BAGLIONI
Antica e nobile famiglia feudale di Perugia dove assunse posizione eminente nella vita cittadina. Immischiatisi nelle lotte fra nobili e popolari, i B. si misero a capo della fazione dei Beccherini (popolo minuto) in opposizione ai grandi, fra cui primeggiavano gli Oddi ed i Vincioli, e ai Raspanti che era il partito popolare fautore del regime comunale. Fattisi un nome nella milizia, furono spesso chiamati ad alti uffici militari e civili in molte parti d'Italia; e fin dal 1278 coprirono a Firenze le maggiori cariche di governo. Solo dopo le malefatte di Baglione Novello, podestà al tempo del duca d'Atene e scherano di lui, Firenze li escluse in perpetuo, con pubblico bando, poi revocato (1377). Della loro riputazione nel mestiere delle armi e delle loro cospicue aderenze presso gli altri governi, seppero abilmente valersi in patria per esercitarvi un predominio che fu spesso vera e assoluta tirannide, non rifuggendo essi neppure dai più atroci e infami delitti pur di mantenerla. Così, nel 1331, s'accordarono coi Vincioli per l'assassinio di Oddo degli Oddi, messosi alla testa de' popolari; nel 1390 Pandolfo Baglioni si sbarazzava a tradimento di Michelozzo Michelozzi, capo de' Raspanti e, cacciati questi dalla città, ne restava solo padrone, usurpandone la signoria su Castel della Pieve e su altre terre dello stato perugino. Nel 1393 il popolo, stanco delle prepotenze dei B. e dei loro seguaci, ne faceva macello, ardendone le case e dannandone la memoria all'infamia con l'inscrizione nei pubblici libri. Ma il prevalere della parte democratica fu di breve durata, perché il 10 marzo 1398 Biordo Michelotti, capo della parte avversa ai B., cadeva sotto il loro pugnale, e Perugia si dava in braccio al Visconti. Con le fortune di Braccio Fortebracci risorse la potenza dei B.; e Malatesta I, suo prode compagno d'armi e congiunto, n'ebbe il dominio di Cannara, cui il papa aggiungeva la sovranità su Spello. Braccio, figlio di Malatesta, per le vittorie riportate a capo delle milizie del pontefice, ottenne da lui l'assoluzione per l'assassinio del cugino Pandolfo e del nipote Niccolò (1460), con cui aveva assicurato a sé e ai suoi l'incontrastato possesso di Perugia. Signore cavalleresco, d'altronde, e largo mecenate, portò all'apogeo la fortuna della sua famiglia, che aveva intanto estesa la signoria su Bettona, Bevagna, Bastia, Collemancio, Castelbuono, Limigiano e altre terre dell'Umbria, donde, in ogni occorrenza, poteva trarre buon nerbo di truppe. Così fu quando per la difesa di Spello contro Foligno mise in campo 4000 soldati in perfetto assetto di guerra. Atteggiandosi anche, talvolta, a difensori e vindici dei diritti della città, perfino contro i papi (come nel 1484 contro Innocenzo VIII per la questione delle Borse degli uffici), i B. sfruttavano il favor popolare per opprimere i rivali, specie glì Oddi, di cui più volte fecero orrendo massacro, come nel 1482 e 1488, ottenendo poi, per gl'intrighi di Lorenzo de' Medici, che il papa dichiarasse ribelli gli Oddi, suoi fedeli fautori, e ne confiscasse i beni a favore dei loro eterni avversarî.
La frenesia del potere, che ardeva in ognuno dei B., ingenerò tuttavia feroci discordie nel seno stesso della famiglia, funestata spesso da congiure e da stragi fraterne, che culminarono in quella, atrocissima, del 14 luglio 1500, narrata dal Maturanzio che ne fu testimone e consacrata artisticamente da Raffaello che, in una delle sue opere più squisite, immortalò lo strazio della giovine madre Atalanta sul cadavere dell'adolescente Grifonetto. Miracolosamente scampato a questo massacro, Giampaolo Baglioni poté, con l'aiuto di Vitellozzo Vitelli, riconquistare la signoria e conservarla, anche dopo gli effimeri trionfi del Valentino, alle cui insidie aveva saputo sfuggire, mentre non seppe poi scampar dall'agguato di Leone X che, attiratolo a Roma, lo fece nel 1520 decapitare in Castel S. Angelo. Il figliuolo di lui, Malatesta, acquistatosi come già il padre, buon nome a servizio della Serenissima, conservò insieme col fratello Orazio il dominio di Perugia, sotto la sovranità nominale della Chiesa, e mori nel suo feudo di Bettona (1531), roso dai rimorsi e nell'abbandono, dopo il tradimento consumato ai danni di Firenze. Dopo alterne vicende di vittorie e rovesci, Ridolfo, figlio di Malatesta e generale di Cosimo I di Toscana, riesce ancora a trionfare tradendo la patria al pontefice dopo la famosa "guerra del sale" (1540), finché la stella dei B. definitivamente tramonta, quando il fiero pontefice Paolo III rende effettivo il dominio della Chiesa su tutta l'Umbria.
Ma la gloria militare dei B. risplende ancora con Astorre, alla difesa eroica di Famagosta (1571); con Adriano, che muore combattendo negli eserciti della Chiesa (1574); con altri che, anche dopo la perdita del potere politico, tennero alta la buona tradizione militare degli avi. Con Malatesta, vescovo di Pesaro, poi governatore di varie città degli stati ecclesiastici, indi nunzio alla corte di Vienna e infine vescovo d'Assisi, si estinse, circa la metà del sec. XVII, l'ultimo dei rami storicamente importante dei B., quello primogenito dei signori di Spello e Bastia e quello dei signori di Montalera.
Bibl.: P. Pellinz, Dell'historia di Perugia, voll. 3, Venezia 1664; L. Bonazzi, Storia di Perugia, voll. 2, Perugia 1875-79; F. Ciatti, Vita d'Adriano Baglioni, Perugia 1851; G. B. Vermiglioli, Narrazione delle gesta di Braccio II Baglioni, Perugia 1818; id., Vita di Malatesta IV Baglioni, voll. 2, con un'appendice di documenti, Perugia 1839; A. Fabretti, Vita e fatti d'arme di Malatesta Baglioni, illustrata coi documenti, Perugia 1846.