CARTOLARI, Baldassare
Nacque a Perugia verso la fine del sec. XV. Figlio di Francesco e fratello di Girolamo, cominciò a stampare nel 1518 e la sua prima edizione, Tractato della superbia de un chiamato Senso, un'operetta popolare in volgare, era già indicativa della direzione nella quale si sarebbe orientata in seguito tutta la sua produzione tipografica. Per i primi sei o sette anni operò assai probabilmente in collaborazione con il fratello maggiore Girolamo anche se, tranne che in un volume del 1521, il suo nome appare sempre solo nelle sottoscrizioni delle opere stampate. Ma è certo che quanto meno i due fratelli dovettero avere in comune i materiali e l'organizzazione dell'officina tipografica, che era poi quella ereditata dal padre. è probabile che il C. fosse un socio "minore" nei confronti del fratello che appare infatti essere il principale contraente nell'accordo intercorso fra i due tipografi e lo zio Gaspare per la stampa del Conflatum s. Thomae di Silvestro da Prierio. Il C. uscì dall'associazione con il fratello nel 1524 attraverso un accordo intercorso in base al quale i torchi, i caratteri e gli altri arnesi di stampa, fino ad allora utilizzati in comune, venivano materialmente divisi tra il C. e Girolamo con la clausola tuttavia che la proprietà di tale materiale sarebbe rimasta indivisa fino al completamento della stampa del Conflato.
L'anno seguente, ad ulteriore conferma del suo allontanamento definitivo dalla tipografia del fratello, il C. rinunciava ad ogni suo diritto sulla parte già stampata e su quella che non lo era ancora della opera di Silvestro da Prierio: in una edizione del 1526 sottoscriveva "in le case de Baldassarre Cartulari". Forse proprio in concomitanza con l'acquistata indipendenza come tipografo, l'attività del C. ebbe nel 1525 uno scarto di quantità: infatti il numero delle sue edizioni di quell'anno è molto superiore a quello degli anni precedenti. Non cambiò tuttavia il genere: si trattava sempre di brevi componimenti in volgare, parecchi dei quali del Baldachino e di Baldassarre Olimpo degli Alessandri di cui il C. sembra essere stato quasi il tipografo di fiducia, tante sono le opere del letterato di Sassoferrato che egli stampò.
Il C. continuò ad esercitare la tipografia a Perugia fino al 1529; nel 1530 si trasferì a Pesaro dove fu molto probabilmente chiamato dalle autorità municipali. La sua produzione tipografica nella città marchigiana infatti, diversissima da quella di Perugia, consiste principalmente in pubblicazioni di carattere ufficiale: del settembre 1530 sono le Constitutiones synodales di Pesaro, dell'anno seguente una bella edizione in-folio degli Statuta della città e del 1531 è la stampa degli statuti del Collegio dei mercanti.
Il C. si trattenne certamente a Pesaro fino al 1533; non si sa se vi sia rimasto anche in seguito ovvero se sia tornato a Perugia poiché non si hanno sue notizie o tracce di una sua attività tipografica fino al 1540, quando riappare a Roma sottoscrivendo la prima edizione di un trattatello di calligrafia del Palatino, poi più volte ristampato. L'officina tipografica del C. aveva sede, come si legge nel colophon di questo suo primo libro stampato a Roma, "Appresso Campo di Fiore" e nello stesso luogo rimase fino alla sua morte se, come è probabile, l'altro indirizzo che si legge in sottoscrizioni posteriori, "in vico Peregrini", altro non è che un'ulteriore precisazione del primo.
Dopo il 1540 il C. proseguì la sua produzione tipografica a Roma piuttosto attivamente, senza che il genere delle sue edizioni si discostasse troppo da quello degli altri tipografi romani del tempo. In definitiva però la tipografia romana del C. fu piuttosto modesta per quanto almeno si può dedurre dall'aspetto esteriore delle sue edizioni. Non sempre fu anche editore dei volumi stampati, molto spesso ad istanza, e quindi presumibilmente a spesa, del tipografo Benedetto Giunta.
Morì a Roma tra il marzo e il giugno 1543: del 28 febbraio di quell'anno è infatti l'ultima edizione datata nella quale appare il suo nome, l'Epithalamion del Leontini; il Tractatus reservationum papalium del Falconi, stampato nel giugno, reca già il nome della vedova.
Infatti l'attività dell'officina tipografica del C. fu proseguita ancora dalla moglie Girolamaper sedici anni con un certo impegno commerciale testimoniato dalle centodue edizioni che le sono state attribuite. Girolama era anch'essa originaria di Perugia, come affermò nel colophon diuna sua edizione, e sposò il C. dopo il 1524 perché è di quell'anno un testamento del marito nel quale non viene menzionata. La sua attività di tipografa, abbastanza rara e singolare nel Cinquecento, continuò fino al 1559 con una produzione non dissimile, nel suo complesso, da quella svolta in precedenza dal C.; fra le edizioni sottoscritte possono essere ricordate la Istituzione del principe cristiano di Mambrino Roseo, del settembre 1543, la ristampa delle Opere del Turrini, del 1545, e ancora, nello stesso anno, una buona edizione delle Constitutiones di Egidio di Albornoz. Non si hanno notizie di Girolama posteriori al 1559, data della sua ultima edizione conosciuta.
La produzione tipografica del C. non fu uniforme: composta in massima parte di brevi componimenti popolari, per lo più in volgare, quella perugina, fu invece di carattere "ufficiale" quella di Pesaro che consistette essenzialmente in raccolte statutarie. Ancora differente fu la produzione tipografica del C. a Roma dove, accanto alle bolle papali, si ritrovano opere che in qualche maniera risalivano all'ambiente culturale e letterario che ruotava attorno alla corte di Paolo III e alla sua famiglia; non poche, inoltre, anche a Roma, le opere di autori umbri. Tutte le edizioni romane del C. ebbero tuttavia aspetto tipografico assai mediocre se si fa eccezione per le opere del Turrini, medico di Paolo III, stampate in bella veste tipografica nel 1542.
Il C. utilizzò dapprima, a Perugia, i caratteri tipografici usati anche dal fratello Girolamo. A Pesaro, per la stampa degli Statuta, impiegò dei caratteri nuovi: un grosso gotico e delle capitali romane per il frontespizio, un romano di bel disegno per il testo. I caratteri usati a Roma, tondi e corsivi, sono mediocri e pure assai rozze sono le xilografie che appaiono nei frontespizi; bella invece la sua serie di iniziali, pur di tipo assai usuale, a fondo nero con bianchi girari. Impiegò a Perugia una marca tipografica consistente in una croce sopra una V rovesciata con l'iniziale B; una marca diversa utilizzò solamente negli Statuta di Pesaro del 1531.
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