafomane e fu assai più di un raccoglitore paziente e minuzioso. Un senso innato della documentazione, una capacità di distinguere cosa di più utile potesse trarsi dalla enorme congerie di documenti da lui esaminati, una sensibilità archivistica avanzata e precorritrice che lo portò a regestare interi fondi archivistici corredando gli estratti di indici utilissimi, senza cadere nella tentazione di registrare solo ciò che poteva soddisfare suoi particolari interessi, furono le doti migliori del Carrati. Oggi la sua maggiore notorietà fra gli studiosi è legata alle genealogie di famiglie bolognesi, ma non è tanto in questa pur utile e meritoria fatica (per forza di cose non esente da manchevolezze e sviste) che risiede la validità nel tempo dell'opera del C., quanto nello spoglio d'interi archivi o serie d'archivio (talvolta in seguito andati distrutti o dispersi), nelle trascrizioni di documenti oggi introvabili, nella grande quantità di memorie d'ogni genere che egli raccolse o ci conservò in copie fedeli, relative alla storia politica, ecclesiastica, amministrativa, economica e sociale di Bologna dal Medioevo ai suoi tempi. I manoscritti del C., tranne alcuni volumi di schizzi genealogici che finirono nella Biblioteca governativa di Lucca, si conservano tutti nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna (per la maggior parte sono descritti da L. Barbieri negli Inventari dei mss. delle Bibl. d'Italia, LXIX, pp. 143-208; LXXV, pp. 1-80).
Vanno particolarmente ricordati, oltre alla trascrizione di un cospicuo numero di cronache e diari bolognesi, una miscellanea in 44 tomi (B. 445-488) di carte e memorie su famiglie, personaggi ed enti bolognesi; gli estratti dai perduti registri contabili del convento di S. Francesco dal 1292 al 1549 (B. 490-492), dai libri Partitorum del Senato bolognese dal 1439 al 1799 e dai Mandatorum dello stesso dal 1438 al 1477 (B. 523-559e 577-586). Gli estratti dai "vacchettini" dell'erudito del sec. XVII Giovanni Nicolò Pasquali Alidosi (B. 593-608); la cronaca Bologna nuova relativa agli avvenimenti bolognesi dal 1796 al 1805 (B. 621-625); una raccolta di materiali per servire alla compilazione degli Annali bolognesi di Lodovico Vittorio Savioli (B. 642-645); la trascrizione di memorie lapidarie della città e del contado (B. 656-662); gli alberi genealogici di famiglie bolognesi in 37 voll. (B. 699-735); gli estratti dai registri del battistero della cattedrale di Bologna dal 1459 al 1809 (B. 849-882), dagli stati delle anime (B. 897-899), dai libri dei matrimoni (B. 900-906) e dei morti (B. 910-928) delle parrocchie della città; una cospicua raccolta di lettere di uomini illustri per la maggior parte bolognesi (B. 930-944); i "sommari" delle scritture di vari archivi monastici (B. 956-963).
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. generale arcivescovile, Archivio del Battistero, Registro dell'a. 1735, c. 234v; Ibid., Archivio parr. di S. Giovanni in Monte, Libro dei morti E (1801-1815), p. 123; Ibid., Bibl. comun. dell'Archiginnasio, mss. Carrati, cart. IX (lett. C): Testamento del fu sig. B. C.(copie mss.); cart. II n. 75: Alberi geneal. della fam. Carrati;Ibid., A. C. Ridolfi, Notizie dei notai bolognesi, cart. 8, voce B. C.;F. A. Dal Fiore, pref. al Blasone bolognese, Bologna 1791, p. 44; F. Schiassi, Specimen alterum inscriptionum coemeterii Bononiensis, Bologna 1815, p. 27; G. B. Melloni, Atti e mem. degli uomini illustri in santità nati o morti in Bologna, I, 3, Bologna 1818, pp. III-IV della prefazione; S. Mazzetti, Rep. di tutti i professori. della famosa Univ. di Bologna…, Bologna 1847, p. 85; C. Malagola, La cattedra di paleogr. e diplomatica nella Univ. di Bologna, in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 3, VII (1889), p. 422; C. Frati, Genealogie di famiglia bolognesi di B.A.M. Carrati manoscritte nella Bibl., governativa di Lucca, ibid., s. 4, XII (1922), pp. 119-141; A. Serrazanetti-F. Mancini, Consistenza e stato attuale delle raccolte manoscritte della Bibl. com. dell'Archiginnasio, in L'Archiginnasio, XLVI-XLVII (1951-1952), p. 41; G. Mondani, Uno sconosciuto repertorio geneal. bolognese, ibid., pp. 232-236; M. Fanti, Nuove accessioni di materiale di pregio, ibid., LXII (1967), pp. 501-502; Inventari dei mss. delle Biblioteche d'Italia, LIII, pp. 6 s.