Vedi Bahrain dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
Il Bahrain è una monarchia costituzionale in cui la famiglia al potere, quella dei Khalifa, regna ininterrottamente dal 1783. All’inizio del secolo scorso fu il primo paese mediorientale a scoprire e sfruttare le risorse petrolifere, anche se attualmente queste cominciano a scarseggiare, soprattutto in confronto agli altri paesi del Golfo Persico. L’economia bahrainita è tuttavia una delle più diversificate dell’area. Caratteristica del Bahrain, così come di altri paesi arabi del Golfo, è l’elevata percentuale di residenti non cittadini bahrainiti (circa il 34% del totale), quasi tutti costituenti forza lavoro proveniente per lo più dal sud-est asiatico.
Nonostante il Bahrain sia governato da una dinastia sunnita, circa i due terzi della popolazione è di fede sciita. Ciò ha storicamente posto dei problemi di carattere interno, minando la stabilità del paese, come dimostrato dalle rivolte del 2011. Le rivolte della popolazione bahrainita, provocate dalle discriminazioni subite dalla comunità sciita, sono sfociate nella richiesta di destituzione del re Ḥamad ibn ´Īsā al-Khalīfa, al potere dal 2002, e più in generale dell’apertura di un processo di democratizzazione interna. Sebbene alcune riforme, come le elezioni per la camera bassa del Parlamento, fossero già state attuate e il re avesse promesso di continuare sulla strada delle democratizzazione, le rivolte sono continuate, provocando scontri con le forze governative che hanno portato alla morte di decine di persone durante tutto il 2011. Le rivolte in Bahrain, nonostante le piccole dimensioni del paese e la sua proiezione geopolitica e strategica meno importante di altri attori regionali, hanno acquisito un significato rilevante dal punto di vista degli equilibri dell’area. Il fatto che il paese fosse l’unico, tra tutte le monarchie arabe del Golfo, ad essere coinvolto da importanti manifestazioni di piazza, ha rischiato infatti di destabilizzare anche stati dell’area il cui peso regionale è più rilevante, primo tra tutti l’Arabia Saudita. Proprio quest’ultima, insieme agli Emirati Arabi Uniti, ha inviato delle truppe in territorio bahrainita sotto l’egida del Gcc, per stabilizzare la situazione interna. Tale iniziativa è da ricondurre anche al pericolo percepito da Riyad circa l’influenza che l’Iran avrebbe potuto acquisire sul Golfo, tramite il sostegno politico alle rivolte sciite.
L’economia del paese è ancora in gran parte dipendente dalla produzione e dall’esportazione di petrolio, ma la diversificazione in atto sembra essere efficace. Il Bahrain è un centro importante per la finanza regionale e internazionale, e sta sviluppando sempre più il settore del turismo regionale. Molti investimenti sono stati concentrati sul miglioramento delle infrastrutture e del benessere sociale, rendendo il Bahrain uno dei paesi con il maggior livello di sviluppo umano nella regione.
Di fondamentale importanza per la sicurezza nazionale e regionale, sono i rapporti con gli Stati Uniti, la cui Quinta Flotta è ospitata nelle acque territoriali bahrainite. Washington, del resto, ha assunto un atteggiamento molto più cauto nei confronti dei rivoltosi del Bahrain rispetto alla politica seguita verso la Tunisia, l’Egitto e la Libia. A parte la solida relazione con l’Arabia Saudita, il Bahrain sta migliorando i rapporti bilaterali con il vicino Qatar, a seguito della risoluzione di alcune dispute territoriali. L’Iran è invece percepito come una forza potenzialmente destabilizzante – come emerso durante gli scontri del 2011 – in ragione dell’influenza che detiene sulla maggioranza sciita della popolazione.