Bagnacavallo
. Una tradizione locale pretenderebbe, basandosi sulla vicinanza di B. a Ravenna e sugli stretti rapporti esistiti fra i due centri nei secoli XIII e XIV, che D. avesse risieduto o almeno fosse transitato per B. durante le sue peregrinazioni romagnole; ma nessun elemento di fatto è venuto finora ad avvalorarla. Alla particolare tradizione di una sosta di D. presso la vicina pieve di S. Pietro in Sylvis si riconduce poi l'ipotesi che nel volto di una Madonna di scuola trecentesca, affrescata nel terzo pilastro a sinistra di detta pieve, si debbano ravvisare le sembianze del poeta. Ma si tratta di un indizio troppo fragile perché possa essere preso seriamente in considerazione.
Sembra piuttosto verosimile che D. sia venuto a conoscenza di B. e dei suoi conti, i Malvicini, durante la sua permanenza in Ravenna presso i Polentani, che con quella terra e i suoi signori erano già in stretti rapporti di natura patrimoniale e in seguito anche familiare.
Come la Ravenna dei Traversari, anche il castello di B., situato nel cuore della Romagna, dovette essere per iniziativa dei suoi conti, soprattutto nella prima metà del '200, un centro fervido di vita cavalleresca e cortese, oltreché di rispettabili tradizioni filoimperiali. Tramontata la potenza sveva in Italia, anche le fortune dei conti Malvicini declinarono rapidamente, e nel volgere di pochi decenni questa casata fu assai prossima all'estinzione.
Motivato appare pertanto il verso del poeta: Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia (Pg XIV 115), dove, nell'esprimere indirettamente il rimpianto per la smarrita tradizione di curialitas dei Malvicini, per dirla con Benvenuto, D. non può nascondere un senso di sollievo nel saper questa casata, proprio per essere ormai sul punto di estinguersi, sottratta all'ineluttabile, doloroso destino che affligge, ai tempi del poeta, la nobiltà romagnola.
In via d'estinzione la linea maschile dei conti di B. - che sembrano ormai aver smarrito il senso delle loro tradizioni filoimperiali per intristirsi nelle lotte di fazione rinnovantisi stancamente nella Romagna due-trecentesca - una delle ultime discendenti di questa casata, Caterina, andata sposa a Guido Novello da Polenta signore di Ravenna, compare ai margini della biografia dantesca nella veste di proprietaria di beni goduti in Ravenna dai figli dell'Alighieri.
Bibl. - Notizie su B. e i suoi conti nei secoli XIII e XIV si ricavano dalle cronache di Salimbene e del Cantinelli. Inoltre cfr. L. Balduzzi, Dei conti Malabocca o Malvicini signori di B., in " Giorn, araldico-genealogico-diplomatico " IV (1876-1877) 312-322, 344-355, 382-393; C. Rivalta, Dante a B., Ravenna 1916; F. Torraca, Studi danteschi, Napoli 1912, 157-159; C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., Ravenna-Faenza 1965, 9-217 passim; A. Torre, I Polentani fino al tempo di D., Firenze 1966. Circa la questione del presunto ritratto dantesco nella pieve di B., cfr. L. Veggi, La basilica di S. Pietro in Sylvis di B., Ravenna 1964.