BALDACCHINI GARGANO, Francesco Saverio
Nacque a Barletta il 22 apr. 1800 da Giuseppe e Giovanna Vecchioni; compì gli studi letterari e filosofici a Napoli, dove, morto il padre, si era trasferito giovanissimo con la famiglia. Non ancora ventenne, pubblicò sulla Voce del Popolo e sugli Annali del Patriottismo i primi saggi politici. Pur non prendendo parte attiva ai moti rivoluzionari del 1820, seguì volontariamente la sorte di molti scrittori meridionali, allontanandosi da Napoli con il suo grande amico C. Troya (1824-25).
Nel lungo viaggio attraverso l'Italia conobbe uomini e ambienti del romanticismo, che contribuirono notevolmente alla sua formazione culturale: di particolare importanza il suo incontro a Firenze con C. Poerio, cui rimase legato da profonda amicizia. Ritornato a Napoli, il B. s'impegnò intensamente nella battaglia, che, sotto l'insegna del purismo letterario, era stata promossa dal marchese B. Puoti: insieme con questo curò la pubblicazione delle opere di Sallustio, con il marchese di Montrone diede alle stampe un Poema della Passione,allora attribuito al Boccaccio. Non limitando il suo impegno alla restaurazione della letteratura classica, il B. mirava alla valorizzazione degli ideali liberali e nazionali, in coraggiosa polemica con la politica paternalistica e provinciale dell'ultimo regno borbonico.
Ripresi i suoi viaggi, il B. varcava i confini d'Italia, visitando buona parte d'Europa (1837); ritornato da Londra, si stabilì definitivamente a Portici, dedicandosi prevalentemente agli studi filosofici e alla critica letteraria. Sposata nel 1840 la vedova di L. Bonghi, ne accoglieva con grande affetto il figlio Ruggiero. Intensa è la sua attività giornalistica: collaboratore assiduo dell'Iride, del Parnaso Novissimo,del Museo di scienze e letteratura,direttore del Progresso, curò con il Troya e R. Bonghi la pubblicazione de IlTempo,che, per il suo tono liberale, procurò loro molte noie con la censura. I moti del '48 non lo colsero dunque impreparato, e generoso fu il suo impegno politico: deputato al Parlamento napoletano, fu a capo di quello schieramento di sinistra moderata che mirava all'attuazione immediata dello statuto. Presidente di una commissione al ministero della Pubblica Istruzione, preferì, al ritorno di Ferdinando II, ripiegare nuovamente sui suoi studi letterari, aprendo tuttavia con generosa ospitalità la sua casa a moltissimi letterati napoletani, compromessi nella rivoluzione.
Dopo la definitiva caduta del regno borbonico, ritornò alla vita politica, eletto deputato al primo Parlamento nazionale nel collegio di Adria e Barletta; accettato l'incarico di riordinare in Napoli il settore scolastico, contribuì alla valorizzazione dell'ateneo partenopeo, dedicandosi inoltre attivamente ai lavori dell'Accademia Pontaniana. Nel Parlamento fece parte della destra moderata: pur essendo cattolico votò con entusiasmo la proposta di abolizione del potere temporale della Chiesa; tacciato tuttavia ingiustamente di "papista", non fu più rieletto nelle elezioni del 1865. La nomina a senatore (1868) non venne convalidata. Il B. veniva intanto colpito in quei giorni da una grave paralisi; vissuto lungamente in questo infelice stato, si spegneva in Napoli il 13 marzo 1879.
Poeta di transizione, come giustamente lo definì il De Sanctis, il B., nel cenacolo poetico dei puristi napoletani, fu tra i più sensibili alle suggestioni del romanticismo moderato, sviluppatosi nel clima favorevole del riformismo giobertiano. Egli subisce pertanto gli influssi contrastanti del Byron romantico e del Goethe neoclassico: il Claudio Vanini e l'Ugoda Cortona,le sue opere più note, sono tentativi, non riusciti, di comporre questo dissidio. In questi due romanzi in versi sciolti il B. "romanticheggiò classicamente", come con felice espressione ha sintetizzato il Mazzoni; di entrambi i lavori il B. si servì, in polemica con certe deformazioni della scuola romantica napoletana, per un ritorno alla purezza del mondo classico, fonte di rigenerazione spirituale. Alla sua poesia nuoce senza dubbio la tendenza alla riflessione troppo insistente, l'accento poetico restando soffocato dall'intento didascalico. Più soffuse d'idealità sono le sue raccolte di versi (1857-59), dove, passando all'imitazione di Dante e degli stilnovisti, trova qua e là felici accenti lirici. Il B. canta la primavera e l'inverno, la donna creatura celeste, l'amore in tutte le sue forme, cercando di evitare tuttavia conflitti drammatici e generando in definitiva nel lettore una impressione di fredda monotonia.
Di maggiore rilievo è il suo posto nella saggistica: il B. contribuì notevolmente al superamento della vuota critica accademica. Nel campo storiografico, seguace del Troya, egli rifiutava le tesi di chi limitava la storia d'Italia a quella delle sue repubbliche, esaltando, da cattolico convinto, la influenza positiva del pontificato. La affermazione di una tradizione nazionale non aveva per il B. un valore esclusivamente pedagogico, ma costituiva lo stimolo per la ricerca di una concezione filosofica da opporre ai superficiali epigoni della scuola sensistica francese. Una risposta alle sue esigenze il B. la trovò nel pensiero vichiano, che cercò di conciliare in forma originale con la sua fede religiosa. Notevole importanza hanno, tra le sue prose, i saggi raccolti da E. Cione (S. Baldacchini, Purismo e Romanticismo,Bari 1936): nel primo, Del fine immediato di ogni poesia (1835), il B. sviluppa il concetto vichiano dell'autonomia della fantasia, con una acuta critica dell'utilitarismo estetico; pur essendo convinto assertore dell'importanza della tradizione classica, egli elabora una originale teoria sulla ispirazione spontanea come essenza dell'arte. Il secondo saggio, Dei generi storici (1844), è un tentativo di storia della storiografia, con una esaltazione degli "storici romantici", che realizzano, a suo giudizio, quell'unità di filosofia e filologia vagheggiata dal Vico: seguono interessanti commemorazioni del Puoti e dei fratelli Poerio. Questi saggi su argomenti diversi, tra loro tuttavia intimamente legati, costituiscono un quadro vivo e interessante del mondo culturale napoletano di quel periodo, rivelando un aspetto poco noto del B., buon prosatore a torto trascurato.
Con Ilconte di Sarno (1820), tragedia inedita, ha inizio la produzione letteraria del B., che doveva risultare rilevante, malgrado l'intensa attività politica e giornalistica: traduce dal greco Ilratto di Elena di Coluto Tebano (Pisa 1825); seguono le Rime (Napoli 1828), Claudio Vanini o l'Artista (ibid. 1835) e l'Ugo da Cortona (ibid. 1839); dopo una lunga parentesi, interrotta dalla pubblicazione di Poesie a cura di B. Fabbricatore (ibid. 1848-49, 2 voll.), riprende la sua attività letteraria con le sue più importanti raccolte di poesie: L'Ideale, versi alla Primavera del 1857 (ibid. 1857), Erato, versi alla State del 1857 (ibid. 1857), Riposi ed Ombre, versi raccolti nell'Autunno del 1857 (ibid. 1858), Polinnia, versi raccolti nell'Inverno del 1859 (ibid. 1859). Seguono: Espero,(ibid. 1867), Nuovi Canti e Traduzioni (ibid. 1869), Iscrizioni (ibid. 1869). Durante la sua infermità vennero pubblicate le Prose (ibid. 1873-74, 3 voll.), che raccolgono i suoi saggi, apparsi precedentemente in riviste e strenne.
Fonti e Bibl.: N. Tommaseo, Dizionario estetico (parte moderna), Milano 1853, p. 12; P. C. Ulloa, Pensées et souvenirs sur la littérature contemporaine du Royaume de Naples, II, Genève 1859, pp. 57-61, 104-109; G. Ricciardi, Profili biografici, Napoli 1861, pp. 15 ss.; O. Serena, Della città di Amantea e principalmente di una delle sue nobili famiglie, Napoli 1867, pp. 28-34; S. Volpicella, Necrologia di S. B.,in Arch. stor. per le prov. napol., IV, 1 (1879), pp. 217 s.; F. Bonazzi, Cenni biografici di S. B.,Napoli 1879; A. Dragonetti, Spigolature nel carteggio letterario e politico del march. Luigi Dragonetti,Firenze 1886, pp. 18-25; V. Gallo, S.B. nella vita, nella politica, nella letteratura,Trani 1908; B. Croce, Storia della storiografia italiana nel secolo XIX,Bari 1921, I, pp. 24-26, 42 s., 65 s.; II, pp. 71 s.; F. De Sanctis, La letteratura italiana nel sec. XIX (con note di B. Croce), Napoli 1922, pp. 63-73, 196, nota 15; L. Ambrosini, S.B. - L'uomo e il patriotta, lo scrittore e il poeta, Bari 1924; E. Santini, S.B.,Barletta 1929; B. Croce, Vecchi giudizi italiani sul Faust,in La Critica,XXXIII (1935), p. 74; Id., Cose nuove che sono molto vecchie, ibid.,pp. 236 s.; E. Cione, Napoli romantica 1830-1848, Milano 1942, pp. 54 s., 103-108, 249-254; G. Mazzoni L'Ottocento,Milano 1949, vedi Indice; Encicl. Ital., V, p. 938.