BALCIANI, Giovanni, detto Bremio
Della famiglia Balciani si hanno documenti che risalgono alla prima metà del sec. XIV quando un Giovanni era "publicus imperiali et apostolica authoritate notarius"; il figlio Giovan Battista si trova menzionato in un documento del 1353.
Originari del paese di Breme, i Balciani vi ebbero dimora per varie generazioni, e qui nacque il B. che studiò a Pavia nei primi anni del sec. XVI. Da Pavia si trasferì a Torino ove, nel 1514, era "maestro, di scuola" come si ricava da una dedica del Macaneo, che indirizzava in quell'anno una satira da lui composta "ad collegas Ioannem Bremium et Georgium Carrariam" (secondo la consuetudine umanistica il B. assunse il nome di "Bremius" dal luogo natale, e come tale sempre si sottoscrisse. Anche Celio Secondo Curione - che fu per breve tempo suo allievo a Torino - lo nomina in una sua lettera "Giovanni Bremi").
Come curatore di testi è menzionato nell'edizione che i fratelli Silva pubblicarono a Torino del Paschale opus di Celio Sedulio, "ex recensione Iohannis Bremii" (1516). Egli premise al testo una dedicatoria al fiscale Chiaffredo Passero ed un breve cenno sulle opere di Sedulio. Nel 153 approntò, per la società editoriale Ranotto-Nicolò de Benedetti catalano, il testo del Tractatus de triplici statu viatoris del celebre vescovo Claudio di Seyssel (ove si legge una sua breve dedicatoria "ad lectores" in versi elegiaci). Nello stesso anno e per i medesimi editori "Iohannes Bremius castigabat" una bella edizione delle opere di Virgilio che il solo Ranotto riprodusse nel 1529. Ancora nel 1518curò le Repetitiones di Girolamo Cagnoli in onore del quale aggiunse qualche verso laudativo, mentre un suo epigramma si legge nella edizione del Liber de homine dell'umanista Galeotto da Nami, che il B. curò per i fratelli Silva (1517).
Nel 1520 ebbe incarico dal figlio di Pietro Cara, diplomatico e giurista, di raccogliere in un corpo le sparse Orationes e le Epistolae del padre (pubblicate a Torino nel 1520 da P. Porro). Le lodi del Cara sono cantate dal B. in due elegie: l'una di diciotto distici e la seconda di settantadue. Altri distici si leggono nel Clypeus catholicae salutis di Tommaso Illirico (Torino 1524), nei Commentaria di Francesco Porporato e in una Oratio di Bernardino Parpaglia (Torino s. d.).
Nel 1527 Bernardino Silva realizzò "aere partiario Ioannis Baudi, Ioannis Bremii et Gulielmi Ferrarii" una pregevole ristampa della Roma instaurata et Italia illustrata di Flavio Biondo. È questa l'unica opera cui il B. partecipò finanziariamente; egli la curò con grande diligenza e la completò con opuscoli di Giorgio Merula, di Marc'Antonio Sabellico e di Raffaele da Volterra. E questa è l'ultima edizione ove compare il nome del Bremio. Non si conoscono suoi scritti inediti.
Il Vallauri, trattando dei letterati piemontesi, brevissimamente ne discorre citando le due elegie che compaiono nell'edizione della Italia illustrata. Indubbiamente la sua opera come poeta in latino e come critico fu assai modesta, ma è indubbio che egli dové godere di considerevole notorietà. Come maestro, il suo insegnamento non ha lasciato tracce: il Curione lo nomina (senza nulla aggiungere al suo nome) assieme a quelli di altri suoi maetri.
Ignoto è l'anno della sua morte. Nei registri della metropolitana di Torino, in data 25 ag. 1560, si legge: "Franciscus Ioannis Bremmi sepultus fuit". Ma il cognome Balciani non compare.
Fonti e Bibl.: Torino, Arch. di Stato, Atti di lite, a. 1524; Torino, Arch. della metropolitana, 25 ag. 1560; Torino, Bibl. Naz.: D. Macaneo, ms. miscell. c. 341; G. Claretta, Sui principali storici Piemontesi e particolarmente sugli storiografi della R. Casa di Savoia,in Memorie d. R. Accad. d. scienze di Torino,Classe di scienze morali, stor. e filol.,s. 2, XXX 1878), p. 280; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte,Torino 1841, I, p. 84; G. Vernazza di Frenay, Diz.dei tipografi, Torino 1859, p. 80.